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Il grande giorno

Da sogno a realtà, Bergamo Brescia Capitale della cultura 2023 ti aspetta fotogallery

Questo inizio, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ospite del Teatro Grande di Brescia, è il simbolo di un’unione che esisterà oltre il 2023

Non si può essere in due luoghi contemporaneamente, ma pur lontani, siamo capaci di stare insieme, vivere le stesse emozioni, avere il cuore che batte al medesimo ritmo. È successo così giovedì 20 gennaio alla cerimonia inaugurale di Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023.

Due città, due teatri – il Donizetti di Bergamo e il Grande di Brescia – in collegamento e in diretta nazionale, una sola capitale. In sala, al teatro Donizetti, colorato di rosso, bianco e verde dalle fasce tricolori dei rappresentanti delle istituzioni presenti, si respira una rara specie di emozione, quella che fermenta per tanto tempo – in questo caso quasi tre anni dalla candidatura – e poi ti lascia incredulo quando si realizza.

Ne abbiamo parlato così a lungo, da quel 2020 che Bergamo e Brescia non potranno mai dimenticare. Ma è tutto reale. Lo hanno testimoniano le note introduttive dell’inno di Mameli suonate al clarinetto basso da Gianluigi Trovesi, jazzista bergamasco tra i più famosi al mondo. Poco dopo il clarinettista ha ceduto il testimone al Coro di Voci Bianche Santa Cecilia di Brescia. Da un lato una pietra miliare, intramontabile, dall’altro le voci del futuro.

Questo inizio, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ospite del Teatro Grande di Brescia, è il simbolo di un’unione che esisterà oltre il 2023. Tutti gli interventi istituzionali hanno citato il 2020, riportando alla memoria di tutti una delle primavere più buie. L’inizio dell’epidemia, che poi si è rivelata pandemia, una situazione più grande di noi

Ripensando a quei momenti, la bellezza, fatta insieme, rimane il miglior “antidoto contro la paura”, come ha ricordato il sindaco di Bergamo Giorgio Gori. E proprio per questo motivo è importante che questa sia “accessibile a tutti”. Ma proprio tutti.

Il sindaco di Brescia Emilio Del Bono ha raccontato di “centinaia di commercianti, taxisti, agenti di polizia locale, edicolanti indirizzati da guide turistiche appassionate si sono preparati per diventare Ambasciatori della cultura della loro città”. Non solo, “a Brescia, così come a Bergamo, migliaia di bambini hanno fatto percorsi formativi ed accompagneranno con occhi nuovi e parole convincenti i propri genitori a riscoprire la città”.

Tra il pubblico presente al teatro Donizetti non c’erano cariche istituzionali. Artisti, lavoratori e lavoratrici dello spettacolo, persone che vivono la cultura per professione o passione. Come Suor Amelia, suor Agostina e suor Lemlem della casa di cura San Francesco di Bergamo. Tre cuori palpitanti, tre sorrisi – giganteschi, da un’orecchia all’altra -, sei occhi luccicanti. Un’antica e potente magia meglio nota come “senso di meraviglia estrema generato da un’elevata quantità di bellezza”. “È stata una serata speciale, diversa dalla quotidianità del convento – raccontano – siamo emozionatissime!”.

Loro sanno perfettamente che c’è cultura anche nella cura. Come nell’innovazione, nel progettare un futuro sostenibile, nel camminare insieme e fare del 2023 “la sfida per due città e due terre che, per una volta tanto, non competeranno una contro l’altra ma una con l’altra, sapendo che Brescia e Bergamo ne usciranno infinitamente te più ricche e migliori”, come detto dal primo cittadino bresciano.

Non sono mancati momenti di alta musica, oltre a Gianluigi Trovesi e al Coro di Voci Bianche Santa Cecilia di Brescia, si sono esibiti il violinista Giuseppe Gibboni, – vincitore del 56º Premio Paganini di Genova, oltre al premio speciale per la miglior esecuzione del concerto di Paganini, il premio speciale per il maggior riconoscimento da parte del pubblico e il premio speciale per la miglior interpretazione dei Capricci di Paganini – insieme alla chitarrista classica Carlotta Dalia. Il pianista Danilo Rea, uno dei più apprezzati al mondo, ha suonato insieme al soprano Laura Ulloa, un duetto nel nome di Donizetti al confine tra opera e jazz.

La serata si è conclusa con i saluti di Sergio Mattarella, un momento che bergamaschi e bresciani ricorderanno per sempre. “La cultura è una grande ricchezza. Nasce dalla vita, dalla comunità, dalla natura che la ospita, e poi ritorna alle persone, alle generazioni successive, come linfa, come civiltà, come genio e valore (…) la cultura non è un ambito separato dell’attività umana, quasi un suo sovrappiù. È il sapere conquistato dall’esperienza. È il pensiero che si costruisce nello studio, nel confronto, nella ricerca, nel lavoro. È l’emozione del rappresentare la vita, è un arricchimento dei valori che caratterizzano l’umanità”.

“Stiamo rivivendo in Europa la tragedia della guerra – ha aggiunto – che speravamo fosse riposta per sempre negli archivi della storia dopo gli orrori che abbiamo allora conosciuto”, ha poi aggiunto Mattarella. “Ed è proprio il mettere la dignità integrale della persona al centro di ogni azione che ci porta a stare dalla parte di chi è aggredito e lotta per la propria indipendenza e libertà”.

Parole che in questa serata dovevano essere pronunciate. Perché ogni uomo e donna che vive e pratica la cultura ogni giorno lo fa consapevole di essere parte di questo mondo, consapevole di ciò che accade. L’arte in tutte le sue forme trova ispirazioni nelle gioie e nei dolori dell’umanità.

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