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Bergamo

Musica e arti figurative insieme al Donizetti: la festa del Politecnico delle Arti è un successo fotogallery

Il sindaco Giorgio Gori: "Il Politecnico delle Arti è un unicum in Italia, nato da due processi la statizzazione e la fusione di due realtà importanti per la città e il territorio. Ci sono voluti anni per raggiungere questo risultato"

Bergamo. Lunedì 6 marzo, ore 19.30, esterno Teatro Donizetti di Bergamo. C’è grande emozione nell’aria. Una lunghissima fila di persone aspetta di entrare. Sono genitori, amici, docenti, compagni di scuola, sindaci provenienti da tutta la provincia e altre autorità. Stanno per partecipare alla festa per la nascita del Politecnico delle Arti, un innovativo polo di alta formazione che vede per la prima volta insieme l’Accademia di Belle Arti “Giacomo Carrara” e l’Istituto Superiore di Studi Musicali Teatro Donizetti https://www.bergamonews.it/2023/03/02/nasce-il-politecnico-delle-arti-conservatorio-e-accademia-di-belle-arti-festeggiano-con-due-concerti/582980/.

La serata inizia nel ridotto del teatro dove è allestita una mostra eterogenea. L’Accademia di Belle Arti ha accettato l’invito del conservatorio a partecipare al tradizionale concerto di inaugurazione dell’anno accademico 2022/2023. Le opere degli studenti sono disposte in cerchio: si tratta di lavori di laureati, come “Trauma/Nous” di Elisa Rossoni, grafite su carta bianca su pannello intelaiato, raffigurante una ferita vista al microscopio da cui nasce una galassia; opere selezionate al premio Nazionale delle Arti, come “Apogeo” di Angela Carminati; progetti realizzati nel corso del semestre, come “Quello che resta” di Matteo Ragazzini, un libro fatto di stoffa racchiuso in una camicia appartenuta al padre scomparso.

“Abbiamo accettato con piacere l’invito dell’istituto Donizetti – spiega Francesco Pedrini, vicedirettore del Politecnico, con delega all’Accademia “Giacomo Carrara” – a giugno, in occasione della mostra di fine semestre della nostra scuola sarà nostro compito ospitare i musicisti del conservatorio”.

Al centro della sala un pianoforte a coda. Inizia la performance “Lasciare Traccia. Donizetti”, messa in scena da quindici allievi ed ex allievi dell’accademia accompagnati al pianoforte da Aurora Avveduto. “Abbiamo unito l’arte contemporanea alla musica contemporanea – spiega Monica Vanzo, autrice della performance e docente all’Accademia – I performer disegnano sui loro corpo parole tratte dai brani che saranno eseguiti dal coro del conservatorio. “Vita”, “Luce”, “Solitudine”, espressioni che hanno assunto un valore particolare alla luce di quanto vissuto dall’umanità negli ultimi anni. Le scrivono e le cancellano dai loro corpi, sono emozioni passeggere”.

Ore 20.30. Il teatro è riempito dagli spettatori fino al loggione. Tra le poltrone in sala si muovono alcuni docenti, emozionatissimi, forse più dei genitori. Come il maestro Massimo Capelli, titolare della classe di corno. “Questa sera si esibirà Federico Maffei, un mio allievo – spiega – eseguirà il primo concerto per Corno di Strauss, un brano di repertorio molto complesso che viene solitamente chiesto alle audizioni di primo corno nelle più prestigiose orchestre, dai Berliner a Wiener”. “Presto Federico finirà il triennio e si trasferirà in Germania per proseguire gli studi. Ogni allievo si costruisce la propria strada, il compito di noi insegnanti è prepararli a camminare da soli, lasciarli andare”, ha aggiunto.

Le luci in sala si spengono. Si accende il palco. Entra in scena la soprano Nadia Bassano, studentessa del Politecnico delle Arti, canta a cappella l’Inno Nazionale. Subito dopo è il momento del coro, un centinaio di ragazze e ragazzi diretto dal maestro Cristian Gentilini. Intonano a cappella “O salutaris hostia” di Horváth Márton Levente (1983). L’impatto è fortissimo. “Il suono può uccidere”, disse il compositore estone Arvo Pärt del quale il coro esegue “Solfeggio”, brano in cui le note della scala musicale vengono cantate in loop in stile tintinnanbulum, ossia che riproduce il tintinnio delle campane. Con questa esecuzione i ragazzi dimostrano come sette “semplici” note possono lasciare un segno indelebile.

Al termine dell’ultimo canto in programma Giorgio Gori (https://www.bergamonews.it/2023/01/19/nasce-il-primo-politecnico-delle-arti-ditalia-fonde-laccademia-di-belle-arti-carrara-e-il-conservatorio-donizetti/572929/), sindaco di Bergamo, viene invitato a salire sul palco. “Il Politecnico delle Arti è un unicum in Italia, nato da due processi la statizzazione e la fusione di due realtà importanti per la città e il territorio – afferma – Ci sono voluti anni per raggiungere questo risultato. È stata fondamentale la determinazione dei direttori e docenti di queste due scuole. Questa sera vorrei ricordare Claudio Pelis (ex presidente del conservatorio e docente di fagotto scomparso nel febbraio 2022, ndr) che in vita si è dedicato con cuore e grande impegno per il progetto”.

Intervengono poi Michele Guadalupi, presidente del Politecnico delle Arti, Francesco Pedrini, vicedirettore, ed Emanuele Beschi, direttore. “Il Politecnico offrirà agli studenti la possibilità di avere una formazione di altissimo livello. Artisti e musicisti potranno frequentare insieme numerosi corsi tra cui “sound design”. Il musicista moderno deve conoscere tutte le arti e la storia”, dice Beschi.

Dopo i saluti istituzionali di Alessandra Gallone, consigliera delegata del Ministero dell’Università e della Ricerca, è il momento dell’esibizione di Federico Maffei, cornista, e Daniele Martinelli, pianista, entrambi vincitori della sedicesima edizione del Premio nazionale delle Arti rispettivamente nella sezione ottoni e nella sezione pianoforte (https://www.bergamonews.it/2022/10/06/due-allievi-18enni-del-conservatorio-di-bergamo-vincono-il-premio-nazionale-delle-arti/550163/). Con loro sul palco l’orchestra del conservatorio diretta del maestro Roberto Frattini.

Appena diciottenni, Federico e Daniele hanno tutte le carte in regola per essere maestri (difatti lo sono già!): dal portamento, all’esecuzione, all’interpretazione. Strauss per il cornista e Beethoven (il primo concerto per pianoforte e orchestra in do maggiore) per il pianista: due prove ad alta complessità superate brillantemente.

Gran finale dell’orchestra con la prima Danza Ungherese n.1 in sol minore di Brahms eseguita dall’orchestra, la buonanotte perfetta per l’inizio di un nuovo capitolo che l’Istituto Gaetano Donizetti e l’Accademia delle Bella Arti “Giacomo Carrara” scriveranno insieme.

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