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Bergamo, tra gli attivisti ribelli del clima: “Blitz al Senato? Si guarda il dito e non la luna”

Viaggio tra i gruppi cittadini che manifestano per l'ambiente. Studenti, professori e ingegneri tra i membri di Fridays for Future ed Extinction Rebellion: "Siamo in pochi, ma vogliamo far sentire la nostra voce"

Bergamo. Nessuna mano è stata incollata alle opere d’arte dell’Accademia Carrara. E nessun barattolo di vernice è stato rovesciato sulla facciata di Palazzo Frizzoni. “Finora le nostre azioni hanno avuto soltanto lo scopo di informare le persone, non c’è stata alcuna forma di disobbedienza civile”.

Daphne Sangalli, 47 anni, imprenditrice di Ponte San Pietro, è la portavoce di Extinction Rebellion Bergamo, la “branca” locale del gruppo nato nel Regno Unito per attirare (spesso in modo “estremo”) l’attenzione sulla questione ambientale: piantandosi in mezzo alla strada congestionando il traffico o imbrattando i capolavori dell’arte.

Il gruppo di attivisti bergamasco è formato da persone tra i 20 e i 60 anni: ne fanno parte un professore di inglese e un’insegnante delle elementari, uno psicologo, un ingegnere, un’infermiera, una ragazza neolaureata e uno studente. Poche anime, ma questo tipo di attivismo non mira di certo a riempire le piazze. È più che altro performativo e per cogliere nel segno, a volte, bastano una videocamera e un profilo social ben curato.

“È vero, non siamo in molti – ammette Daphne -, ma cerchiamo di darci da fare”. A novembre, per esempio, hanno inscenato una morte per le vie del centro. “A terra c’era un attivista, ma metaforicamente il corpo era quello del nostro pianeta, ucciso dalla nostra indifferenza”. A dicembre, invece, hanno optato per un’iniziativa più ‘soft’: “Ci siamo piazzati fuori dalla chiesa di Santa Lucia e abbiamo chiesto ai bimbi e ai loro genitori cosa avrebbero scritto nella letterina per una città più attenta all’emergenza climatica. L’importante è farsi ascoltare sui temi più critici: dalla pessima qualità dell’aria che respiriamo all’eccessivo consumo di suolo”. E a dirlo non sono loro, ma i dati contenuti in autorevoli studi e ricerche.

La base britannica del movimento ha da poco annunciato di volere cambiare strategia: nonostante i gesti eclatanti, le cose non sembrano cambiare. “Io stessa ho partecipato ad azioni dimostrative a Milano e Roma, incatenandomi ai cancelli dell’Eni – confida Daphne -, ma basta vedere ciò che è successo in questi giorni: si parla solo dei muri imbrattati al Senato, ma non dei motivi e delle ragioni che stanno dietro quel gesto”. Insomma, nell’ottica degli attivisti media e politici guardano al dito e non alla luna.

Uno dei movimenti più conosciuti è senz’altro Fridays for Future. In questo caso le piazze sono state riempite portando a manifestare a Bergamo centinaia di studenti, ma i giovani che quotidianamente seguono le attività dell’associazione sono 5-10 al massimo. Casualità o meno, col passare del tempo anche la loro comunicazione sembra essersi fatta meno diplomatica, strizzando l’occhio a quella dei gruppi ambientalisti più radicali. Può testimoniarlo il blitz del 3 dicembre con tute anti-contaminazione, striscioni e fumogeni sotto la sede di un importante istituto di credito in città.

È gennaio e ci sono 12°, il cambiamento climatico non può più essere negato – commenta un portavoce dell’associazione, che preferisce mantenere l’anonimato -. Noi, come altri gruppi, abbiamo indicato chiaramente i responsabili di questa situazione, gli stessi che ora tentano di criminalizzare i movimenti ambientalisti. Per non fare pesare le nostre azioni sui cittadini come ci è stato rimproverato (per esempio bloccando il traffico, ndr) qualcuno si è direttamente presentato al palazzo del Senato, imbrattando l’ingresso con una vernice lavabile. La politica dovrebbe riconoscere e interpretare quest’azione come segno di malessere, e invece viene tutto banalizzato e strumentalizzato” (specifichiamo: il gesto è stata rivendicato da Ultima Generazione – gruppo che al momento non sembra essere presente a Bergamo – e tre attivisti sono stati processati per direttissima).

Elena Ferrario dal 2020 è a capo di Legambiente Bergamo. “Parlo a titolo personale e non dell’associazione che rappresento – premette -. Non dico di condividere queste azioni, ma posso comprenderle. In questo caso la vernice utilizzata era lavabile, ragion per cui non c’è volontà di arrecare un danno, ma soltanto di attirare l’attenzione. Chi compie un gesto simile sta lanciando un grido disperato, quello di chi è stanco di essere inascoltato. Del resto, anche in campagna elettorale i temi ambientali non sono stati adeguatamente affrontati”. Una domanda, però, sorge spontanea: azioni come queste possono finire con l’annebbiare o screditare la causa ambientalista? “Non credo e spero proprio di no – risponde Ferrario -. I problemi legati all’emergenza climatica sono reali e riguardano tutti”.

Tra i politici più critici nei confronti degli attivisti c’è la bergamasca Alessandra Gallone (Forza Italia): “La tutela dell’ambiente passa per l’educazione e il rispetto, passa per la divulgazione del pensiero e dalla conoscenza – ha commentato -. Questa nuova tendenza da parte di sedicenti ‘ambientalisti’ di deturpare e sporcare opere d’arte, perfino l’ingresso di uno dei più importanti palazzi storici, nulla può avere a che fare con la volontà di perseguire un nuovo percorso di sostenibilità”.

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