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Bergamo

Il ritorno di Giovanni Raggi nella cappella dell’orazione di Sant’Alessandro della Croce fotogallery

Il 17 novembre sono state restituite alla chiesa di Sant'Alessandro della Croce in Bergamo due pale di Giovanni Raggi restaurate da Fondazione Credito Bergamasco

Con questo intervento salgono a 96 le opere recuperate da Fondazione Creberg nell’ambito del Progetto “Grandi Restauri”: pale d’altare, predelle, polittici, opere per la devozione privata appartenenti a chiese della Diocesi e a Musei del territorio (per un totale di 135 dipinti, considerando le singole opere componenti i polittici).

Dal 1988, anno della sua istituzione, la Fondazione Credito Bergamasco è costantemente attiva in molteplici ambiti di attività, che spaziano dalla salvaguardia del patrimonio storico e artistico alla promozione e organizzazione di eventi culturali (mostre d’arte con l’edizione di cataloghi e di pubblicazioni), dalla sussidiarietà e solidarietà sociale al sostegno alla ricerca medica e scientifica.
In particolare, Fondazione Creberg è impegnata, in modo significativo, nel ripristino di beni culturali. Tra le iniziative di maggior prestigio, spicca il progetto “Grandi Restauri” iniziato tra il 2007 e il 2008 – e, dunque, particolarmente longevo – risultando molto apprezzato considerata la quantità e la qualità degli interventi di restauro operati.

Il primo intervento nell’ambito di questo progetto – che vede Fondazione Creberg prendersi direttamente in carico il recupero di capolavori bisognosi di cure disseminati sul territorio – è partito proprio dalla chiesa di Sant’Alessandro della Croce con il restauro della Trinità che incorona la Vergine di Giovan Battista Moroni, importante capolavoro che ancor oggi orna la controfacciata
dell’edificio (restauro affidato a Eugenia De Beni, Minerva Tramonti Maggi, Alberto Sangalli con la collaborazione di Federico Mecca per la cornice, anno 2008).

A questo restauro ne sono seguiti molti altri nel Borgo Pignolo in Bergamo
Tra il 2010 e il 2015 è stato effettuato il ripristino delle opere di Lorenzo Lotto: dalla Trinità – già in Sant’Alessandro della Croce, oggi al Museo Adriano Bernareggi (restauro affidato a Eugenia De Beni, Minerva Tramonti Maggi, Alberto Sangalli, anno 2010) – alle pale di San Bernardino (intervento affidato a Eugenia De Beni, Minerva Tramonti Maggi, Alberto Sangalli, anni 2010-
2011) e di Santo Spirito (restauro affidato a Minerva Tramonti Maggi, Alberto Sangalli con la collaborazione di Federico Mecca e Gianbattista Marco
Fumagalli, Angela Chiodelli e Laura Armani per la cornice, anni 2013-2015).
E ancora, l’Adorazione del Bambino di Alessandro Bonvicino detto il Moretto in Sant’Alessandro della Croce (Restauro affidato a Minerva Tramonti Maggi, Alberto Sangalli) e il Compianto su Cristo morto con la Maddalena di Antonio Cifrondi della chiesa di Santo Spirito (intervento affidato ad Andrea Lutti) entrambi del 2011; la Deposizione di Nostro Signore di Giulio Carpioni, sempre in Santo Spirito (restauro affidato a Fabiana Maurizio con la collaborazione di Donatella Borsotti per la parte pittorica e Leone Algisi per i supporti lignei) eseguito nell’anno 2020.
Ora il ripristino e la ricollocazione delle due pale di Giovanni Gerolamo Raggi, La comunione di San Stanislao Kostka e San Bernardo e il Duca di Aquitania, da parte di Andrea Lutti e Sabrina Moschitta.

“Il “Laboratorio Creberg” situato nella Sala Consiglio di Palazzo Creberg – sottolinea Angelo Piazzoli, Presidente della Fondazione Creberg, nonché ideatore e coordinatore del progetto “Grandi Restauri” – è stato ed è tuttora una palestra di confronto che ha visto il passaggio di diverse professionalità, favorendo un proficuo dialogo. I restauri hanno fornito importanti novità e
hanno permesso di acquisire informazioni certe e precise, divulgate al pubblico attraverso conferenze, visite guidate e pubblicazioni”.

