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In occasione dell'anno giudiziario

Inchiesta Covid, il procuratore: “Accertate gravi omissioni, dobbiamo spiegare alla gente cos’è successo”

Antonio Chiappani, capo della procura di Bergamo: "Indagini al termine. Non abbiamo una mission, se non quella di informare i cittadini su quanto accaduto nella prima fase della pandemia, senza alcun tipo di pregiudizio"

Bergamo. Che l’indagine fosse “lunga” e “delicata”, non vi erano dubbi. Che ormai fosse giunta al termine, nemmeno. “In corso – scrive il procuratore di Bergamo Antonio Chiappani – ci sono l’analisi della compendiosa informativa della polizia giudiziaria e delle consulenze tecniche”. Quello che più interessa, però, è un altro passaggio contenuto nella relazione della Procura in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Tre parole in particolare colpiscono l’attenzione: “gravi omissioni accertate”.

Il riferimento è all’inchiesta Covid-19 e al lavoro delle autorità sanitarie “nel valutare i rischi epidemici e nella gestione della prima fase della pandemia”. Che proprio a Bergamo, nella primavera del 2020, contò oltre tremila vittime. Il procuratore, tra le altre cose, definisce “eclatante e di forte impatto” la scoperta del mancato aggiornamento del piano pandemico antinfluenzale, risalente al 2006.

Il punto sarà capire se queste omissioni integrino o meno un reato. E dimostrare il nesso di causalità tra queste omissioni, i contagi e i decessi. In parole ancora più semplici: dimostrare che senza le omissioni di cui si parla le cose sarebbero andate diversamente, evitando o comunque limitando i danni della prima drammatica ondata Covid.

Al di là di ogni considerazione, “chiunque abbia pianto un morto a Bergamo ha il diritto di sapere come sono andate le cose – chiarisce il procuratore Chiappani alla stampa – poi si faranno le opportune valutazioni. Non abbiamo una mission, se non quella di informare la gente. Per riuscirsi abbiamo agito senza alcun tipo di pregiudizio, abbiamo messo in campo un procuratore aggiunto e quattro sostituti, abbiamo assunto informazioni dai vertici del Governo e dai rappresentanti degli enti scientifici più accreditati”.

Ad ogni modo la relazione affonta in 55 corpose pagine anche altri temi, offrendo uno sguardo a 360° sull’enorme lavoro svolto da procura e forze dell’ordine tra il luglio 2021 e il giugno 2022. Ecco, in estrema sintesi, i dati più salienti.

Criminalità organizzata

Il procuratore lo scrive a pagina 4, praticamente all’inizio della relazione: la carenza di liquidità da un lato e l’immissione di ingenti risorse pubbliche dall’altro, rendono sempre più concreto il rischio di infiltrazioni nell’economia legale bergamasca.

Non mancano fenomeni di radicamento, ma le organizzazioni criminali non mettono in atto un vero e proprio controllo del territorio. “Qui la mafia è di servizio”, spiega il pm. E quali sono questi servizi? “Fatture false e recupero crediti”, per esempio. Servizi per i quali sono gli imprenditori a rivolgersi alla mafia e non viceversa.

Sotto la lente ci sono diversi soggetti, collocabili in associazioni di tipo mafioso di matrice ‘ndranghetista riferibili alla famiglia Arena e, nella zona della Bassa, alle famiglie Stillitano, Cotroneo e Romano. C’è poi la criminalità straniera: albanese, nigeriana, romena. Più legata alla strada, dove il core business sono droga e sfruttamento della prostituzione.

Reati economici

Significativi i dati esposti dalla Guardia di Finanza, che segnala alcune operazioni interessanti. Come quella denominata “Strade Innevate”, un’indagine su presunte irregolarità nell’aggiudicazione di appalti per il servizio di sgombero neve indetto dalla Provincia. Gli investigatori, tra le altre cose, hanno accertato come la società che ha vinto la gara disponesse di soli 3 mezzi, e non dei 23 dichiarati. L’accusa per il titolare è di “frode nelle pubbliche forniture”.

Per il reato di riciclaggio sono state denunciate 50 persone. Altre 9 per usura, di cui 3 arrestate. Viene inoltre definito “allarmante” il dato fornito dalla Divisione Anticrimine sui reati di estorsione trattati dalla Polizia di Stato: da 158 a 210 (+33%).

In calo del 13,5% i reati fallimentari e del 38,7% quelli in materia tributaria. Un dato, quest’ultimo, che risente del fatto che solo recentemente Gdf e Agenzia delle Entrate hanno potuto riprendere l’attività di verifica fiscale nelle imprese, interrotta per la pandemia nel 2021.

Furti, rapine, truffe

La legge li chiama “reati contro il patrimonio”. E con la fine dell’emergenza Covid sono tornani ad aumentare. Parliamo per esempio dei furti in casa, più che raddoppiati secondo l’Anticrimine. Il dato fa impressione: +53%, ma va contestualizzato. Molto banalmente, il fatto che le persone sono tornate a uscire di casa dopo i lockdown può avere drasticamente inciso. Inoltre, solo 36 procedimenti sono a carico di noti, ben 907 contro ignoti: significa che risalire ai colpevoli è molto complicato.

Tornano a crescere anche le rapine: +17%. Nessuna nelle banche, però: territori sempre più off-limits per i rapinatori, vuoi per i sistemi di sorveglianza sofisticati, vuoi per le cassaforti temporizzate e misure di sicurezza all’avanguardia. Chi ruba, spesso lo fa online. Non sorprende, in questo senso, il continuo aumento delle truffe informatiche: +24%. Ma anche le truffe ‘tradizionali’, quelle ai danni degli anziani per intenderci, sono in lieve crescita: +8%

Violenze e maltrattamenti

Nonostante il fenomento avesse già assunto dimensioni preoccupanti lo scorso anno, è ancora in aumento il numero di iscrizioni per i reati di maltrattamenti in famiglia e violenza domestica in genere, passate da 840 a 865.

Carenze di personale

La relazione, infine, è anche l’occasione per segnalare alcune criticità. E possibilmente risolverle. Come quelle relative alla mancanza di personale, in particolare amministrativo (il ruolo di dirigente è ricoperto dal procuratore stesso). A pesare è soprattutto la carenza di cancellieri e assistenti. L’ispezione ministeriale dello scorso luglio ha comunque espresso un “giudizio positivo sull’andamento generale dell’Ufficio”, riconoscendogli “la capacità di fronteggiare brillantemente i volumi di affari sopravvenuti” e di avere “aggredito, in misura apprezzabile, gli affari pregressi”.

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