Bergamo. Non è certo uno che ci gira intorno, ormai abbiamo imparato a conoscerlo. Carlo Calenda, segretario nazionale di Azione, fa dei concetti della buona politica e della misura i cardini del suo fare quotidiano, mantra dei suoi discorsi da quando ha scelto la sposare la via dei palazzi, ma quando si tratta di analisi e visioni e, perché no, di opinioni, lascia davvero gran poco all’immaginazione.
Mai una parola urlata, è vero. Ma anche mai un pensiero lasciato a metà. E le bordate, a destra e a sinistra, arrivano dritte in faccia.
È così che il senatore della Repubblica, arrivato a Bergamo (e in redazione a Bergamonews) per la presentazione della sua lista al prossimo appuntamento con le regionali lombarde del 12 e 13 febbraio, lista che vede come frontman Niccolò Carretta, già consigliere regionale nonché candidato alla vice presidenza qualora Letizia Moratti dovesse vincere, ne ha per tutti, a partire da quelli che lui definisce “i movimenti populisti”.
Non la tocca certo piano quando parla della Lega di Attilio Fontana e Matteo Salvini, con la “loro mancata visione e per i disastri fatti nel periodo pandemico, senza contare la cattiva gestione dei trasporti e i disastri fatti nella sanità”, passando per il Partito Democratico, lontano in questa partita lombarda ma vicino in quella romana, che ha scelto di candidare Pierfrancesco Majorino, alleato con il Movimento 5 Stelle, “il partito che, per bocca di Giuseppe Conte, ha scelto di chiudere i termovalorizzatori”.
Ma è tutt’altro che tenero, forse anche un po’ a sorpresa, col sindaco di Bergamo Giorgio Gori, al quale attribuisce, “pur stimandolo molto dal punto di vista umano e come amministratore”, la colpa “di rimanere in un partito di cui vede solo i difetti, senza trovare il coraggio di scegliere Azione. Non lo capisco, e forse, politicamente parlando, non è questo il suo lavoro. Passa le giornate a giustificare gli errori del suo partito che, tra l’altro, lo vede come un corpo estraneo, da sempre. Esiste una grande differenza tra essere un bravo amministratore e un bravo politico, soprattutto perché il secondo deve avere il coraggio di seguire le sue inclinazioni”.
E prosegue, mostrando qual è in fondo il suo obiettivo: “Se mettiamo Gori in mezzo tra il Pd e Azione, direi che è molto più vicino a noi che al suo partito. All’inizio lui diceva di non credere nei piccoli partiti: ora il piccolo partito è arrivato all’8% e il grande partito è sceso al 14%. Deve avere più coraggio”.
Tornando alle prossime elezioni, Calenda spiega perché punta su Letizia Moratti, “l’alternativa politica, donna liberale, riformista, con un’esperienza di lungo corso, che ha fatto della competenza la marca del suo operato, anche e soprattutto nel breve periodo di permanenza in Regione. Corriamo per cambiare Regione Lombardia e lo facciamo con una grande volontà, con una forte spinta, animati dal desiderio vero di spegnere il rumore e accendere il desiderio del fare: serietà e concretezza sono le ragioni che mi hanno spinto di fare politica e sono le stesse che oggi ci muovono a scendere in campo per dare un volto nuovo ad una delle realtà più importanti del Paese”.
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