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L'intervista

Viaggio nel passato con l’orchestra Gli Originali: “Più vicini a Donizetti con gli strumenti d’epoca”

Il maestro Enrico Casazza, primo violino dell’orchestra, spiega i vantaggi: "Innanzitutto la coerenza. L’orchestra moderna, dal suono molto potente, non sempre ha rapporto alla pari con i cantanti"

Viaggiare nel tempo è uno dei più grandi sogni dell’uomo non ancora realizzato. La musica, però, è l’unica in grado di avvicinarci ad un passato remotissimo regalandoci suggestioni, suoni e sapori di un tempo che fu.

I numeri uno in Italia di viaggi musicali nel passato sono sicuramente i musicisti dell’orchestra “Gli Originali”, una formazione che utilizza strumenti d’epoca o perfette riproduzioni, dal 2018 tra le chicche del Donizetti Opera Festival.

Dopo aver preso parte alla produzione di “Pietro il grande”, “Le nozze in villa” di Donizetti, i musicisti sono stati coinvolti per la realizzazione di un album di arie donizettiane insieme al famosissimo cantante Javer Camarena, che sarà presentato il prossimo 4 dicembre.

Quarantasei musicisti dell’orchestra sono ora coinvolti nella messa in scena di “Chiara e Serafina”, secondo titolo in programma al Donizetti Opera 2022, che debutterà al Teatro Sociale sabato 19 novembre alle 20.

Racconta la storia de “Gli Originali” il maestro Enrico Casazza, primo violino dell’orchestra.

Maestro, come nasce l’orchestra Gli Originali?

Gli Originali, nata cinque anni fa grazie ad un’intuizione del maestro Riccardo Frizza e di Francesco Micheli (rispettivamente direttore musicale e direttore artistico del Donizetti Opera Festival, ndr), come vuole il termine stesso, è un’orchestra che utilizza strumenti musicali storicamente informati, alcuni dei quali davvero originali ed altri copie e una prassi esecutiva anch’essa il più possibile fedele al periodo storico così come il pitch a 432hz. La qualità del suono, la sua emissione e quantità corrispondono a quello che un ascoltatore avrebbe potuto sentire all’epoca di Donizetti. Come Lei saprà, infatti, la trasformazione degli strumenti a fiato in strumenti moderni avvenne molti anni più tardi: ad esempio, il brevetto del clarinetto moderno con sistema francese è del 1839 ma entrò in uso comune solo alla fine dell’800 e nei primi del ‘900. Gli archi dell’epoca utilizzavano corde in budello ed emettevano, pertanto, un suono sensibilmente differente rispetto a quello prodotto dalle corde metalliche moderne. Allo stesso modo, il suono del corno inglese moderno non ha nulla a che vedere con il suono del corno inglese dell’epoca donizettiana! In questo modo possiamo riascoltare le stesse sonorità e timbri che anche le orecchie di Gaetano ascoltarono. Nel corso del tempo le orchestre hanno subito una evoluzione.

Da quanti musicisti è formata l’orchestra?

Il numero degli elementi dipende dalla produzione. Quest’anno siamo quarantasei. Ogni anno aumentiamo perché, proseguendo nella riproduzione in ordine cronologico delle opere giovanili, Donizetti inizia ad aggiungere sempre più strumenti. strumenti. Ad esempio, in “Pietro il Grande” (1818) Donizetti utilizzava un trombone, mentre in Chiara e Serafina ne servono tre. Prima i corni erano due e ora quattro. Quindi anche il resto dell’orchestra deve adeguarsi, gli archi devono essere in equilibrio con i fiati. Anche i cantanti iniziano ad approcciarsi al canto in maniera diversa.

Qual è il vantaggio di usare strumenti originali?

La coerenza. Innanzitutto, l’utilizzo di strumenti storicamente informati ci restituisce una corretta interpretazione di documenti del passato di una determinata area geografica e di una civiltà. L’orchestra moderna, dal suono molto potente, non sempre ha rapporto alla pari con i cantanti. L’ utilizzo strumenti dell’epoca, invece, ci restituisce una sonorità che non sovrasta ed è in equilibrio con i cantanti. Inoltre, il fatto di essere accordati a 432 hertz (oggi normalmente le orchestre sono accordate a 440/442) consente ai cantanti di cantare con più agio.

Che sensazioni provate voi musicisti a suonare strumenti appartenuti a colleghi vissuti duecento anni fa?

Per noi “Originali” è sempre una gioia, tutti noi siamo regolarmente ospiti di importanti ensemble italiani ed europei specializzati in questo settore. Ne cito solo alcuni: Musiciens du Prince, Europa Galante, Il giardino Armonico, Les Siecle, I Barocchisti, Orchestra da Ponte, Silete Venti. Nei grandi teatri europei d’Inghilterra e Olanda l’uso degli strumenti antichi si pratica sin dagli anni 80, in Italia questo processo è iniziato più tardi ma sono convinto che grazie a preziose iniziative come questa del Teatro di Bergamo anche nel nostro Paese ben presto avrà maggiore diffusione.

Lei è un grande esecutore della musica barocca per la quale si trova a lavorare spesso all’esterno in concerti e masterclass da lei tenute. Qual è l’aspetto per lei più interessante di Gaetano Donizetti, non barocchista?

La personalità musicale che fin dalle primissime opere è evidente mette subito di buon umore, ma quando decide di essere drammatico libera la cantabilità ed è insuperabile.  Di fatti noi Originali stiamo percorrendo la sua formazione dalle prime composizioni, anno dopo anno lo ritroviamo più maturo e consapevole. Ritornano i suoi schemi compositivi, il modo di trattare l’orchestra e di utilizzare gli archi per assecondare un momento sentimentale del canto.

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