L’artista – Giovanni Gerolamo Raggi (Bergamo, 1712 – 1793)
In passato la sua opera è stata spesso confusa con quella del nonno paterno, il pittore genovese Pietro Paolo Raggi, personalità inquieta e spesso in movimento in varie città della penisola. Nel 1690 Pietro Paolo, ormai nella sua maturità, si stabilisce a Bergamo dedicandosi soprattutto alla pittura di soggetto sacro.
Deciso a seguire la carriera dello stimato nonno più che quella del padre Agostino, semplice artigiano e doratore, Giovanni Raggi frequenta la scuola di Fra Galgario, dal quale apprende l’arte del ritratto. Verso il 1732-1733, proprio grazie al Ghislandi, ha la possibilità di entrare in contatto con Giovan Battista Tiepolo, al tempo impegnato nell’esecuzione degli affreschi della Cappella
Colleoni e, grazie alle capacità acquisite, ne diventa allievo e poi collaboratore a Venezia per ben otto anni.

Al termine del rapporto con Tiepolo decide di trasferirsi a Verona, centro culturale di primo livello, sotto la protezione del conte Vincenzo Barzizza. La conoscenza di Giambettino Cignaroli e dell’opera di Antonio Balestra lo spinge a slegarsi gradualmente dall’influenza del maestro veneziano e ad assumere una sua precisa identità non scevra da intonazioni classicheggianti. Rientrato a
Bergamo nel 1757, tra il 1758-1759 realizza i suoi capolavori bergamaschi: le tele con San Bernardo e il Duca d’Aquitania e San Stanislao Koska riceve la Comunione da un Angelo per la cappella dell’Orazione nella chiesa di sant’Alessandro della Croce.

Le due opere restaurate da Fondazione Creberg
I pendant di Giovanni Raggi ci parlano di due episodi piuttosto rari nell’iconografia eucaristica. È lo storico Francesco Maria Tassi che nel Settecento fornisce una puntuale descrizione dei fatti. Nel dipinto raffigurante, La comunione di San Stanislao Kostka, collocato sulla parete sinistra della cappella, il Tassi osserva che “Santo Stanislao Kostka allorché giovinetto infermatosi in Vienna ed essendogli dal padrone di casa il quale era eretico impetito di comuncarsi, raccomandandosi a S. Barbara, acciò gli ottenesse la grazia di poter ricevere la Santa Comunione gli apparvero due Angeli uno de’ quali con l’Ostia sacrata lo comunicò”.

In questo dipinto Raggi è un maestro della regia, costruisce la scena in un interno – la stanza dal letto del giovanissimo Santo – e la inonda di vaporose nubi che sembrano aprirsi verso l’esterno, sfondando le pareti dell’ambiente. Lo spazio è affollato ma i personaggi principali spiccano chiaramente sulle comparse secondarie mentre i dettagli sono dipinti con estrema cura, dalle candide lenzuola ricamate sulle quali siede il Santo magneticamente attratto dall’Ostia, al copriletto di seta lavorata a broccato, come pure le vesti ricamate d’oro di Santa Barbara che si identifica sulla destra per la presenza degli abituali attributi: la torre e la palma del martirio. Se i profili delle presenze
sovrannaturali (gli angeli e la Santa) sono idealmente disegnati, quelli che caratterizzano gli umani sono invece rappresentati con particolari che li rendono veri e propri ritratti, in particolare il volto di San Stanislao e quello del personaggio che si porta la mano alla testa, forse un servitore dell’eretico padrone di casa.

Del dipinto con San Bernardo e il duca d’Aquitania sempre il Tassi scrive: “San Bernardo Abate, il quale dopo aver fraternamente ammonito il Duca d’Aquitania circa le persecuzioni, che andava facendo alla chiesa, e suoi ministri; alla perfine il Santo, così ispirato da Dio, dopo aver celebrato prende la Sacra Ostia, e con quella in mano sorte dalla chiesa e parla al suddetto Duca in tuono minaccioso, il quale al suono delle severe parole del Santo cade a terra tramortito: ma toccato dal Santo con un piede si rialza, e contrito rimette il Vescovo alla sua sede non solo, e cessa di perseguitare la Chiesa; ma alla fine diventa esso pure un santo”.

Il dipinto presenta un impeccabile studio luministico nella scena principale che si svolge sulla soglia della chiesa e una divertente scenetta secondaria di curiosi che si affacciano dal loggiato dell’edificio in secondo piano ma perfettamente messi a fuoco. La parte sinistra è rischiarata dai bagliori dei ceri e dalla lampada a sospensione in metallo cesellato mentre la parte destra è illuminata dalla luce naturale del giorno. È chiaramente una scena che tende all’esaltazione del potere dell’Eucarestia grazie alla cui influenza il “potente” si abbassa prostrandosi ai piedi del Santo.

