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Trekking e rifugi

Canto Alto: viaggio dalla pianura alla montagna (in poco più di un’ora) fotogallery

I suoi 1.146 metri sul livello del mare consentono di sovrastare i Colli di Bergamo e osservare nelle giornate di sole non solo le vicine valli Brembana e Seriana, ma di vivere a distanza il fascino delle Alpi

Sorisole. Il Canto Alto è uno delle prime vette che si incontrano provenendo dalla pianura, quasi un crocevia per chi volesse per la prima volta approcciarsi alla montagna.

I suoi 1.146 metri sul livello del mare consentono di sovrastare i Colli di Bergamo e di osservare nelle giornate soleggiate non solo le vicine valli Brembana e Seriana, ma di vivere a distanza il fascino delle Alpi.

Complice la sua posizione strategica che permetteva di controllare le vie di comunicazione verso nord, il monte ha ospitato durante il Medioevo un fortilizio con una dozzina di uomini i cui resti furono rinvenuti durante gli scavi per la posa dell’attuale croce.

L’iniziale struttura in legno venne sostituita da una in muratura venendo gradualmente ampliata e finendo così al centro delle lotte fra guelfi e ghibellini che infiammarono la zona a cavallo fra il XIII e il XIV secolo.

All’inizio di quest’ultimo, l’edificio venne distrutto per sempre lasciando spazio all’inizio del Novecento alla costruzione di una croce dedicata a Cristo Redentore, voluta dalla Diocesi di Bergamo e inaugurata il 14 settembre 1902.

 

Finanziato con la raccolta delle offerte in giro per la provincia, il monumento era composto da una base piramidale in muratura, contenente una cappella, e da una croce, per un’altezza complessiva di circa venti metri.

L’incuria e il maltempo causarono un suo progressivo decadimento che portò alla distruzione dell’opera, crollata sotto i colpi di un violento temporale nel 1948.

Ciò non fece demordere i fedeli che, spinti dai membri della “Stella Alpina” (sezione alpinistica dell’Unione Sportiva Olimpia di Bergamo), decisero di intervenire e porre una seconda croce dedicata dedicata ai caduti delle due guerre mondiali e ai caduti del bombardamento di Dalmine del 6 luglio 1944.

Inaugurata il 25 maggio 1952, venne benedetta dal vescovo di Bergamo, monsignor Adriano Bernareggi, che per l’occasione espresse queste parole: “La Croce torni a dominare dall’alto le nostre terre bergamasche e gli uomini dal basso cerchino in essa il simbolo della fede ed il segno della speranza”.

La sorte dell’effige fu tuttavia simile a quella precedente e, dopo esser stata ripetutamente colpita da fulmini, dovette desistere alla potenza degli agenti atmosferici lasciando spazio per un breve periodo a una croce in legno alta alcuni metri.

La versione definitiva dell’emblema cristiano arrivò soltanto il 2 settembre 1979, quando i gruppi locali dell’Associazione Nazionale Alpini conclusero i lavori per la posa di una croce alta 32,5 metri e composta interamente da un traliccio metallico.

La croce è quindi diventato un punto di riferimento per tutti, un obiettivo da raggiungere indipendentemente da quale delle innumerevoli vie si decida di intraprendere: dal Monte di Nese provenendo da est oppure dalla contrada Cler nel comune di Sedrina passando dalla parte opposta, senza dimenticare il percorso proveniente da Poscante (Zogno).

Il tracciato più gettonato rimane comunque il sentiero posto all’interno del comune di Sorisole, che si immerge nel bosco a partire dalla località Pisgiù seguendo la Valle di Baderem.

Dopo un breve tratto iniziale in piano, il cammino si caratterizza per una serie di strappi che accompagnano l’escursionista prima nei pressi di un piccolo borgo denominato “Case al Monte” e successivamente nei pressi della baita “La Senna”.

Una sezione abbastanza ardua che in poche decine di minuti consente di guadagnare velocemente dislivello, visti i passaggi su roccia facilmente superabili anche per coloro che non sono particolarmente avvezzi all’escursionismo.

In quel punto è possibile scegliere se dirigersi verso il Rifugio Canto Alto e superare una breve scaletta che porta ai piedi del Colle d’Anna, oppure risalire lungo la cresta erbosa del complesso collinare e raggiungere direttamente la vetta dopo aver compiuto un ultimo sforzo.

Un’escursione che, in circa tre chilometri e poco più di un’ora e trenta di camminata, consente di scavalcare quasi seicento metri di dislivello e passare dalla pianura alla montagna avendo modo di osservare, fra gli altri, il Monte Rosa e il Monviso da una parte e gli Appennini dall’altra.

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