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Le indagini

Tragedia di Montello, il testimone che ha inseguito l’auto di Belotti e ha fornito la targa ai carabinieri

G. M., dopo aver assistito all'incidente costato la vita a Walter Monguzzi, ha avuto la prontezza di pedinare la Panda nera

Montello. Tra le testimonianze raccolte dai carabinieri domenica a Montello è stata decisiva quella di G. M., un uomo che dopo aver assistito all’incidente costato la vita a Walter Monguzzi ha avuto la prontezza di inseguire la Fiat Panda nera e di annotare il numero di targa. In questo modo nel giro di un’ora i militari sono risaliti al proprietario della vettura, Vittorio Belotti, e si sono presentati a casa sua dove l’hanno arrestato con l’accusa di omicidio volontario.

È uno dei particolari emersi dall’ordinanza con la quale il giudice per le indagini preliminari Riccardo Moreschi ha stabilito che l’operaio di 49 anni deve rimanere in carcere. Secondo il Gip, che esclude il pericolo di fuga dell’indagato, sussiste il rischio che lo stesso possa commettere un altro reato simile. Un aspetto emerso dalla spregiudicata condotta di Belotti, scaturita da un banale litigio relativo alla circolazione stradale e sfociata nella morte di Monguzzi: secondo il giudice è la dimostrazione di un’incapacità di contenere i propri istinti aggressivi.

Quella di G. M. non è l’unica testimonianza che inchioda l’arrestato. Sono almeno cinque e tutte concordi, tra cui una donna e un giovane motociclista, le persone che all’ora di pranzo hanno assistito allo scontro tra la Panda e la moto Bmw GS. Ma anche alle fasi precedenti, quelle della lite tra i conducenti dei due mezzi iniziata, secondo i loro racconti, al semaforo di via Papa Giovanni XXIII dove la due ruote si sarebbe avvicinata un po’ troppo alla vettura, provocando così l’ira di Belotti, che avrebbe da subito cercato di urtarlo, prima dello scontro verbale.

L’animata discussione sarebbe poi proseguita quando a semaforo verde i due mezzi sono ripartiti, con Belotti che – sempre secondo i testimoni – avrebbe cercato per due volte di tagliare la strada a Monguzzi che procedeva alla sua sinistra, il quale per cercare di allontanarlo avrebbe anche alzato una gamba contro la carrozzeria della Fiat. Fino al punto dell’impatto, nei pressi della rotonda, con l’auto che tocca la moto, la quale si impenna sbalzando a terra Monguzzi, che muore a 56 anni lasciando nel dolore la moglie e una figlia 28enne.

Gli ultimi dubbi sul suo decesso saranno sciolti dall’esito dell’autopsia effettuata, su disposizione del pubblico ministero Letizia Aloisio, giovedì mattina nella camera mortuaria dell’ospedale Papa Giovanni. Nel frattempo il magistrato ha incaricato l’ingegnere Paolo Panzeri di stilare la perizia cinematica che ricostruirà l’esatta dinamica dell’incidente.

Nel frattempo, i famigliari della vittima hanno incaricato l’avvocato Federico Pedersoli di assisterli quali parti offese nel procedimento penale a carico di Belotti: “Gli stessi oggi estremamente provati, racchiusi nel loro profondo dolore e che vogliono allo stato mantenere massima riservatezza. Desiderano che venga fatta piena luce sul caso – aggiunge il legale – certe che la giustizia farà il suo corso e accertata la verità dell’accaduto”.

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