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Il caso

Gori, bordata al Pd: “Controproducente il congresso fino al 12 marzo con le elezioni regionali a febbraio”

Il sindaco di Bergamo contro il percorso proposto dal segretario Enrico Letta e approvato dalla direzione nazionale: tra i contrari anche il governatore dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini

Bastano pochi caratteri, quelli di un tweet, per essere incisivi e far arrivare il messaggio. Ed è esattamente ciò che ha fatto sabato Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, che con un "cinguettio" ha sottolineato tutta la propria insoddisfazione per la decisione del Partito Democratico, il suo partito, di dilatare i tempi del cammino congressuale fino al 12 marzo prossimo, data in cui sono state fissate le primarie.

"Non so se a Roma si rendono conto di quanto poco senso abbia tirare il congresso #Pd fino al 12 marzo quando le elezioni regionali - nel Lazio e forse anche quelle della Lombardia - si terranno a febbraio. Più che poco sensato, proprio controproducente", sono state le parole postate sul social network dal primo cittadino bergamasco, che nemmeno troppo velatamente ha accusato i vertici di una certa lontananza con le logiche e le necessità dei territori.

Il segretario Enrico Letta ha infatti proposto un percorso che toccherà sostanzialmente tre tappe fondamentali: la prima il 7 novembre, con l'appello alla partecipazione e la definizione degli obiettivi; la seconda è la scadenza del 28 gennaio, data entro la quale dovranno pervenire le candidature alla segreteria nazionale; e l'ultima è quella già citata del 12 marzo, ultimo atto con le primarie del partito.

Un'estensione temporale di oltre cinque mesi che non è piaciuta a molti, ma che è comunque stata approvata dalla direzione nazionale con 16 astenuti e un contrario.

Le scadenze, per esempio, non sono piaciute affatto a Stefano Bonaccini, presidente dell'Emilia Romagna e considerato uno dei candidati più forti al ruolo di segretario: ricordando delle scadenze delle regionali in Lazio e Lombardia, ha sottolineato come "non è una cosa così banale che non ci sarà un nuovo gruppo dirigente" in tempo per quell'appuntamento, considerando che "insieme fanno un quarto della popolazione del Paese, non sarà facile vincere o rivincere anche per il quadro di difficoltà sulle alleanze".

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