Bergamo. Prenderà il via il prossimo 24 febbraio il processo nei confronti di Carlo Fumagalli, l’operaio di Fara Gera d’Adda reo confesso dell’omicidio della convivente Romina Vento, annegata dall’uomo nel fiume Adda lo scorso 19 aprile dopo che lo stesso si era lanciato in acqua con l’auto.
Giovedì 3 novembre il gup Federica Gaudino ha rinviato a giudizio il 49enne, accusato di omicidio volontario aggravato. Secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini coordinate dal pubblico ministero Carmen Santoro, la coppia quella sera ebbe un litigio a bordo della Renault Megane di famiglia. Quando lui capì che la loro relazione era ormai giunta alla fine, accelerò e si lanciò con l’auto nel fiume, dove la donna, dopo aver cercato di mettersi in salvo aprendo la portiera, trovò la morte.
Fumagalli, dopo essersi assicurato che la madre dei suoi due figli di 10 e 16 anni fosse morta, nuotò fino alla sponda opposta e fuggì a piedi fino a Vaprio d’Adda. Lì, il suo paese d’origine, venne trovato tre ore dopo dai carabinieri e condotto in carcere.
Il 49enne, attraverso il suo avvocato Luca Bosisio, ha chiesto il rito abbreviato. L’accezione non è stata accolta in quanto l’attuale legge non lo permette per questo tipo di reato, ma non è escluso che in futuro, quindi a processo in corso, la procedura possa essere modificata.
La mamma di Romina Vento, difesa dall’avvocato Eleonora Radaelli, così come il fratello e i suoi due figli (che ora hanno un tutore), attraverso il loro legale Matteo Anzalone hanno chiesto di costituirsi parte civile.
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