Bergamo. Il 2022 si chiude con un dato positivo per la manifattura bergamasca: i numerosi shock esterni che si sono abbattuti nel corso dell’anno sull’economia europea – a partire dallo scoppio della guerra in Ucraina, a febbraio – non hanno interrotto il trend positivo della produzione orobica, che ha mostrato un grado di resilienza superiore alle aspettative.
Numeri della Camera di Commercio alla mano, in provincia di Bergamo la produzione manifatturiera ha continuato a crescere anche negli ultimi tre mesi dell’anno, nel periodo che va da ottobre a dicembre. Il risultato – ora che è possibile ricavare una media per il 2022 – è che industria e artigianato bergamaschi registrano una crescita superiore ai ritmi del periodo pre Covid-19, con una performance più brillante per il comparto artigiano (+6,3%) rispetto a quello industriale (5,7%). Altro discorso per i dati congiunturali, quindi per ciò che si osserva di trimestre in trimestre: il quarto trimestre 2022, rispetto al terzo, conferma il progressivo rallentamento dell’industria (+0,8%), mentre l’artigianato sembra riprendere vigore (+1,5%).
“Con i dati del quarto trimestre possiamo gettare uno sguardo d’insieme sul 2022, che si è aperto con la guerra in Ucraina ed è stato segnato dalla crisi energetica e dall’inflazione – commenta il Presidente della Camera di Commercio di Bergamo, Carlo Mazzoleni – Ciò nonostante, le previsioni più pessimistiche sono state smentite da risultati brillanti dell’intero comparto manifatturiero. Gli ultimi due trimestri, tuttavia, marcano una flessione della produzione che proietta un rallentamento sul primo trimestre del 2023″.
Industria: la crescita più significativa del decennio
Nell’ultimo trimestre del 2022 l’industria bergamasca cresce dello 0,8% rispetto al terzo trimestre, il decimo consecutivo da quando è iniziata la ripresa post Covid-19: quella del 2022 si rivela così la crescita più significativa dell’ultimo decennio con l’eccezione del 2021, quando si era registrato un recupero record del +17,4% a seguito della crisi del 2020 (-9,2%). La crescita registrata nel corso dell’anno è stata più intensa in quei settori del made in Italy che avevano ancora molto terreno da recuperare rispetto ai livelli pre Covid-19, come l’abbigliamento, le pelli-calzature e il legno-mobilio, ma il contributo più rilevante rimane quello della meccanica, il settore più grande dal punto di vista dimensionale che ha registrato un incremento produttivo superiore alla media. Maggiori difficoltà sono invece emerse nei comparti della chimica e della gomma-plastica.
Se si guarda agli altri indicatori legati al quarto trimestre 2022, sembra profilarsi un rientro delle tensioni sui mercati delle materie prime e lungo le catene di fornitura che hanno caratterizzato l’ultimo periodo: il ritmo di crescita dei prezzi delle materie prime e dei prodotti finiti rimane elevato (rispettivamente +5,5% e +4,3%), ma in chiaro rallentamento, mentre le recenti valutazioni sulle scorte di materie prime mostrano oscillazioni su valori che sono però vicini a quelli del periodo pre Covid-19 (nel quarto trimestre il saldo tra i giudizi di eccedenza e scarsità è stato pari a +1,3). Risultano invece ancora scarse le giacenze di prodotti finiti, che hanno mostrato un calo nell’ultimo trimestre (saldo pari a -4,9). Il fatturato, sostenuto dal livello elevato dei prezzi, continua a crescere più della produzione (+1,8% nel trimestre, media d’anno +14,5%). Segnali negativi giungono invece sul fronte degli ordinativi.
Nel quarto trimestre si registra una variazione negativa del numero di addetti delle imprese industriali (-0,4% tra inizio e fine trimestre), cosa però non insolita in un trimestre caratterizzato dalla chiusura dei contratti con durata annuale. Al netto degli effetti stagionali il trend si conferma positivo, registrando per la media del 2022 una crescita significativa (+2%), anche in questo caso superiore ai valori registrati nel periodo pre Covid-19.
Quanto alle aspettative degli imprenditori per il futuro, migliora il clima di fiducia: dopo due trimestri in territorio negativo, le previsioni per l’inizio del 2023 sulla produzione tornano a vedere una leggera prevalenza di indicazioni di crescita (saldo pari a +6), mentre si rafforza l’ottimismo sull’occupazione (saldo pari a +11). Gli imprenditori sembrano puntare su un superamento delle criticità che hanno caratterizzato la seconda parte del 2022, sebbene le incertezze e i rischi restino numerosi.
L’artigianato accelera oltre i livelli pre Covid-19
L’artigianato, invece, non solo registra un incremento congiunturale significativo (+1,5%), ma anche un’accelerazione rispetto ai ritmi di crescita dei trimestri precedenti. Tale dinamica porta a raggiungere un risultato del +6,3% nella media del 2022, superiore agli incrementi che avevano caratterizzato il periodo pre Covid-19. Anche il fatturato mostra una crescita rilevante nel trimestre (+1,7%): gli incrementi si stanno raffreddando, sebbene risultino ancora molto significativi sia per le materie prime (+10,1%) che per i prodotti finiti (+6%).
Le valutazioni sulle scorte segnalano una diminuzione per quanto riguarda le materie prime (saldo tra giudizi di eccedenza e scarsità da -7,4 a -14,3) e dei prodotti finiti (da -7,4 a -10,1). Anche le imprese artigiane registrano un saldo occupazionale negativo nel quarto trimestre (-0,6%), ma la tendenza complessiva del 2022 risulta comunque leggermente positiva (+0,4%).
Le aspettative degli imprenditori artigiani mostrano un miglioramento per quanto riguarda la produzione, sebbene il saldo tra previsioni di crescita e diminuzione rimanga negativo (-10). Considerazioni analoghe valgono per l’occupazione (-1), la domanda interna (-8) e quella estera, dove il saldo svolta però in area positiva (+2).
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