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L'intervista

Dodi Battaglia al Creberg: “Tra il pubblico anche Roby Facchinetti”

Il chitarrista e cantante, voce dei Pooh, illustra lo spettacolo in scena sabato 18 febbraio

Bergamo. Ci sarà anche Roby Facchinetti tra il pubblico che la sera di sabato 18 febbraio al teatro Creberg, a Bergamo, assisterà allo spettacolo “Nelle mie corde”, con protagonista Dodi Battaglia. Ad annunciarlo è il chitarrista e cantante, voce dei Pooh, che ringrazia l’artista bergamasco per aver accettato il suo invito dimostrando amicizia e fratellanza.

Il sipario si alzerà alle 21 proponendo un’occasione per conoscere meglio questo strumentista virtuoso: lo abbiamo intervistato per saperne di più.

Bergamo ha un legame particolare con i Pooh. Cosa significa per lei esibirsi nella nostra città?

Per me Bergamo significa l’ingresso nei Pooh. Mi ricorda le prime volte che abbiamo cominciato a suonare assieme in alcuni oratorio e ad Astino, ma anche i primi spettacolini in teatro a Caravaggio. La mia vicinanza nei confronti di questa città è atavica da quando sono entrato a far parte della band. Avevo 17 anni e conservo ricordi indelebili, bellissimi.

Potrebbe farci qualche esempio?

Ricordo tanti bei momenti trascorsi alla casa dove abitava Roby (Roby Facchinetti, ndr). In diverse occasioni abbiamo dormito tutti assieme, come fratelli, stando in compagnia e divertendoci parecchio. Inoltre, ho sempre trovato affascinante il contesto della campagna prealpina, il paesaggio della provincia bergamasca è molto bello. Dopo l’ingresso nei Pooh, Bergamo è entrata nel mio cuore e, con il passare del tempo, è diventata anche la nostra sede operativa. A Zanica avevamo un capannone che ci permetteva di fare le prove e tenere stoccati gli strumenti. Insieme a Milano e a Bologna, che è la mia città natale, il capoluogo orobico è uno dei luoghi più importanti della mia storia. Tornarci è bellissimo, specialmente in un momento esaltante come questo, in cui abbiamo lanciato i due nuovi grandi concerti dei Pooh, che si terranno allo stadio di San Siro a Milano e all’Olimpico di Roma. È un doppio ritorno a una coesione che mancava da tempo.

Come mai?

Da tempo ciascuno di noi stava facendo il proprio percorso. Dopo aver accettato di partecipare a una bellissima serata in onore di Valerio Negrini, autore di molti successi dei Pooh, che si terrà il prossimo 20 febbraio al teatro Lirico di Milano, abbiamo ritrovato la volontà di fare qualcosa assieme. Dopo sei anni abbiamo capito che quello che i Pooh sono insieme non lo saranno mai singolarmente. Un altro grande stimolo è stato l’invito di Amadeus ad andare al Festival di Sanremo come ospiti: la nostra esibizione sul palco dell’Ariston è stata trionfante e gratificante. Tutto, poi, è proseguito passo dopo passo: ci è stato proposto di effettuare il concerto a San Siro: nell’arco di pochi giorni è stato raggiunto il tutto esaurito ed è scaturita una nuova data a Roma. Non significa che tutto magicamente sia come prima, che pubblicheremo dischi e faremo tournée, ma vuol dire che i Pooh hanno ritrovato una coesione che forse negli ultimi sei anni si era in parte persa e hanno deciso di tornare a fare cose belle stando uniti.

In che senso?

