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La scoperta

Capitale della Cultura, la rivelazione Plaste: “Il mio rap aperto a Bergamo”

La sua canzone nella cerimonia d'inaugurazione ha colpito nel segno: "Il mio sforzo è stato proprio quello di andare incontro al pubblico"

Bergamo. Ventiquttro barre ed un ritornello che riassumono la storia e i luoghi di Bergamo. La penna del rapper orobico Plaste (nome di battesimo Marco Marchetti) ha sfornato una canzone, presentata nella cerimonia d’apertura di Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023 al termine della lettura del sonetto di Torquato Tasso declinato in chiave rap da parte dei bibliotecari, che sul web ha subito spopolato.

Nel giro di un giorno il video pubblicato sul canale YouTube ha già superato le 1500 visualizzazioni e si avvia verso le 2000. Nei commenti una serie di complimenti e ringraziamenti per aver rappresentato al meglio la città, la provincia e tutte le sue sfaccettature.

L’uomo dietro a questo piccolo successo è una voce storica della scena hip hop bergamasca: il nome di Plaste infatti non è certo nuovo ai cultori del genere. Partito come rapper nella crew Bg’s team dal 2005, di cui fa ancora parte, il classe 1984 si è fatto conoscere sul panorama musicale in ambito locale insieme a Willy Valanga, altro nome noto del rap bergamasco, arrivando ben presto sul palcoscenico nazionale.

Ha pubblicato il suo primo album nel 2012, “La Schismogenesi”, che vanta collaborazioni come quella con Francesco “Paura” Curci e Walter Bonnot degli Assalti Frontali. Il suo secondo disco “Eccesso di diagnosi” è stato pubblicato nel 2018, dopo essere entrato nell’etichetta Rap Pirata, collettivo dello storico rapper bolognese Inoki, che ha consolidato il suo status nell’underground bergamasco e non solo.

Da tempo organizza concerti e ha collaborato con svariati rapper italiani e internazionali, “ma posso dire che quello della Capitale della Cultura è stato uno dei palchi più grandi su cui sono salito – racconta – è stata una grande emozione, poi in realtà in queste occasioni non c’è numero che tenga rispetto alla consapevolezza che ci sono i familiari di sotto ad ascoltarti”.

Una canzone il cui successo è dovuto anche ad un affiatamento speciale con chi ha prodotto la canzone: “Mi ha contattato Giulio Mazzoleni, che insieme a Francesco Micheli ha curato la direzione artistica. Dell’organizzazione, senza che lo sapessero, faceva parte Federico Laini, che ha curato l’aspetto sonoro della cerimonia: io e Federico ci conosciamo da tempo, abbiamo lavorato insieme anche al mio disco ‘Eccesso di diagnosi’. Quindi è stato facile trovarsi”.

“Ho scritto il pezzo abbastanza velocemente, calcolando che mi hanno contattato a metà dicembre. Ho subito scritto e registrato, poi ho smussato un po’ il testo. Certo, poi fare le prove col coro è stata un’altra faccenda”.

Nemmeno il processo creativo è stato però facile o scontato. Plaste ha dovuto unire il mondo del rap di strada, il proprio, e la consegna di “fare la prosecuzione del sonetto del Tasso”, come gli è stato chiesto dagli organizzatori. “Ho pensato fosse un grande onere, ma è stato lusinghiero. Il mio sforzo è stato proprio quello di andare incontro al pubblico. Ho voluto essere il più aperto possibile, mi sono svestito dell’abito da protesta e ho cercato più luce possibile nella canzone. Mi sono svestito io dei miei pregiudizi, ho voluto togliermi le etichette, lasciare da parte gli stereotipi che circondano il rap”.

A giudicare dai risultati, una missione compiuta con successo.

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