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Il viaggio

Angela, a 83 anni lungo il Cammino di Santiago: “Lo sogno ancora di notte e mi sento in pace” fotogallery

In 39 giorni ha percorso poco meno di mille chilometri: è arrivata fino a Finsterre e si è concessa anche qualche giorno "da turista"

Stezzano. A 83 anni, quasi 84, ha percorso da sola tutto il Cammino di Santiago di Compostela. Anzi, di più. Perché Angela Pala, pensionata di Stezzano, si è spinta fino a Finisterre: in 39 giorni ha coperto tutto il tracciato, lungo poco meno di mille chilometri e si è concessa anche qualche giorno “da turista”.

“Avevo bisogno di ‘disintossicarmi’ da tutto, così ho deciso di partire. Quando l’ho comunicato a mia figlia per un po’ non mi ha parlato, poi una sera è arrivata con in mano una mappa e con gli indirizzi degli ostelli e dei punti di pernottamento. Mi sono stati molto utili”, racconta.

Angela è una donna forte, determinata, schietta, lucidissima e coraggiosa. Il suo personale Cammino è iniziato lo scorso 18 settembre: “Il primo giorno è stato il più duro. La tappa prevede il valico dei Pirenei, bisogna affrontare una grande salita per arrivare in cima e poi ridiscendere. Dicono che chi supera i Pirenei arriva a Santiago”.

Durante il suo faticoso viaggio ha incontrato tanta gente: “Belle persone che mi hanno adottata, mi hanno viziata, erano sempre piene di premure nei miei confronti. Ho portato lo zaino poche volte perché c’era sempre qualcuno che si offriva di aiutarmi. Ragazzi giovani, ma non solo, gente proveniente da tutta Italia e anche da diverse parti dell’Europa e del mondo, con la quale ho condiviso un’esperienza stupenda, che mi ha arricchita tantissimo”.

Non ha mai avuto momenti di sconforto? “Mai. Perché ogni giorno succedeva qualcosa di bello. E poi la mia fede mia ha sempre sostenuta. Io ho sempre avuto Dio davanti a me, a guidare i miei passi. E non ho nemmeno sentito troppo la fatica. Quando ero stanca mi sdraiavo e dormivo: sulle panchine, sui bordi delle fontane, per terra, nei prati, perfino in chiesa. Mi bastava chiudere gli occhi un quarto d’ora per riprendermi. Anche qui a casa quando fa caldo dormo per terra. Sono abituata”.

 

Angela è diventata famosa tra i pellegrini: “Mi conoscevano tutti, mi aspettavano, chiedevano di me”. Perché di certo l’anziana bergamasca si è distinta: nessuno le credeva quando diceva di avere 83 anni.

Quella della signora Pala è stata una vita particolare, non certo ordinaria. “Sono nata a Ciserano il 6 gennaio del 1939. Mio papà aveva un’impresa edile, la mia mamma una bottega di alimentari. Eravamo in tre fratelli. Terminate le scuole medie sono andata ad aiutare mia mamma in negozio poi, quando è morto il mio papà, ho capito che volevo andare via da Ciserano, non ce la facevo più a stare lì. Avevo 24 anni e sono andata due anni in Germania come ragazza alla pari per perfezionare il mio tedesco. Vivevo in famiglia e certe dinamiche mi hanno fatto capire che il matrimonio non faceva per me”.

Tornata in Italia, ha deciso di cominciare a frequentare il Celim, il Centro laico italiano per le missioni. “Una sera ero ad una riunione e il relatore ha chiesto se c’era qualche volontario disponibile per la Ciuidad del Niño, a La Paz, in Bolivia. Io non sapevo nemmeno dov’era, ma ho alzato la mano e mi sono offerta. Mi hanno portata da don Bepo Vavassori, che mi ha chiesto di restare in Italia finché don Angelo Gelmi, poi diventato vescovo in Bolivia, non si fosse ordinato prete. E così ho fatto. Sono andata a vivere a Sorisole, al patronato e nel frattempo ho studiato per diventare puericultrice”.

Finalmente nel 1970 Angela parte per La Paz: “Mi sono fermata lì sei anni, ho dato una grande mano alla comunità. Poi nel ’76 sono tornata in Italia con una bambina boliviana, mia figlia Benedetta. Ma ho subito capito che non riuscivo a condurre una vita normale, così sono tornata a vivere al patronato con Benedetta. Nella mia casa mi occupavo di dieci bambini, alcuni orfani e altri allontanati dalle loro famiglie. Tutte le domeniche accompagnavo mia figlia in stazione a Bergamo, lei prendeva il treno da sola, aveva sei anni, scendeva a Verdello dove l’andavano a prendere la nonna e la zia e passava la giornata insieme a loro, tra coccole e vizi che nella vita di tutti i giorni non le erano concessi, visto la situazione in cui vivevamo”.

Dopo 5 anni la donna ha aperto un lavasecco a Zingonia, che ha gestito fino a quando non è andata in pensione. Nel frattempo Benedetta ha studiato, è diventata avvocato. Ma Angela con le mani in mano non sa proprio stare: “Io devo sempre avere qualcosa da fare, essere impegnata. Per mantenere il mio spirito ‘devo sempre essere in ritardo’. Così ho continuato a fare la volontaria al patronato e anche al Conventino, dove mi occupavo dei malati di Aids”.

A Stezzano risiede ormai da circa 40 anni. Tutte le mattine, da via Trieste, raggiunge il Santuario della Madonna dei Campi per partecipare alla messa, una buona mezz’ora a piedi. Poi il mercoledì e la domenica si trova con un gruppo di cammino che si chiama “Quelli del tram” e con loro organizza gite ed escursioni.

È allenata, tanto che nel 2000 ha percorso tutta la via Francigena, da Bergamo a Roma, più di 600 chilometri. E ora il Cammino di Santiago, per non farsi mancare nulla. Con le sue mani ferme ma inevitabilmente segnate dal tempo, srotola l’attestato ricevuto al termine del lungo percorso e mostra la tesserina con i timbri della varie tappe: “Ripenso spesso all’esperienza che ho fatto, me la sogno di notte. Rivedo i campi con le balle di fieno, i sentieri, i sorrisi delle persone che hanno camminato con me. E per un po’ mi sento in pace”.

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