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Bergamo segreta

La chiesa di San Bartolomeo, un esempio “anomalo” dell’arte romanica a Marne

I lavori di restauro del 1984 consentirono di recuperare quasi interamente l'antico complesso restituendo il perimetro dello stesso che, a differenza di altre strutture simili, presenta un impianto murario regolare sia negli spessori sia nella dislocazione delle aperture

Si dice che il tempo sia galantuomo e a volte il suo scorrere inesorabile sappia regalare felici sorprese. La dimostrazione è la chiesa di San Bartolomeo di Marne, esempio “ante-litteram” dell’arte romanica bergamasca risalente alla prima metà del XII secolo.

Gli interventi compiuti nel corso del 1984 consentirono, infatti, di ridare alla luce un’opera considerata in gran parte distrutta da decenni e della quale si era conservata soltanto la caratteristica abside. I lavori di restauro consentirono di recuperare quasi interamente l’antico complesso restituendo il perimetro dello stesso che, a differenza di altre strutture simili, presenta un impianto murario regolare sia negli spessori sia nella dislocazione delle aperture.

Considerata le dimensioni ridotte della pieve, è ipotizzabile che la stessa fosse utilizzata per scopi privati e inserita nel circuito difensivo che proteggeva la frazione di Filago e noto come “castrum dei Della Bretta”.

Composto da una navata unica, lo stabile venne in buona parte distrutto nel corso del 1904 per lasciare spazio alla nuova chiesa parrocchiale disegnata in stile neogotico dall’architetto Elia Fornoni che immediatamente venne intitolata all’apostolo Natanaele. L’antica chiesa di San Bartolomeo tuttavia colpisce ancora oggi per il fascino della sua abside che, a differenza di altri esempi simili sparsi lungo il territorio provinciale, presenta una parte esterna suddivisa in cinque specchiature da sei lesene piatte da cui fuoriescono altrettante semicolonne.

Questa curiosa unione rappresenta un unicum per il nostro territorio e rispecchia da una parte l’arte romanica lariana, dall’altra il mondo borgognone-renano da cui probabilmente provenne questa interpretazione decorativa. Nella parte superiore i pilastri vengono uniti tra loro da una serie di leggeri archetti che non appoggiano soltanto su capitelli scolpiti come accade tradizionalmente, ma anche su semplici pieducci che in alcuni casi appaiono decorati con faccette antropomorfiche.

Il ritmo scandito all’esterno dalle colonnine si ripete anche all’interno grazie all’anomala comparsa di piedritti in risalto che accompagnano le canoniche tre monofore e, in alto, un’ampia cornice chiamata ad evidenziare il passaggio al semicatino. Nonostante le difficoltà incontrate nei secoli, la chiesa di San Bartolomeo rimane un esempio di come l’arte possa regalare sorprese e di come spesso sia necessario andare maggiormente in profondità per conoscere ogni suo aspetto.

Fonti
Istituto di studi sull’Isola Brembana-Promoisola (a cura di), Insula. Rassegna di studi sull’Isola Brembana, Ponte San Pietro, Comunità Isola Bergamasca, Promoisola, 2005

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