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La normativa

Averara e Mezzoldo, il paradosso dei rifugi ‘vicini’: uno può accendere il riscaldamento, l’altro no

Più o meno stessa altitudine, distanti 500 metri l'uno dall'altro, ma in fasce climatiche diverse che impongono regole diverse

Valle Brembana. Due rifugi, distanti poche centinaia di metri l’uno dall’altro: da un lato il Cà San Marco, in territorio di Averara, dall’altro il Passo San Marco 2000, che però è sotto il Comune di Mezzoldo. “Saranno dieci minuti a piedi”, spiega Antonella, che insieme alle figlie Serena e Silvia gestisce il rifugio Passo San Marco. Quanto basta, però, per farli ricadere in due fasce climatiche diverse: perché l’abitato di Averara (650 metri di altitudine) viene classificato in fascia ‘E’, quello di Mezzoldo (835 metri) in fascia ‘F’. I rifugi saranno quindi vicini, più o meno alla stessa altitudine (1.830 metri circa), ma devono sottostare a regole diverse: il primo rifugio – essendo in fascia ‘E’ – non potrà accendere il riscaldamento fino al 22 ottobre, per il secondo invece non ci sono restrizioni.

“Mi sembra una cosa assurda, priva di logica”. A dirlo è Antonella, che il riscaldamento può accenderlo quando vuole. Una situazione almeno paradossale, che fa capire quanto sia difficile pensare a delle norme che tengano conto delle singole situazioni. Secondo il sindaco di Averara, Mauro Egman, è la dimostrazione di come, tante volte, “le regole vengano calate dall’alto senza un minimo di aderenza alla realtà”. Pensiero condiviso dal collega di Olmo al Brembo, Carmelo Goglio: nel paese dell’alta Valle Brembana, classificato in fascia ‘F’, le temperature al mattino hanno già toccato i 4-5 gradi e le scuole sono al freddo, tant’è che le insegnanti stanno chiedendo al sindaco una deroga per i termosifoni. Cosa che, al momento, non è possibile viste le nuove normative. Anche qui, prima di accenderli, bisognerà attendere il 22 ottobre. I sindaci, inoltre, stanno cercando di capire se da queste limitazioni siano escluse almeno le scuole dell’infanzia, come previsto dal Dpr 74 del 2013.

“Che cosa farò? Userò la legna”, taglia corto il titolare del rifugio Cà San Marco, Lando Rossi (anche se bisogna seguire regole precise, altrimenti si rischiano multe salate). “Ma io sono abituato al freddo e per me – aggiunge – questo è solo l’ultimo dei problemi”. Porta un esempio: “Prima potevo contare su un piccolo servizio per fare le chiusure fiscali alla sera sui registratori di cassa, e mandarle in via telematica all’Agenzia delle Entrate. Si riusciva a far funzionare il bancomat avendo un segnale di 3G, che ora hanno tolto per dare posto al 5G. Che da Piazza Brembana in giù funziona, ma qui ora arriva solo un 2G che permette esclusivamente di telefonare. Quindi, per le chiusure serali, per restare a norma devo scendere fino a Mezzoldo per avere un segnale Internet. Poi – conclude – nella località Passo San Marco prima si riusciva a telefonare, non dappertutto ma in alcuni posti il cellulare prendeva. Ora le frequenza del 4 e 5G viaggiano su altri canali. La mia riflessione é che, purtroppo, chi abita in montagna è sempre più isolato. E che cosa resta da fare? Per molti la soluzione è lasciare tutto e trasferirsi in città”.

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