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La rilessione

Gigi Riva: “La sanità lombarda ha fallito, ma più del Covid può il vento di destra”

Le “amministrative” regionali si sono trasformate in “politiche” e la luna di miele con Giorgia Meloni continua. Nonostante i problemi per la salute e i pessimi treni locali e non

I numeri già li conoscete. Ha stravinto il destra-centro. Il boom di Fratelli d’Italia, la Lega che tiene, il Pd che non si affossa e respinge l’assalto del Terzo Polo e dei Cinque Stelle. La volontà degli elettori è netta, almeno dei pochi che sono andati a votare. Ma sono loro che scelgono, loro che hanno ragione. L’astensionismo è la malattia senile delle democrazie, non da ora, non solo qui.

Dunque gli elettori hanno sempre ragione. Già, ma che messaggio hanno voluto mandare? Bisogna buttare le lenti con cui siamo abituati a leggere le elezioni regionali che definiamo “amministrative” e vedremo se il termine ha ancora un senso.

La materia più importante di competenza dell’ente locale, e che da sola succhia la stragrande maggioranza del budget, è la Sanità. Se si guarda con gli occhi dilavati dal pregiudizio, il modello lombardo ha totalmente fallito davanti alla prova più importante, la pandemia.

E quel modello è stato pervicacemente voluto, perfezionato nel corso del tempo, difeso a spada tratta persino con furore ideologico dalla destra che domina da tempo immemore. Largo ai privati, spazio ai grandi ospedali, riduzione fatale dei presidi sul territorio, penuria di medici di base, mancanza totale dei dispositivi di protezione individuale.

Il Covid 19 ha potuto maramaldeggiare più che altrove e il bilancio da inizio pandemia dice, a oggi, 45.416 decessi. Una carneficina.

Si era detto, allora, dopo la prima tremenda ondata, ed era ormai tre anni fa: dobbiamo imparare dalla lezione, cambiare, ripensare il modello. Nulla è successo. Decine di migliaia di bergamaschi, come di milanesi, bresciani, pavesi eccetera, sono ancora senza medico di base. Eppure si è riscelto Attilio Fontana, quasi un plebiscito. Con la conta dei resti potrebbe pure tornare in Consiglio regionale l’assessore-gaffeur al Welfare poi silurato Giulio Gallera.

Altra competenza importante dell’ente locale, sono i treni regionali. E ogni giorno sui quotidiani si possono leggere i cahiers de doléances contro Trenord di pendolari e non solo stremati da ritardi, cancellazioni, incidenti, stato pessimo delle carrozze, orari che ricalcano quelli di mezzo secolo fa, come in un incantesimo per cui l’orologio del tempo si è fermato.

Pare da escludere dunque che il cittadino-elettore abbia voluto premiare una “buona amministrazione” ché tale non si è rivelata e anzi ha dato pessima prova di sé davanti alla sua sfida più importante.

E allora bisogna chiamare in causa altri elementi.

Le “amministrative” si sono trasformate in “politiche”, hanno confermato quel vento di destra, anche di estrema destra, che spira nel Paese. Prova ne é il risultato clamoroso, anche in Lombardia, di Fratelli d’Italia, partito di concezione romano-centrica se ce n’è uno. Non a caso l’unico partito all’opposizione nella precedente legislatura. Perché la punizione di chi governa è un’altra delle caratteristiche distintive delle democrazie mature.

L’aria del tempo è questa. La luna di miele con Giorgia Meloni, prima donna presidente del Consiglio continua, anche le urne lombarde l’hanno benedetta.

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