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L'intervento

Il busto di Locatelli alla Torre dei Caduti, Ferla: “Eroe del suo tempo, oggi innocuo fantasma”

Fabio Ferla, sindaco di Calvenzano e storico interviene nel dibattito sul busto di Antonio Locatelli: "Come molti, è un personaggio discusso e discutibile, ma proprio perché lo sappiamo non ne vedo la pericolosità nel vederne l’effige o nel leggerne il nome tra la toponomastica"

Bergamo. Dopo la richiesta dell’Isrec (Istituto Bergamasco per la Storia della Resistenza e Dell’Età Contemporanea) che con una lettera aperta alla città e alle istituzioni chiede che venga rimosso il busto di Antonio Locatelli dalla Torre dei Caduti, appena restaurata. Dopo l’appello di Mauro Magistrati, presidente di Anpi Bergamo che chiedeva a Bergamo di fare i conti con la propria storia e, infine, dopo la considerazione del Sottosegretario al Ministero della Cultura onorevole Vittorio Sgarbi che sostiene che il busto di Locatelli, non essendo l’aviatore un caduto in guerra, vada rimosso dalla Torre dei Caduti e possa trovare una collocazione più consona, oggi pubblichiamo l’intervento di Fabio Ferla, storico e sindaco di Calvenzano.

Gentile Direttore,
cerco, con questo mio scritto, di dare riscontro ai suoi quesiti e di esprimere una mia opinione in merito, facendo un discorso un po’ più ampio.

Sarebbe molto più semplice parlarne, magari organizzando un dibattito, perché la scrittura limita un po’. Ho cercato di essere il più sintetico possibile, ma ci sarebbero molti altri argomenti ed esempi da rappresentare.

Ho letto con interesse le argomentazioni dell’amico Mauro Magistrati e dell’onorevole Vittorio Sgarbi e comprendo le posizioni di entrambi condividendone molti punti.
Potrei trovarmi concorde con l’affermazione di Vittorio Sgarbi: “Se quella è la Torre dei Caduti e quest’uomo non è caduto, non va messo lì. Ci sarà un museo che potrà accoglierlo”; una considerazione legata quindi alla pertinenza della presenza in quel luogo e non certo di una presa di posizione ideologica. In realtà, però, proprio la Torre dei Caduti è anche museo… Salendo infatti ai piani superiori, alle pareti si trova un percorso espositivo predisposto dall’architetto Giovanni Zanella che illustra l’evoluzione del centro cittadino: da luogo di svolgimento della Fiera di Sant’Alessandro a moderno polo amministrativo e commerciale nel tessuto urbano.
Credo quindi, in estrema sintesi, che la scultura (peraltro un’opera d’arte, al di là del soggetto raffigurato) possa rimanere dove si trova, soprattutto se consideriamo che si trova lì da più di settant’anni. Si tenga anche conto, peraltro, che la stessa Torre, come tutti i monumenti ai Caduti della Grande Guerra, è espressione della retorica fascista e della precisa volontà del Governo di Mussolini che incentivò la costruzione di questo tipo di opere.

Spesso in Italia si torna a discutere su nomi di vie, piazze, luoghi dedicati a questo o a quel personaggio, ma bisogna anche considerare che ognuno è figlio del suo tempo, come anche le scelte che vennero fatte dalle varie Amministrazioni per la toponomastica. D’altra parte dobbiamo considerare che si tratta sempre di dedicazioni e non di canonizzazioni. Le dedicazioni, che peraltro sono avvenute in epoche precise, non avevano (e non hanno) normalmente la funzione di indicare modelli da imitare, ma semplicemente di conservare il ricordo di personaggi per un motivo specifico (si pensi agli scienziati per una scoperta: qualcuno si è mai interrogato se le loro vite fossero cristalline e irreprensibili?). Se si dovesse avviare un processo “di canonizzazione” su ogni personaggio storico al quale è stato dedicato qualcosa, credo, con ogni probabilità, che una buona parte ne perderebbe il diritto.

Se pensiamo che molti Santi, che hanno benedetto crociate e guerre o hanno assunto posizioni oggi deprecabili, sono rimasti all’onore degli altari, a maggior ragione i personaggi storici possono mantenere il loro posto nella toponomastica. Ritengo che non si possano estrapolare le persone dalla loro storia e dalla loro epoca, altrimenti ci ritroveremmo a dover cancellare i nomi di molti.

In generale ritengo che la damnatio memoriae sia sempre dannosa, in quanto porta a dimenticare e, come sosteneva il politico e filosofo britannico Edmund Burke: “Chi non conosce la storia è condannato a ripeterla”.

Mi sembra che spesso si facciano battaglie contro fantasmi e chimere, mentre bisognerebbe insistere maggiormente sulla formazione ed informazione. Antonio Locatelli, come molti, è un personaggio discusso e discutibile, ma proprio perché lo sappiamo non ne vedo la pericolosità nel vederne l’effige o nel leggerne il nome tra la toponomastica.

Dobbiamo guardare al futuro memori del passato per non commettere errori già fatti, ma lasciando la storia nella sua dimensione propria e non forzandola per “cambiarla”.

Fabio Ferla

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