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Il parere

L’ex allenatore di Højlund consiglia: “Resti all’Atalanta ancora uno o due anni”

Christian Ilzer, tecnico dello Sturm Graz, racconta l'esplosione del danese in Austria: "Appena arrivato abbiamo capito la sua mentalità". E sul presente: "Deve ignorare le voci e concentrarsi sul presente, è nella squdra giusta"

Restare all’Atalanta ancora “uno o due anni” e concentrarsi sul presente. A dare questo suggerimento a Rasmus Højlund non è una persona qualunque, ma Christian Ilzer, allenatore dello Sturm Graz, la squadra austriaca in cui l’attaccante danese ha trascorso i mesi che lo hanno fatto conoscere al grande palcoscenico europeo.

Alla guida del club dal luglio 2020, il quarantacinquenne è uno dei tecnici più apprezzati in Austria, il suo paese natale, anche grazie ai piazzamenti ottenuti negli scorsi due anni: un terzo e un secondo posto. Nel periodo dal gennaio all’agosto 2022 Højlund ha fatto passi da gigante giocando alle sue dipendenze, anche se partendo già da una base importante, soprattutto di fiducia in sé stesso.

Che giocatore era Rasmus quando è arrivato in Austria, ancora diciottenne?

“Già si vedeva la grande fiducia che aveva in sé stesso. Sapeva benissimo cosa voleva. È anche stata la sua prima avventura fuori dalla Danimarca, lontano da casa sua, dalla sua famiglia e dalla sua ragazza, quindi ha dovuto abituarsi anche a quello, in una realtà che per forza di cose non conosceva bene. Giocava regolarmente in Conference League con il Copenhagen, ma il titolare era Jonas Wind, quindi ha deciso di venire qui. Già questo dimostra il coraggio che aveva nell’affrontare una nuova avventura. Dopo la cessione del suo predecessore Kelvin Yeboah al Genoa abbiamo pensato che Rasmus per noi sarebbe stato l’aggiunta ideale, per le sue caratteristiche fisiche, la sua attitudine e la sua mentalità. Lo abbiamo osservato molto da vicino, eravamo sicuri che fosse un diamante da sgrezzare. Ma aveva tutto quello che cercavamo”.

Quali sono state le prime impressioni quando lo ha visto da vicino in allenamento?

“Prima di firmarlo ovviamente lo abbiamo seguito per tanto tempo. Siamo andati a vedere le partite, abbiamo parlato con lui e con la sua famiglia in video-call. La prima volta che l’ho incontrato di persona è stato in ritiro a Catez, in Slovenia. E ho capito subito che ragazzo fosse. Quando è arrivato, mi ha sorpreso positivamente sotto tutti gli aspetti, anche umani. Aveva una consapevolezza dei propri mezzi eccezionale. In allenamento oltre alla stazza, ha mostrato velocità, senso del gol, presenza davanti alla porta. Era anche meglio di quanto ci aspettassimo”.

Christian Ilzer Sturm Graz

Quale è secondo lei il più grande punto di forza che ha Rasmus?

“Laa completezza, è un attaccante che può segnare in qualunque modo. Ha velocità e dinamismo per attaccare lo spazio alle spalle della difesa, ha grande velocità di pensiero. Poi ha carattere, ha una fiducia in sé stesso che gli permette di stare senza problemi in una squadra di alto livello”.

E il suo punto debole?

“È un giocatore giovane che deve migliorare ancora tante cose, ma se devo scegliere una cosa in particolare dico sicuramente il suo gioco aereo, specialmente considerando quanto è alto”.

Quanto è cresciuto nei sette mesi trascorsi allo Sturm Graz?

“Aveva iniziato fortissimo, segnando due gol alla prima gara. Penso che abbia aiutato molto la nostra filosofia di calcio e il nostro ambiente, molto favorevole al miglioramento dei singoli. Era un titolare fisso in una squadra che otteneva risultati importanti. Sicuramente ha dovuto adattarsi a metodologie diverse rispetto al Copenhagen. Qui puntiamo molto su forme di allenamento intense e complesse, nelle quali i giocatori devono prendere decisioni in una frazione di secondo, simulando di fatto situazioni in cui si trovano durante la partita. Vogliamo che gli attaccanti entrino subito in partita e siano più verticali possibile per esser pericolosi. Lavorando su questo aspetto del gioco Rasmus ha capito che poteva avere più situazioni in cui giocava con la palla tra i piedi, e che poteva sprintare di più. Penso che questi esercizi lo abbiano aiutato molto. Un’altra cosa è che verso la fine della stagione, quando avevamo già raggiunto i nostri obiettivi, ho notato che la sua concentrazione era un po’ calata, e anche questo è stato un punto su cui abbiamo lavorato. E come sempre i risultati sono stati positivi. È andato in nazionale ed è tornato ancora meglio di prima. Ha segnato due volte contro il Salisburgo nella seconda partita: un gol frutto di lavoro in pressione e uno pazzesco su una transizione offensiva che credo gli abbia spalancato le porte al grande calcio europeo”.

