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La finale

Festival Città Impresa: a Veronica Galletta il premio letteratura con “Nina sull’argine”

Testa a testa con Luigi Garlando, autore di "L'album dei sogni", che racconta la storia della famiglia Panini

Bergamo. Il Festival Città Impresa di Bergamo ha ospitato nella giornata centrale della rassegna di eventi, sabato 19 novembre, la finale della seconda edizione del Premio Letteratura d’Impresa.

Quattro i titoli finalisti, che hanno raccontato il tessuto imprenditoriale del Bel Paese nelle loro pagine. È stata Veronica Galletta, con il suo romanzo “Nina sull’Argine”, a ottenere il primo posto e vedersi consegnato il prestigioso premio.

Gli obiettivi di un premio voluto e pensato

Main partner che ha sponsorizzato il premio è Fine Foods & Pharmaceuticals, azienda punta di diamante nel settore cosmetico e farmaceutico.

L’amministratore delegato Giorgio Ferraris, ha spiegato come quest’occasione all’interno del festival rientri nel piano di sostenibilità avviato dalla sua azienda nel 2010.

“Per alzare l’asticella abbiamo iniziato a selezionare persone allineate con la nostra strategia di etica e correttezza – ha esordito –. Ci farebbe piacere che i nostri collaboratori fossero più curiosi e leggessero di più, vogliamo sviluppare pensiero critico, e questo perché siamo un settore complicato in cui non basta leggere i tweet”.

“Partiamo dal tweet – ha poi proseguito l’autore e giornalista Antonio Calabrò, presidente della giuria del premio –. Solo 140 caratteri: siamo abituati a riassumere così un pensiero, e così non si fa un’azienda. Elon Musk ne è la prova lampante, ed è il modello di impresa che non ci piace, poiché non ha a che fare con nessuna prospettiva di sviluppo. Siamo convinti che la qualità delle imprese italiane stia lavorando su alcuni versanti come competitività e sostenibilità ambientale e sociale. Questo premio serve a raccontare meglio di un tweet la complessità delle nostre imprese che continuano a crescere, come testimonia il +10% tra 2021 e 2022”.

Non che questo significhi idealizzare e mistificare, come ha spiegato lo stesso Calabrò: “Il racconto
che va stimolato non è quello dell’impresa perfetta. Le imprese sono macchine di fatica e trasformazione, e noi premiamo chi offre questo ritratto. Il mondo dell’impresa italiana merita un racconto migliore di quello che oggi si fa sui social media, e il premio letterario vuole contribuire a questo nostro sforzo”.

I titoli finalisti

I candidati al premio sono stati sia romanzi che saggi, quasi a voler testimoniare come le forme del racconto sono molto cambiate, e forme diverse stanno insieme anche nel mondo imprenditoriale italiano tanto unito nell’eccellenza come variegato negli scopi.

Veronica Galletta, ingegnere edile e scrittrice, è già stata finalista del premio strega con il suo romanzo “Nina sull’argine” e con lo stesso titolo si è presentata al festival Bergamasco. “La mia è una lettura imprenditoriale che vede molte cose che altri non vedono” esordisce, nel raccontare la genesi di un libro, il suo, che parla dell’avventura della giovane ingegnera Nina in un settore, quello edilizio, che sembra fatto di soli uomini.

Francesco Vena, amministratore delegato di quarta generazione dell’Amaro Lucano S.p.A., racconta invece il liquore più iconico d’Italia in “Cosa vuoi di più dalla vita?”. “Ho condiviso con gli altri un percorso di amicizia, e sono soddisfatto di averlo fatto raccontando una storia familiare – ha spiegato il coautore del libro – siamo partiti a fine 800 e ancora oggi parliamo di cose attualissime, ed è questa la forza della tradizione”.

Luigi Garlando, giornalista e scrittore, si è presentato con “L’album dei sogni”. Protagonista è la storia della famiglia Panini, che a Modena ha inaugurato una tradizione ancora oggi radicatissima tra piccoli appassionati e grandi collezionisti: quella delle figurine. Le stesse che si erano viste nell’ultimo capitolo di “Per questo mi chiamo Giovanni”, un suo bestseller che ancora fa da capolinea nelle letture contro la mafia proposte nelle scuole.

“Mi è interessata la vicenda umana dei personaggi, oltre all’aspetto finanziario che ho forse anche un po’ sorvolato” ha ammesso nel presentare il suo libro, non mancando di ringraziare gli altri
finalisti per il percorso affrontato insieme.

Fulvia D’Aloisio, antropologa e professoressa universitaria, ha proposto infine un volume frutto di una ricerca etnografica, dal titolo “Partecipare all’impresa globale”. Come Malinowski alle isole Trobriand, ha “piantato la tenda” in Automobili Lamborghini, e con la sua osservazione partecipante ha prodotto uno studio pilota già considerato come qualcosa di pionieristico nella realtà Italiana.

“Quella del festival è stata un’esperienza magnifica – ha sorriso – da antropologa scrivo spesso per il mio settore, ma stavolta mi confronto con un pubblico molto vasto e ne sono felicissima”.

Lo spoglio dei voti e il risultato

Una giuria di 150 lettori completata dalla Giuria Scientifica, ha così decretato il vincitore di questa edizione. Dopo un tesissimo testa a testa con Luigi Garlando, Veronica Galletta ha portato a casa il premio con 47 voti contro i 43 dello sfidante diretto.

“Dovere di ingegnera controllare i dati – dice scherzando la vincitrice -. Ho vinto altri premi, ma in questo premio speciale sta una parte della mia vita che si chiude positivamente. Dedico questo lavoro alle mie ex-colleghe che ancora mi scrivono dei progetti che ho fatto con loro, e che continuo a portare nel cuore della mia esperienza”.

Antonio Calabrò, nel consegnare il premio, ha offerto un’accorata motivazione: “Far diventare un cantiere edile oggetto di un romanzo, per di più da un punto di vista femminile, è un’opera straordinaria che merita il nostro riconoscimento”.

 

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