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Bergamo capitale della cultura

“Il mio viaggio alla scoperta della nuova Accademia Carrara” fotogallery

Ogni dettaglio è stato curato, dalle stanze fino ai corridoi

Sabato 18 febbraio ho avuto occasione di visitare l’Accademia Carrara di Bergamo, museo di soli quadri collezionati visto che le sue raccolte si basano sulle donazioni di ricche famiglie come lascito ai cittadini. In occasione di Bergamo-Brescia capitali della Cultura 2023, dal 28 gennaio al 4 giugno si tiene qui la mostra dedicata a Cecco del Caravaggio, con importanti opere provenienti da tutta Europa.

Ogni dettaglio è stato curato. Ad essere ricche di opere, infatti, non solo soltanto le stanze che ospitano le collezioni, ma anche i corridoi. Nel momento in cui si inizia a visitare il museo bisogna attraversarne uno, allestito in maniera tutt’altro che usuale. Le pareti hanno colori tenui, dal verde pastello a un azzurro che richiama il colore del cielo fino al lilla, con sopra stampe e richiami di strade, parchi e piazze della città di Bergamo. Includono fiori, frutti, fauna e icone religiose che troviamo nei monumenti presenti in città. A tal proposito i dettagli sono stati presi dalla Biblioteca Angelo Mai, Chiesa di Sant’Alessandro della Croce, ex Monastero del Carmine, Chiesa del Santo Sepolcro, Basilica di Santa Maria Maggiore e del Teatro Gaetano Donizetti. L’allestimento è stato definito “Conversazioni Sacre” di David Allen Burns e Austin Young.

Ecco che, una volta attraversato il corridoio, si entra nelle stanze. La serie di fotografie (che trovate in fondo all’articolo, ndr), mostra l’ampio ventaglio offerto dall’accademia: non solo dipinti del Caravaggio, ma anche quadri che abbracciano un arco temporale che dal 1400 va al 1800.

A colpirmi in particolar modo il Cristo in Pietà tra la Vergine e San Giovanni Evangelista Giovanni Bellini (1455, tempera e oro su tavola). Di questo quadro mi è piaciuta molto la rappresentazione di Gesù Cristo. Solitamente lo si osserva in vita, con le mani giunte, ma in questo caso lo si osserva morente, con gli occhi chiusi, il corpo ferito e dolorante sorretto dalla Vergine, sua madre e San Giovanni Evangelista.

Oppure Amor Sacro e Amor Profano, Giovanni Baglione (1602, Roma Galleria Nazionale d’Arte Antica). Questo dipinto è noto per le sue due versioni, una conservata a Berlino nella Gemaeldegalerie, l’altra a Roma alla Galleria Nazionale d’arte Antica, ma fino a giugno 2023 all’Accademia Carrara. Il quadro, in entrambe le versioni, rappresenta l’Amore Sacro, l’amore vero che vinche sull’Amore profano, un amore falso e bugiardo, raccontando il tema Omnia vincit amor: et nos cedamus amori, L’amore vince tutto, arrendiamoci anche noi all’amore, di Virgilio. L’unica differenza nelle versioni è la rappresentazione dell’Amore Sacro; in quella conservata a Roma viene rappresentata con un corpetto, mentre in quella conservata a Berlino è rappresentata con una corazza e il demone ha il viso rivolto verso l’interno. Vi lascio alle immagini.

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