Bergamo. “L’abbiamo deciso lì al bar di dargli da bere quel farmaco, solo per stordirlo e rubargli l’orologio”. È questa la versione dei fatti fornita dai quattro arrestati per l’omicidio di Angelo Bonomelli, l’ottantenne ritrovato morto martedì mattina all’interno del suo Suv in un parcheggio della zona industriale di Entratico.
Un decesso da subito apparso anomalo ai carabinieri intervenuti sul posto. Nel giro di poche ore i militari hanno scoperto dell’avvelenamento e della rapina, e hanno arrestato quattro persone. Sono finiti in carcere Matteo Gherardi, 33 anni, con precedenti specifici, il padre Luigi, 68 anni, con precedenti di polizia per truffa, la fidanzata 23enne di Matteo, Jasmine Gervasoni, che ha avuto guai per truffa e furto, l’amico Omar Poretti, 24 anni, già noto per rapina e droga. L’accusa del pubblico ministero Chiara Monzio Compagnoni è di omicidio volontario con dolo eventuale, rapina e autoriciclaggio.
Sabato mattina gli arrestati hanno raccontato la loro verità nel corso dell’interrogatorio di convalida di fronte al gip Maria Beatrice Parati. In particolare hanno parlato di una “situazione sfuggita di mano” e che “nessuno aveva intenzione di provocare la morte di Bonomelli ma di avergli somministrato alcune gocce di Rivotril sciolte in una bibita solo per stordirlo e poi rubargli l’orologio”.
I legali dei quattro, per Matteo Gherardi l’avvocato Gianluca Quadri, per Poretti il collega Luca Bosisio, per gli altri due Roberta Zucchinali, hanno chiesto la scarcerazione e gli arresti domiciliari. In serata è arrivata la decisione del Gip, che ha convalidato l’arresto e confermato la detenzione in carcere per tutti.
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