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Le posizioni

Pos, i commercianti: “Mai stati contrari. Limite di spesa? Il punto vero sono le commissioni sui micropagamenti”

Linea comune di Ascom e Confesercenti Bergamo: "In alcuni casi il costo dell'operazione supera il beneficio"

Bergamo. Al centro del dibattito politico in queste ultime settimane dell’anno c’è la manovra che il nuovo governo Meloni vorrebbe arrivare ad approvare in via definitiva a ridosso del Natale: una serie di provvedimenti tra i quali rientra anche quello relativo all’utilizzo del Pos e del contante, con relative soglie e tetti di spesa che stanno accendendo il confronto.

La legge di bilancio 2023 non ha ancora una quadra e in particolare la misura sull’obbligo del Pos è ancora in fase di elaborazione, con interlocuzioni in corso anche con l’Unione Europea: l’ipotesi di un limite di 60 euro oltre il quale non possono essere rifiutate le operazioni con moneta elettronica ha creato diverse polemiche, con la levata di scudi di chi lo vede come un assist per gli evasori.

Di certo, però, da gennaio la normativa sarà diversa e a guardare con grande interesse ai dettagli della manovra ci sono gli esercenti, ai quali negli anni è stato imposto l’obbligo di dotarsi del Pos, con aggiunta, più recente, di una sanzione per chi non si fosse allineato alla disposizione.

A rappresentarli sul territorio sono Ascom e Confesercenti, che sul tema hanno posizioni nella sostanza perfettamente sovrapponibili, in particolare nell’individuare la vera radice del problema nei costi che gli imprenditori sono chiamati a sostenere per garantire il servizio alla propria clientela: a canoni mensili o quote una tantum per i dispositivi fisici si aggiungono infatti le commissioni sulle singole transazioni.

Nel mirino delle due associazioni bergamasche, ma il sentiment è diffuso e condiviso anche a livello nazionale, sono soprattutto le operazioni con carta per importi minimi, che in alcuni casi le rendono addirittura svantaggiose.

“Sul tema del Pos c’è sempre stata una forte discussione, anche se a nostro avviso attualmente le priorità del Paese sarebbero altre – sottolinea Filippo Caselli, direttore di Confesercenti Bergamo – Prima avremmo bisogno di politiche a sostegno della ripresa dei consumi e invece abbiamo l’inflazione alle stelle che erode la capacità di acquisto delle famiglie. Da sempre, ci tengo a sottolinearlo, noi non siamo contrari al pagamento con moneta elettronica, anzi, siamo molti favorevoli. L’utilizzo del Pos a nostro avviso ha un unico limite: costa a chi lo mette a disposizione. Costa all’imprenditore. Quello è il problema, non la moneta elettronica in sè che è sempre più diffusa nella mentalità di tutti. A Bergamo difficilmente si incontrano operatori senza questo servizio, ma il tema è la sua sostenibilità economica. Su scambi dal valore molto piccolo le commissioni incidono in maniera rilevante, fino a rendere non conveniente l’operazione. Per come è oggi finisce per erodere quel piccolissimo margine che si può avere sul bene venduto”.

Sulla riforma, dunque, il punto focale individuato da Confesercenti è quello dell’azzeramento delle commissioni entro certe quote minime di spesa: “Gli operatori sono stanchi di essere rappresentati come riottosi all’innovazione – conclude Caselli – La realtà è che la normativa attuale intacca i loro margini e quindi posso anche comprendere le rimostranze di chi chiede che si paghi con carta solo da un determinato importo in su”.

Quasi speculare, come si diceva, la posizione del direttore di Ascom Bergamo, Oscar Fusini: “Parlando di Pos il tema vero non è tanto quello della soglia, ma dei micropagamenti o dei pagamenti dei generi di monopolio, che non consentono margini agli esercenti, in quanto l’operazione con carta annullerebbe ogni guadagno. Al netto di questo, la tendenza al pagamento elettronico è in forte ascesa e a mio avviso si poteva continuare semplicemente togliendo le sanzioni che sono state introdotte per punire chi è scoperto dal servizio”.

Fusini giudica poi un po’ demagogico l’accostamento contante-evasione fiscale: “Ci può essere una correlazione, ma non può esserci l’associazione immediata tra le due cose – spiega il direttore di Ascom Bergamo -. Anche perché spesso alcune fasce di popolazione non hanno nemmeno questo strumento. La ritengo una battaglia un po’ ideologica e vecchia di contenuti. Il Pos è comodissimo per chi lo usa e per il commerciante, non ci sono preconcetti. Se incontriamo resistenze, da ambo i lati, è per altre questioni, non per l’evasione. Il costo dell’operazione a volte supera il beneficio. Sotto i cinque euro credo sia giusto annullare ogni commissione: se gli esercenti possono contare sulla gratuità di queste operazioni, eventuali obblighi di utilizzo non darebbero più alcun fastidio. Oltretutto da noi, a Bergamo, con l’elevato tasso di utilizzo della moneta elettronica e l’altissimo numero di installazioni di dispositivi Pos la questione della sanzione è ormai anacronistica”.

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