Bergamo. Se passate da via Broletto al civico 34 , sussurrava Sergio Endrigo “, toglietevi il cappello e parlate sottovoce, al primo piano dorme l’amore mio”.
A Bergamo non tanto sottovoce come si dovrebbe per via di passioni e amori targati fubbalieri ma anche familiari, al numero 2 di Via Pradello, nella giornata di venerdì 30 settembre da un noto notaio, la pallina della roulette delle azioni dell’Atalanta ha smesso di girare.
Rien ne va plus o finalmente alea iacta est non altro che il dado è tratto con Antonio Percassi vestito da Giulio Cesare.
La pallina Dea ha trovato la casella giusta, cosa non semplice quando intorno al tavolo verde sono in gioco non solo i dettagli economici, trovati dopo ripetuti faccia a faccia, bensì i pesi societari conseguenti alla cessione di azioni che seppur di minoranza pesavano intorno al 14 per cento.
Non potevano di certo andare a variare i sottili, quanto chiari equilibri societari in capo a chi aveva fatto l’investimento, Mister Pagliuca nei suoi viaggi in terra di Bergamo aveva ben vigilato perché i patti sottostanti all’accordo erano chiari fin dall’inizio.
Se compri tu Antonio, devo comperare anch’io ( Pagliuca), idem se qualcuno deve vendere un pezzo della torta.
Così le azioni dei Radici, comprese quelle del “Miro”, più quelle del gruppo Selini hanno trovato la più ovvia delle collocazioni in capo alla Dea Srl che particolare non da poco è controllata dalla holding Dea H Srl dove il diritto di voto rimane saldamente del socio di maggioranza, mister Pagliuca.
Gli equilibri sono immutati, e non poteva essere diversamente, con tanti saluti ai piccoli soci ora di vera minoranza, il cosiddetto parco buoi, ai quali rimane il diritto di andare in assemblea e fare verbalizzare il loro pensiero, ancor meglio per tutti se la classifica dell’Atalanta rimanesse tale a soddisfare chi ha fatto l’investimento quando il valore di libro era ben più appagante.
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