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Operazione 're leone'

Simba la Rue: la mandante del tentato omicidio è una 31enne bergamasca video

La donna è finita in manette insieme ad altre tre persone, considerate gli esecutori materiali: un 24enne milanese, un 24enne monselicese e un 30enne marocchino già detenuto in Austria

Treviolo. L’hanno chiamata ‘Operazione Re Leone’, i carabinieri di Bergamo, perché la vittima del tentato omicidio avvenuto a Treviolo il 16 giugno scorso, è Simba La Rue, trapper di 20 anni, residente nel milanese.

E a volere la spedizione punitiva con tanto di lama, che ha provocato gravi lesioni al giovane artista italo-tunisino, secondo gli inquirenti sarebbe una donna, una 31enne di Bergamo.

Nell’ambito delle indagini per risalire ai responsabili dell’accoltellamento nei confronti di Mohamed Lamine Saida, in arte Simba, i militari sono riusciti a risalire anche a tre presunti  esecutori materiali: un milanese 24enne, un monselicense anch’egli 24enne e un marocchino 30enne già ristretto presso il centro di detenzione della polizia di Vordernberg, in Austria.

Alle prime luci dell’alba di venerdì 7 ottobre, i carabinieri della Compagnia di Bergamo, coadiuvati nella fase esecutiva dai militari dei comandi provinciali di Milano e Padova e dagli agenti della polizia austriaca di Vondernberg, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, al momento, nei confronti di 4 soggetti, accusati di tentato omicidio in concorso.

I fatti risalgono allo scorso 16 giugno 2022, quando in un parcheggio di Treviolo, Simba la Rue era stato aggredito da una banda di rivali che lo avevano accoltellato più volte, per poi scappare a bordo di due autovetture. Il ragazzo era uscito sanguinante dall’abitacolo della sua auto, sulla quale si trovava insieme ad un’amica di Treviolo, ed era stato portato all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo.

I militari della Sezione Operativa della Compagnia di Bergamo, che hanno condotto le indagini coordinati dalla Procura della Repubblica di Bergamo, hanno da subito analizzato le telecamere di videosorveglianza comunali e private, riuscendo a risalire alle due autovetture utilizzate dagli autori della violenta aggressione.

I successivi approfondimenti investigativi hanno consentito di dar loro un nome e di ricostruire l’esatta dinamica degli eventi. L’accoltellamento, infatti, si inserisce in un’accesa rivalità tra due trapper: uno, la vittima, attivo nel milanese, e l’altro attivo nel padovano. L’aggressione, infatti, non sarebbe altro che una vendetta posta in essere da persone vicine a Baby Touchè,  trapper padovano sequestrato a Milano una settimana prima dell’agguato a Treviolo.

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