I lavori di restauro
Il lungo e delicato intervento di restauro è stato eseguito da Andrea Lutti in collaborazione con Sabrina Moschitta, con la Direzione di Angelo Loda, funzionario della Soprintendenza di Bergamo-Brescia, e in correlazione con il Parroco di Pignolo don Pietro Biaggi. Sui dettagli dell’intervento si soffermano i restauratori incaricati da Fondazione Creberg: “I dipinti, i cui supporti tessili sono costituiti da un’unica tela, erano ancora ben ancorati al telaio originale ma si riscontravano problematiche di
adesione degli strati pittorici che interessavano gran parte della superficie. Il cretto molto pronunciato aveva generato pericolosi sollevamenti, scodellature e cadute degli strati preparatori e del colore. Tali condizioni di instabilità sono da attribuirsi con molta probabilità sia alla tecnica esecutiva (preparazione gesso/colla), sia alle trazioni meccaniche esercitate dalla tela a causa dalle variazioni di umidità relativa. Inoltre, la pellicola pittorica risultava cromaticamente offuscata da un cospicuo deposito di polveri e particellato atmosferico, in parte inglobate in una vernice fortemente ingiallita ed ossidata con problemi di prosciughi e disomogeneità”.

“I numerosi vecchi ritocchi ormai alterati – proseguono Andrea Lutti e Sabrina Moschitta – disturbavano parzialmente la lettura. A seguito di un’attenta fase di studio dello stato di conservazione e del degrado in corso dell’opera, si è proceduto al pre-consolidamento degli strati preparatori e del colore nelle zone critiche, con l’obiettivo di stabilizzare la superficie pittorica ed evitare la perdita di materiale originale. Dopo la riattivazione del consolidante tramite termocauterio, la seconda fase dell’intervento di restauro ha previsto la rimozione dei depositi incoerenti mediante spazzole morbide e aspirazione controllata sul verso della tela, ripulendo il telaio dai depositi di polvere a cui si è aggiunto un trattamento antitarlo a scopo preventivo. Al test di solubilità delle vernici è seguita la pulitura della pellicola pittorica sempre monitorata con
lampada a fluorescenza UV e microscopio digitale. Terminata la fase di pulitura, si è eseguito il consolidamento di tutta la superficie, la stuccatura delle lacune, la verniciatura a pennello e il ritocco pittorico con verniciatura finale per nebulizzazione al fine di garantire la protezione della superficie e al contempo migliorare la leggibilità dell’immagine e dei toni cromatici”.

La fruizione delle pale di Giovanni Raggi
per “Bergamo Brescia Capitale
della Cultura 2023”

La riconsegna delle tele presso la Chiesa di Sant’Alessandro della Croce è stata effettuata il 17 novembre scorso nell’ambito dell’evento “Le sagrestie ritrovate”, iniziativa culturale promossa della Parrocchia di Pignolo e sostenuta da Fondazione Creberg ed Accademia Carrara.
Nella presentazione serale presso la chiesa gremita di pubblico, il racconto storico-artistico del Funzionario della Soprintendenza Angelo Loda si è intrecciato con quello dei restauratori Andrea Lutti e Sabrina Moschitta insieme con la delineazione sintetica dei “Grandi Restauri” di Fondazione Creberg, che si appalesa come progetto non solo di salvaguardia delle opere, ma anche di grande e continua attività di divulgazione storica e artistica «La sensibilizzazione verso il nostro patrimonio storico-artistico passa soprattutto attraverso la sua conoscenza» conclude Angelo Piazzoli.

“La finalità della comunicazione dei restauri operati nella Sala del Consiglio è didattica, promozionale e divulgativa. Gli interventi sono documentati da indagini diagnostiche, relazioni, campagne fotografiche, conferenze, convegni di studi, mostre, video e docufilm resi fruibili al grande pubblico sia con specifiche pubblicazioni ma attraverso una costante opera di divulgazione online dal sito web della Fondazione e dai social (Facebook, Instagram e Youtube)”.

Terminato il restauro di Fondazione Creberg e riconsegnata l’opera, don Pietro Biaggi, Parroco della chiesa di Sant’Alessandro della Croce in Pignolo, ha acconsentito – in via eccezionale e in vista degli appuntamenti per “Bergamo Brescia Capitale della Cultura” – alla proposta della Fondazione comportante la temporanea esposizione dei due dipinti restaurati nell’ultima cappella sulla destra entrando in chiesa. Prima del restauro i teleri erano conservati nella loro collocazione originaria, all’altare dell’Orazione eseguito dalla celebre bottega dei Fantoni (ove saranno ricollocati al termine della ostensione); la posizione molto in alto non ne avrebbe permesso un’adeguata contemplazione da parte del pubblico.

I dipinti restaurati saranno visibili negli orari di apertura della Chiesa.

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