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Le reazioni

No all’ingresso nel Consiglio delle Donne, Pro Vita Famiglia: “Sconcertati da questa presa di posizione”

Dalla parte dell'associazione anche il Popolo della Famiglia di Bergamo: "Si riveda immediatamente questa chiusura folle"

“Discriminati, censurati e senza la possibilità di rappresentare e difendere i diritti delle donne”: così Pro Vita & Famiglia commenta la decisione presa dal Consiglio delle Donne di negare l’ingresso all’associazione “che difende il diritto alla vita dal concepimento fino alla morte naturale, promuove la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna e sostiene la libertà e priorità educativa dei genitori”.

“Una pagina nera per la democrazia della città – continua in una nota Anna Marinelli, referente territoriale di Bergamo di Pro Vita & Famiglia Onlus – Proprio i paladini dei diritti e della libertà (i ‘democratici’) si dimostrano intolleranti al pluralismo e al confronto, mettendo in atto una vera e propria censura politica che non lede soltanto noi e i nostri diritti, ma soprattutto quelli di migliaia di donne e famiglie. Siamo sorpresi e sconcertati da questa presa di posizione, appunto appresa solo da organi di stampa e non comunicata per le vie ufficiali, che estromette un’associazione come la nostra la quale, come le altre già presenti in Consiglio, ha tutto il diritto di avere una propria rappresentante all’interno di un organo cittadino così importante per il bene delle donne. Evidentemente l’unico pensiero che il Consiglio delle Donne del Comune di Bergamo accetta e ammette nel proprio consesso è quello dominante, mostrandosi tra l’altro del tutto indifferente rispetto alle donne che si trovano ad affrontare gravidanze difficili o indesiderate, alle quali tollera che si offra, quale l’unica soluzione, quella drammatica dell’aborto, senza dare alternative. Dopo avere attentamente valutato la legittimità della decisione assunta, continueremo in ogni sede le nostre battaglie in difesa della vita, della famiglia e della libertà educativa delle famiglie”.

A fare da spalla all’associazione è arrivato anche il sostegno del Popolo della Famiglia di Bergamo che ha espresso “rammarico, sdegno e apprensione per l’esclusione”, attaccando il Partito Democratico, che è rimasto compatto e ha fatto da ago della bilancia per la decisione.

“Ancora una volta i presunti ‘democratici’ danno sfoggio di una rabbiosa intolleranza verso chi osa contrapporsi anche solo verbalmente alle loro nefaste istanze, arrivando persino, nei loro deliri obnubilati, ad accusare la medesima associazione, e tutto il cosiddetto mondo pro life, di oltranzismo – aggiungono dal Popolo della Famiglia -. La difesa della vita sin dal concepimento non è nulla di estremistico, è un atto nobile e meritorio che va al di là del credo religioso, solo menti accecate possono affermare che il dramma dell’aborto sia un diritto inalienabile quando persino la nefasta legge 194 lo prevede chiaramente come extrema ratio. Risulta altresì ancora più sconcertante il fatto che ad imporre questi insensati muri sia un consiglio composto unicamente da donne, a dimostrazione di una chiusura mentale al dialogo con chi la pensa diversamente davvero preoccupante per l’universo femminile. Non meno grave l’atteggiamento alla Ponzio Pilato di una parte del consiglio stesso che si è astenuta, avvalorando così in pieno veti farneticanti e indegni di un paese civile che si presume democratico. Il Popolo della Famiglia di Bergamo chiede con fermezza che si riveda immediatamente questa chiusura folle, che si finisca di infangare chi combatte per la vita, che ci si apra ad un dialogo sereno e costruttivo nel rispetto delle opinioni altrui, e la si smetta una buona volta con queste barriere di odio che infangano la nostra città capoluogo”.

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