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Lo spettacolo

Silvio Orlando conquista il Donizetti e si commuove

“La vita davanti a sé”, il titolo scelto per inaugurare la stagione di prosa 2022-2023 della Fondazione Teatro Donizetti, ha convinto il pubblico perché racconta qualcosa che ci appartiene

Bergamo. “Signore e signori, mi dispiace interrompere il chiacchiericcio in sala, che è una meraviglia, ma stiamo per iniziare”. Il palco con la scenografia allestita non è ancora visibile. Lui, l’attore che tra poco andrà in scena, si schiarisce la voce e si rivolge al pubblico senza vederlo. “Sono Silvio Orlando e vi parlo da dietro il sipario. Lo spettacolo durerà un’ora e trenta. Un tempo sostenibile, in cui potete spegnere i telefoni perché potete fare a meno del mondo e il mondo può fare a meno di voi”.

“Se proprio non riuscite a staccarvi dai cellulari non preoccupatevi, in tal caso ricominceremo da capo. Svuotiamo la testa e riempiamo i teatri”.

A volte basta poco per catturare l’attenzione e Silvio Orlando ha scelto la schiettezza, un’arma potentissima, per mettere in chiaro le cose fin da subito: “La vita davanti a sé”, il titolo scelto per inaugurare la stagione di prosa 2022-2023 della Fondazione Teatro Donizetti, merita tutto l’attenzione possibile.

Una storia d’amore bellissima, coinvolgente, tratta dal romanzo “Le vie devant sol” di Romain Gary Emile Ajar, del quale Orlando ha ricavato il testo per lo spettacolo di cui firma anche la regia. Difficile non essere travolti dal legame tra i due protagonisti, Mohamed detto Momò, e Madame Rosa, uniti dal più prezioso degli amori, quello tra madre e figlio. In questo caso non serve il sangue per amare, non serve nemmeno essere simili. Bisogna solo volersi bene. Lei, una bellezza che fu, ex prostituta ebrea che ora accoglie in casa i figli non voluti dalle colleghe più giovani; lui, un bambino adorabile, musulmano. La diversità li lega come nemmeno la natura stessa sarebbe stata in grado di fare.

Sul palco Silvio Orlando è Momò e Madame Rosa, entrambi alle prese con una vita non semplice nel quartiere multietnico di Belleville. Un quartiere vivo, colorato, dove la contaminazione di culture non fa paura perché la normale quotidianità. Nelle parole recitate si sentono il suono della lingua vietnamita e francese, il profumo della cucina pakistana, la melodia di musiche ebraiche. Anche se in quella parte della città la vita è complessa e faticosa per molti, nessuno è mai solo. Tutti si aiutano a vicenda.

Mentre l’attore si destreggia tra un ruolo e l’altro, quattro musicisti dell’Ensemble dell’Orchestra Terra Madre – Simone Campa, alla chitarra battente e percussioni, Marco Tardito al clarinetto e sax, Daniele Mutino alla fisarmonica e Kaw Sissoko alla kora e djembe – scandiscono il  ritmo della vicenda. Sono sullo sfondo ma riescono ad arrivare ovunque. Sulla pelle, nella testa, nel cuore.

Delicatezza, inquietudine, leggerezza. In questo spettacolo c’è tutto. Si ride, si piange, si riflette. Questa è la meravigliosa controindicazione del teatro. L’attore sul palco racconta la storia di due personaggi che vivono a Belleville, ma con la testa ti ritrovi a pensare alla tua città, al quartiere multietnico della Malpensata di Bergamo, che deve essere luogo di incontro e conoscenza senza pregiudizio o limitazione. Magari vorrai saperne di più di quel vicino di casa venuto da una terra lontana, vorrai farti raccontare la sua storia e gli ingredienti segreti di quella ricetta che spesso cucina ma di cui non sai il nome. Magari cambierai il tuo punto di vista e riconoscerai negli occhi dei migranti gli stessi di molti italiani migrati dal sud al nord del Paese o all’estero.

“La vita davanti a sé” ha convinto il pubblico perché racconta qualcosa che ci appartiene, che lo si voglia ammettere o no. Alla fine dello spettacolo Orlando sembra essere visibilmente commosso e concede un bis totalmente inaspettato. Sfodera un luccicante flauto traverso e parte la musica insieme dell’Ensemble dell’Orchestra Terra Madre.

silvio orlando al donizetti
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