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Il caso

Dopo la disdetta dell’appalto, Colmach licenzia i 30 dipendenti che forniva alla Sabo

Mercoledì 15 febbraio dalla sede societaria di via XXV Aprile sono partite le raccomandate con le quali sono stati risolti i rapporti di lavoro, causa “riduzione del personale”

Brembate Sopra. Trenta licenziamenti alla Colmach Srl. La società brembatese, attiva in svariati ambiti (dalla Logistica-Imballaggio ai Servizi di pulizia, dalla Sicurezza non armata alla Gestione di impianti sportivi, fra gli altri) ha deciso di lasciare a casa il consistente gruppo di dipendenti (cittadini nordafricani, per la maggior parte) che da quasi due anni impiegava alla SABO di Levate.

Mercoledì 15 febbraio, infatti, dalla sede societaria di via XXV Aprile sono partite le raccomandate con le quali sono stati risolti i rapporti di lavoro, causa “riduzione del personale”.

I motivi di questa decisione vengono fatti risalire alla fine dello scorso ottobre, quando “SABO Spa ha comunicato alla Scrivente la decisione di risolvere con effetto immediato il contratto di appalto in essere, dispensando Colmach dallo svolgimento di attività per il periodo residuo sino alla scadenza originariamente fissata al 31 dicembre 2022: ciò ha determinato una condizione di esubero del personale ivi occupato”.

La rescissione del contratto tra SABO Spa (neo multinazionale bergamasca della chimica) e Colmach Srl arrivò dieci giorni dopo l’inizio dello sciopero (promosso dal Sindacato autonomo Fesica-Confsal, cui i lavoratori erano e sono iscritti) e del contestuale presidio con gazebo in prossimità dell’ingresso dello stabilimento di via dei Caravaggi.

“Pur non interessando altri cantieri – si legge sempre nelle lettere di licenziamento – l’esubero verificatosi presso l’appalto SABO ha determinato effetti nell’ambito della compagine Colmach oltre il perimetro dello specifico appalto”.

A seguire, due drastiche affermazioni: “Ci vediamo, pertanto, costretti a comunicarLe la risoluzione del rapporto di lavoro” e, onde evitare fraintendimenti: “Conseguentemente, con la presente Le comunichiamo il Suo licenziamento per riduzione del personale”.

“La cosa che mi preoccupa di più – commenta a caldo Francesco Iavarone, segretario provinciale del sindacato autonomo cui sono iscritti i 30 lavoratori licenziati – sono i passaggi che Colmach ha fatto senza coinvolgere il Sindacato più rappresentativo dei lavoratori. Adesso farò qualche verifica per accertare due cose: dov’è la comunicazione con cui Colmach dice che il 25 novembre venne avviata una procedura di licenziamenti collettivi? E quali sono le Organizzazioni sindacali con cui Colmach si sarebbe confrontata? Nelle lettere di licenziamento si sostiene che ‘la procedura si è conclusa senza un accordo sui criteri di selezione dei lavoratori in esubero’, ma noi non siamo stati coinvolti”.

Nel pomeriggio di giovedì 16 febbraio, Bergamonews ha cercato di contattare la sede di Colmach Srl per avere risposte in tal senso, ma nessuno ha risposto al telefono. Ed è quasi una beffa leggere la parte del sito web (fresco di rinnovata veste grafica) in cui l’azienda vanta di avere “centinaia di clienti all’attivo e nemmeno uno perso” e “Zero licenziamenti e assunzioni in costante crescita”. Da oggi, non è più così.

sito colmach
Il sito web della Colmach

In attesa che la vicenda si dipani, un ultimatum per i 30 licenziati: entro cinque giorni dal ricevimento della raccomandata, dovranno “ritirare tutti gli effetti personali all’interno degli armadietti” occupati in un deposito alla prima periferia del capoluogo.

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