Bergamo. L’azienda, fondata nel 1911 a Bergamo, già in forte crisi da diversi anni, ha visto peggiorare la propria situazione nelle ultime settimane a causa di problemi logistici nella distribuzione, nella produzione e soprattutto nel blocco delle spedizioni, a causa del mancato saldo di una fattura.
Il tutto, in concomitanza con i recenti problemi come l’inflazione, la guerra e la crisi energetica, ha portato la griffe ad avere un debito che ammonta a oltre 50 milioni di euro. Per ristabilire la situazione è stata chiamata in aiuto la società bergamasca 3X Capital e le tempistiche concedono circa sei mesi per mettere in pratica politiche che riducano i costi, rendendo l’azienda profittevole anche se con un guadagno più basso.
Trussardi, acquisita nel 2019 dalla società di gestione patrimoniale italiana QuattroR, ha dovuto attuare una procedura di ricomposizione dalla crisi, una legislazione recentemente introdotta in Italia, basata sul modello del “Chapter 11” statunitense per risanare il debito. Per cercare di ridurre i costi sono state introdotte diverse strategie, tra cui la chiusura dei negozi poco redditizi e la cassa integrazione per i dipendenti. La gestione del marchio è stata affidata agli esperti della società 3X Capital, e di conseguenza il consiglio di amministrazione e il CEO Sebastian Suhl si sono dimessi.
Ancora incerta invece è la situazione legata ai due stilisti Serhat Isik e Benjamin A. Huseby, approdati alla direzione creativa dell’azienda nel maggio 2021.
La situazione è critica, e nel migliore dei casi Trussardi potrà cercare di riposizionarsi all’interno del mercato, diventando però un brand più piccolo, oppure attirare l’attenzione di imprenditori che riescano a rilanciarne il marchio. Nella peggiore delle ipotesi invece continuare ad aumentare il proprio debito, rischiando in questo modo il fallimento.
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