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L'intervento

Migranti, don Roberto Trussardi: “Tutta l’Europa si faccia carico dell’accoglienza” video

Il direttore della Caritas diocesana di Bergamo si esprime sull'arrivo delle navi delle ONG in Italia di cui si sta parecchio discutendo in questi giorni

Bergamo. “Sposo le parole di Papa Francesco: tutta la comunità europea deve farsi carico dell’accoglienza dei migranti. Non possono occuparsene solo Cipro, Malta, Grecia, Italia e Spagna, ma devono farlo tutti gli stati europei, quindi anche i Paesi del Nord Europa”. Così il direttore della Caritas diocesana di Bergamo, don Roberto Trussardi, si esprime sulla questione degli sbarchi delle navi delle ONG in Italia di cui si sta parecchio discutendo in questi giorni.

Ci troviamo di fronte a un nuovo blocco navale per non accogliere i migranti. Com’è possibile che la nostra società, il nostro Paese e più in generale l’Europa non riescano ad accogliere e a trovare una soluzione che non sia il rifiuto?

Sposo le parole di Papa Francesco che l’altro ieri, domenica 6 novembre, è stato molto chiaro e schietto intervenendo su questo tema. Ha dichiarato che tutta la comunità europea deve occuparsi dell’accoglienza di coloro che arrivano da varie parti del mondo: non possono farlo solo Cipro, Malta, Grecia, Italia e Spagna. È troppo facile dire che bisogna accogliere tutte le persone, parlando da perbenisti, ma poi non fare niente e, in questo caso, penso per esempio ai Paesi del Nord Europa: è un problema di tutti e di ciascuno. Penso che l’Italia debba fare la propria parte, così come tutta la comunità europea perché non è giusto che tocchi sempre agli stessi: accogliere per accogliere no ha più  senso, bisogna accogliere per integrare, puntando a un vero inserimento dei migranti nella società, e per riuscirci serve un impegno esteso delle nazioni dell’Unione Europea.

Dopo l’esperienza degli anni che ha maturato alla Caritas, con le migliaia di persone che avete accolto e accompagnato, che cosa emerge? Quali sono gli errori da evitare e quali le indicazioni da adottare?

Dal 2008 a oggi abbiamo avuto significativi arrivi dall’Africa e non solo. Ci siamo adoperati molto per l’accoglienza sia in termini quantitativi sia nella qualità dei servizi offerti. Sicuramente c’è stato anche qualcosa che non sarà andato come avremmo voluto, perché non sempre si riesce a dare risposte adeguate, però abbiamo svolto un lavoro importante. Penso che come Chiesa dobbiamo impegnarci per l’accoglienza a 360° avendo, però, la consapevolezza che non possiamo salvare tutti: chi salva è Dio e noi, come Caritas, possiamo arrivare fino a un certo punto, dopodiché non si hanno le risorse, le capacità e le possibilità per andare oltre. A questo punto, affidiamo ad altri enti dedicati l’accompagnamento delle persone di cui ci siamo fatti carico. L’idea di una Caritas potente che faccia tutto non è nelle mie corde: lo Stato ha un suo ruolo anche per quanto riguarda l’accoglienza e la necessità di dare risposte alle varie forme di povertà, noi collaboriamo ma non possiamo arrivare dappertutto.

Ma la nostra società ha perso la carità?

Non penso. Può essere che ce ne sia di più o di meno rispetto al passato, ma comunque c’è. Pensiamo, per esempio, ai disabili: oggi la loro condizione è molto migliorata rispetto a qualche decennio fa, quando venivano chiusi in casa o nelle strutture. Sono fiducioso, credo nella società del presente e penso che anche oggi valga la pena di spendersi nel quotidiano per coltivare la solidarietà.

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