A Bergamo una delle cose più apprezzate di Rasmus è l’attitudine che mette in campo. Può dirci qualcosa sul suo carattere, sulla sua ambizione, sulla sua determinazione?

“Rasmus ha come un’aura addosso. Uno stadio pieno non lo intimidisce, anzi, lo carica, a prescindere che sia in casa o fuori. Vive il campo come il palco di un concerto, si sente la rockstar che infiamma il pubblico. È per questo che a Graz anche in poco tempo si è affermato come un idolo dei tifosi, ed è per questo che è pronto per i grandi palcoscenici”.

Rasmus Hojlund Sturm Graz

Ricorda una aneddoto particolare che lo riguarda?

“Ci sarebbero tantissime storie su di lui, perché ha lasciato il segno dentro e fuori dal campo, con compagni e allenatori, qui a Graz ci si ricorderà di lui con molto piacere. Ogni mattina veniva negli uffici, salutava tutti stringendoci la mano, dimostrava il suo carattere positivo. Per questo quando è andato via abbiamo sentito un vuoto, perché ci sarebbe piaciuto molto lavorare ancora con lui, ma capisco la sua voglia di fare un altro passo. Ricordo un momento in particolare nella sua seconda gara contro il Rapid Vienna, una nostra rivale. Ha segnato e festeggiato con grande entusiasmo di fronte ai tifosi avversari. Gli ho cercato di far capire che non era una grande idea, ma capisco che lui vive per il palcoscenico, non sa nascondersi, gioca per chi tifa a favore e chi tifa contro. Infatti nella seconda partita ha ignorato il mio consiglio e ha fatto la stessa cosa… (ride, ndr)”.

Sta seguendo la sua stagione a Bergamo? Si è sorpreso dell’impatto immediato che ha avuto?

“Sì, anche se da lontano, perché anche noi abbiamo un calendario molto fitto. Ci sentiamo sempre per congratularci per le vittorie o per gol e assist, anche lui ci segue ed è ancor in contatto con tanti ex compagni. Sono impressionato dalla velocità con cui si è ambientato a Bergamo, è già protagonista e se devo dargli un consiglio gli direi di ignorare tutte le voci di mercato che lo accostano al Milan o al Real Madrid, ma di concentrarsi sull’Atalanta, che è una grande squadra con un grande allenatore, in cui può crescere ancora. Deve diventare un titolarissimo, avere costanza rendimento, poi potrà pensare al passaggio successivo tra uno o due anni. Ma sono sicuro che non ci si deve preoccupare perché è forte mentalmente e sa di doversi concentrare sulle coste giuste”.

Chiaramente la strada è ancora lunga, ma i paragoni tra Rasmus Højlund ed Erling Haaland sono piuttosto frequenti, con le dovute proporzioni. È d’accordo? Vede punti in comune?

“In una delle prime interviste che ha rilasciato al suo arrivo aveva già fatto capire come la star del Manchester City fosse un modello per lui e che avesse alcune caratteristiche in comune. Certo, qualcuno qui non lo ha preso sul serio, né nel club né nella squadra, perché a 18 anni ancora non aveva dimostrato nulla. Per me invece era già un segnale di consapevolezza. Dopo i suoi primi gol si sono tutti resi conto che effettivamente c’era un a qualche somiglianza. Certo, la strada è ancora lunga: Rasmus deve stare concentrato sul suo percorso. Già ha fatto vedere grandi lampi, se sta concentrato e ignora le aspettative, e magari riesce a giocare anche una coppa europea con l’Atalanta, può fare il passo successivo. Può raggiungere ogni obiettivo nella sua carriera e magari raggiungere anche il livello di Haaland. La strada è lunga, ma può farcela”.

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