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Bergamo

Torre dei Caduti, Sgarbi: “Il busto di Locatelli sia spostato in un luogo pertinente”

Dopo la richiesta dell'Isrec (Istituto Bergamasco per la Storia della Resistenza e Dell'Età Contemporanea) abbiamo chiesto il parere del critico d'arte e Sottosegretario al Ministero della Cultura Vittorio Sgarbi

Bergamo. Dopo importanti lavori di pulitura e di restauro ha riaperto al pubblico in questi giorni la Torre dei Caduti. E subito sono decollate le polemiche.

Oltre a quella di natura estetica, che ha a che fare col colore scuro delle lancette e dei numeri dell’orologio – con Palafrizzoni che difende l’autenticità della restituzione – ce n’è un’altra più spinosa, di natura ideologica.

Si tratta della presenza del busto in onore di Antonio Locatelli al primo piano della torre nel sacrario dei caduti della Grande Guerra. Eseguito dallo scultore Giovanni Avogadri, acquistato dal Comune di Bergamo nel ’36 e conservato nella casa Littoria fino alla liberazione, il busto è stato collocato nella Torre dei Caduti nell’immediato dopoguerra. E, dopo settant’anni, fa ancora bella mostra di sé al centro del primo vano della torre piacentiniana.

Unico aviatore italiano decorato con tre medaglie d’oro al valor militare (senza contare le altre tre d’argento), Antonio Locatelli a Bergamo gode nella percezione collettiva di indiscussa e immutata celebrità. Non c’è bisogno di ricordare quanti luoghi, vie, piazze, sale, istituzioni gli sono ancora oggi intitolati in città e in provincia. Una fama che non pare intaccata dalle sue responsabilità, emerse negli anni, specialmente in azioni di bombardamento e di sterminio, da lui rivendicate, in Africa Orientale e che ne fanno una figura controversa.

L’Isrec di Bergamo, che da varie stagioni si batte per il ridimensionamento della presenza pubblica di Locatelli, vorrebbe a questo punto un confronto serio con l’amministrazione sulla collocazione del ritratto nella restaurata Torre. Anche perché, se è vero che Locatelli ha combattuto ed è stato decorato nel ’15-‘18, è anche vero che a quel conflitto è sopravvissuto attraversando poi altre dibattute stagioni. Soprattutto, si distinse come “eroe della rivoluzione fascista” e come alfiere dell’Italia imperiale aderendo alla retorica bellicista e razzista del regime, tanto da essere definito dallo stesso Mussolini “una delle anime più pure e intrepide del fascismo”.

Sulla questione della collocazione del busto di Locatelli abbiamo sentito Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura del governo Meloni, da sempre attento al patrimonio architettonico e culturale della nostra città.

Sgarbi si schiera senza indugio a sfavore della presenza del busto di Locatelli al centro del sacrario dei caduti della Grande Guerra.

“Se quella è la Torre dei Caduti e quest’uomo non è caduto, non va messo lì. Ci sarà un museo che potrà accoglierlo. È chiaro che una scultura che non è contestuale alla Torre dei Caduti deve rappresentare la storia che si racconta in un luogo pertinente”.

Quella di Sgarbi non è una presa di posizione ideologica, sia chiaro. La sua è una considerazione di pura pertinenza, che evidenzia l’incongrua esposizione dell’effigie di Locatelli nella Torre dei Caduti.

“Non farei delle grandi polemiche – sottolinea Sgarbi – non avrebbe senso eliminare il ricordo pubblico di Locatelli né tantomeno il suo busto, ma lo contestualizzerei piuttosto in uno spazio storico in cui abbia significato”.

Di effigi di Locatelli ce ne sono già molte sul territorio, tra cui la fontana con busto bronzeo ai piedi della funicolare realizzata dall’architetto Aldo Piantanida, il busto modellato da Giacomo Manzù per l’Itis Paleocapa, quello scolpito da Costante Coter per il sanatorio di Groppino. Per questa scultura di Avogadri si potrebbe pensare a un museo della guerra o a un memoriale dei combattenti.

Comunque, al di là della destinazione possibile, il punto di vista del neo-sottosegretario è netto: “Se non è caduto, non può stare fra i caduti. I morti lì sono quelli della prima guerra mondiale. Locatelli non è caduto né nella prima né nella seconda, però fa parte di una storia che, fascismo o non fascismo, non dev’essere alterata, quindi deve andare in un museo storico. La sua collocazione naturale è uno spazio in cui si racconti una storia nel bene e nel male, senza demonizzare un momento dell’età fascista: uno spazio che parli di Locatelli e dica le cose giuste o sbagliate che ha fatto. Quello che è certo è che non è un caduto di quella guerra e quindi non deve entrare nella Torre dei Caduti”.

Una posizione che, in questo caso, sembra in linea con l’intento di Isrec di non fare “cancel culture” ma di restituire piuttosto una memoria corretta, “viva e attiva, dialettica e critica” della storia.

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