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Lettera aperta

Capitale della cultura, l’Associazione Città Alta e Colli: “Tanti turisti, ma i residenti?”

Il gruppo lancia una riflessione: "I borghi storici rischiano di svuotarsi. Meno residenti, meno servizi per la vita quotidiana, meno umanità composita"

Bergamo. Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta dell’Associazione per Città Alta e i Colli di Bergamo che propone una riflessione su Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023.

Tra pochi giorni prenderanno il via le cerimonie che consacrano Bergamo-Brescia capitale della cultura per l’anno 2023.

Già da diversi mesi si registrano i “benefici” che da tale riconoscimento derivano alle due città: un afflusso di turisti mai registrato in precedenza, in particolare nei loro centri storici.

Numeri in crescita ovunque e nuovi record raggiunti e nuovi obiettivi da raggiungere per aeroporto, case vacanza, ristoranti, alberghi, ecc.

Questo evento porta con sé indubbi benefici a chi gestisce e opera in quei settori, ma anche qualche aspetto forse meno esaltante. La cosiddetta altra faccia della medaglia, che spesso non si riesce o non si vuole vedere.

Sui media locali vengono regolarmente dedicate pagine e titoli di rilievo ai nuovi record raggiunti dall’aeroporto di Orio per voli e passeggeri in arrivo. Ma si tace sulle conseguenze che tale traffico comporta per l’ambiente e la salute di chi abita in città e nei paesi limitrofi.

Su questo tema altri, meglio di noi, hanno analizzato e denunciato i rischi e le conseguenze di questo sviluppo senza limiti, parrebbe senza ottenere risposte.

Noi vorremmo sottolineare un altro aspetto legato al turismo in forte crescita, un altro pezzo di quella parte di medaglia che non si riesce (o non si vuole) guardare.

Il centro storico di Bergamo come ormai già molti altri centri storici italiani si riempiono di turisti e, allo stesso tempo, si svuotano di residenti. Un’umanità che evapora, che non regge al fenomeno del turismo mordi e fuggi.

Sempre meno abitazioni destinate all’affitto dei residenti e, quelle rimaste, con incrementi di costi non sopportabili dalle categorie meno abbienti. Per contro, sempre più alloggi tolti alla residenza e destinati al turismo di passaggio: uno squilibrio che in Città Alta ha già superato il limite di guardia.

Una Città Alta traboccante, piena all’inverosimile, con file interminabili ai punti di accesso, un afflusso capace di soffocare la vita quotidiana di una comunità sempre più sparuta.

Meno residenti, meno servizi per la vita quotidiana, meno umanità composita, quindi…meno cultura.

Un destino inevitabile anche per Bergamo, come già da tempo si registra in altre città italiane ed europee: Venezia, Firenze, Barcellona, Parigi…..?

Pare proprio di sì. Una tendenza purtroppo già consolidata in Città Alta e che si sta espandendo anche nei borghi storici della città bassa.

Ma i tesori di “cultura” che oggi noi giustamente e con orgoglio mostriamo a turisti italiani e stranieri (chiese, monumenti, opere d’arte di fattura diversa, ecc.) sono tali perché si sono potuti concretizzare in un terreno umano e sociale fertile.

Ingegno, manualità, fatica che hanno coinvolto ceti e culture diverse che abitavano e convivevano nelle città abitate, non solo visitate.

Le nostre città e i nostri borghi di oggi, se continuamente impoveriti di umanità residente, di socialità composite e dialoganti, di diritto ad abitare per ogni ceto, che cultura potranno ancora alimentare nel futuro prossimo?

Scommettiamo solo su monumenti e opere d’arte del passato?

Non molti mesi fa l’Ancsa, dopo un’attenta indagine sui centri storici fra cui quello di Città Alta, ha messo in guardia contro gli squilibri sopra ricordati.

In questo 2023 vogliamo porre anche questo tema alla riflessione di chi ha il compito di governare la città, a chi la racconta ogni giorno attraverso i media, a chi la vive e la sostiene con il proprio impegno.

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