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Carona

Ai danni del bostrico, per ora, si ‘rimedia’ con la fantasia: le piante morte diventano sculture fotogallery

Le opere commissionate dal Comune all'artista del legno Mario Midali, ma per frenare l'emergenza serviranno ben altri interventi

Carona. In attesa di interventi strutturali (e dei tanti fondi necessari) ai macroscopici danni del bostrico si rimedia come si può: in questo caso con l’arte e la fantasia.

Sulle rive del lago di Carona sono stati effettuati degli “interventi di messa in sicurezza” che hanno comportato l’abbattimento di diverse piante, morte a causa dell’incessante azione del coleottero. Presente nelle nostre foreste sin dagli anni Novanta, a causa del cambiamento climatico e dell’innalzamento delle temperature ha raddoppiato il suo ciclo riproduttivo, con tutto ciò che ne consegue per i 17.300 ettari di bosco ad abete rosso presenti in Bergamasca, la preda preferita del bostrico.

I danni sono visibili a occhio nudo in tutta l’alta Valle Brembana, dove interi pezzi di foresta stanno scomparendo, o meglio sono già scomparsi (a Branzi, in particolare, servirebbe un intervento forestale da almeno 10 milioni di euro). Nella vicina Carona, intanto, le piante morte sono state abbattute così da recuperarne la parte basale e trasformarla in pezzi d’arte lignea, in questo caso sculture raffiguranti gli animali del bosco: gufi, volpi, camosci… Una quindicina di opere, commissionate dal Comune all’artista del legno Mario Midali, 59 anni con base a Isola di Fondra. Un intervento che, se non altro, contribuisce a migliorare dal punto di vista estetico l’area attorno al lago, da sempre biglietto da visita per i turisti.

Il bostrico si nutre del tenero legno sotto la corteccia. “Quello da cui passa la linfa zuccherina che scende dalle foglie e distribuisce in tutto l’albero il prodotto della fotosintesi – ha spiegato Giorgio Vacchiano, ricercatore e docente in gestione e pianificazione forestale all’Università Statale di Milano -. In Lombardia – assicura – non esiste una situazione critica come quella della Val Brembana”, dove è in corso una vera e propria “epidemia”.

Secondo l’esperto, però, non bisogna avere troppa fretta di eliminare gli alberi colpiti e uccisi. “Quando gli abeti diventano rossi è comunque troppo tardi: l’insetto se ne è già andato. Al contrario, potrebbero trovarsi lì altri insetti, inclusi i predatori del bostrico che sarebbe utile non disturbare. Su versanti molto ripidi, poi, togliere gli alberi significa aumentare il pericolo di frane e valanghe. Anche un abete secco, fin tanto che resta in piedi, può continuare a proteggere il pendio da questi fenomeni”. L’azione più efficace, dunque, è la prevenzione: “Gestire il bosco per mantenere alto il vigore degli alberi e il grado di mescolanza con altre specie quali larice, abete bianco e faggio – elenca il ricercatore – è la strategia migliore per mantenere resiliente la foresta e tutti i suoi indispensabili benefici”. I boschi dell’alta Valle Brembana aspettano.

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