Stiamo per fare cose belle che fanno bene a noi e al concetto di amicizia, coesione e collaborazione. Bisognava ritrovarsi: andava fatto e per riuscirci bastava seguire quelle vibrazioni che sentivamo dentro di noi e che non si sarebbero sopite fino a quando non avremmo realizzato la reunion. Questa operazione non è semplice: organizzare concerti come quelli che ci vedranno protagonisti a San Siro e all’Olimpico è impegnativo e mi riempie il cuore che alla base di questo progetto stiano lavorando mio figlio Daniele Battaglia e Francesco Facchinetti, figlio di Roby. La loro dedizione trasmette un bellissimo senso di famiglia e di italianità, unione e benevolenza: da padre posso dire che è una grande emozione e una grossa soddisfazione.

I Pooh riescono ad appassionare il pubblico di ogni età: qual è il vostro segreto?

Siamo sempre stati molto trasversali. Sotto al palco dei nostri concerti vedo miei coetanei, settantenni e famiglie, ma anche tanti giovani. Secondo me riusciamo ad arrivare a un pubblico così eterogeneo perché non abbiamo mai posto limiti alla provvidenza, siamo sempre stati molto lavoratori, positivi e coesi. Siamo sempre stati noi stessi, autentici e spontanei. Di fatto, siamo uno spaccato dell’Italia degli ultimi cinquant’anni, dal secondo dopoguerra a oggi.

Venendo allo spettacolo in programma sabato al Creberg, cosa proporrà?

Questo spettacolo nasce dal libro “Le mie 60 compagne di viaggio. Le chitarre di Dodi Battaglia”, che ho pubblicato un paio d’anni fa. Come indica il titolo, le mie compagne di viaggio non sono eventuali fidanzate, ma le chitarre che ho avuto tra le mani nel corso della mia carriera. Ognuna è diversa e rappresenta uno spaccato della mia vita. Il fotografo che ha realizzato le fotografie di questo volume mi ha chiesto perché non avessi pensato di dar vita a uno spettacolo che possa raccontarmi attraverso le chitarre che ho suonato. Così è nato questo progetto.

Com’è andata?

Tramite amicizie mi sono messo in contatto con Fausto Brizzi, bravissimo regista che ha firmato film come “Notte prima degli esami”. Ha accettato l’invito e abbiamo cominciato a lavorare allo spettacolo. Ha avuto l’idea di togliermi il “peso delle mie medaglie”: quando si parla di Dodi Battaglia si pensa a me come a uno strumentista virtuoso, con gli occhi bassi, rivolti verso lo strumento per fare al meglio, il suo lavoro, si pensa alla laurea honoris causa in chitarra elettrica, ai cento milioni di dischi venduti, ai milioni di followers, ai telegatti e al titolo di Cavaliere della Repubblica. Sono tutti riconoscimenti importanti e li ho ricevuti molto volentieri, ma sono anche una persona scherzosa, divertente e gioviale, con i tipici tratti emiliani e bolognesi. Lui ha voluto alleggerire il carico di questi riconoscimenti puntando a far emergere la mia personalità. Mi ha detto che sarei risultato diversamente da come vengo considerato di solito e a mio parere è riuscito in questo intento.

E cosa accadrà sul palco?

Mi racconterò attraverso le mie canzoni e le chitarre che ho adoperato. Accanto a me ci sarà l’attrice e cantante Eleonora Lombardo, una ragazza molto talentuosa che mi farà da spalla: inizialmente interagirà con me come voce fuori campo e a un certo punto la inviterò a mettersi in gioco e cantare. Ne scaturirà una sorta di karaoke che coinvolgerà il pubblico. Infine, aggiungo una chicca: ho chiesto a Roby Facchinetti di esserci e sarà presente tra il pubblico: è un bellissimo segno di amicizia e fratellanza.

Per concludere, quali sono i suoi progetti per il prossimo futuro?

Innanzitutto, come accennavo, il 20 febbraio al teatro Lirico di Milano ci sarà la serata dedicata a Valerio Negrini. Poi ci sono i due concerti dei Pooh negli stadi: il 6 luglio sarò allo stadio San Siro a Milano e il 15 luglio all’Olimpico di Roma. In seguito, andremo dove il cuore ci porterà.

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