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Addio al grande attore

Il Teatro piange Marcello Magni: “Era energia pura, un trascinatore di anime”

Magni è stato attore in “Fragments”, “The valley of astonishment” e “Why?” con la regia di Peter Brook, con il quale ha collaborato per oltre vent’anni

“Theatre world pays tribute after death of Marcello Magni”. Il mondo del teatro rende omaggio a Marcello Magni. La mattina di lunedì 19 settembre il The Guardian, celebre quotidiano britannico, ha annunciato così la scomparsa del noto attore bergamasco.

La sua è stata una vita da uno su un milione. Fine anni ’70, Marcello ha diciannove anni ed ha appena completato gli studi all’Accademia del Teatro alle Grazie di Bergamo. I professori gliel’hanno detto chiaramente: uno con il suo talento deve formarsi all’estero.

Così è volato da Bergamo a Parigi per frequentare la scuola di Jacques Lecoq, il primo di tanti incontri importanti. Da Parigi, a Londra, dove ha fondato la compagnia “Theatre de Complicité”, e poi in tutto il mondo, senza fermarsi mai.

“L’agenda di Marcello era fittissima – racconta Fabio Comana, attore, amico ed ex compagno di accademia di Magni –. Ma non mancava mai di tornare a casa, a Bergamo”. Magni ha sempre mantenuto il forte legame con la sua città natale, e non solo per motivi professionali. Sicuramente ricorderemo la sua ultima esibizione del 3 maggio 2019 al Teatro Sociale di Bergamo, quando il suo “Marcel”, aveva superato conquistato la stagione di Altri Percorsi della Fondazione Teatro Donizetti.

“Cercava di tornare qui almeno tre volte l’anno, e non solo per lavoro”. Come nel 2011, quando ha sposato la sua Kathryn Hunter, una delle attrici più apprezzate in Inghilterra. Si sono conosciuti a teatro, ovviamente. “Era il 1987, mi trovavo a Londra per studiare nuovi modi di fare teatro – continua Comana – Durante le prove di uno spettacolo è avvenuto il loro primo incontro. È stato straordinario vederli innamorarsi l’uno dell’altra”.

Il teatro fisico, la comicità, l’energia. “Marcello è stato un trascinatore, tutti ricordiamo la sua energia esplosiva”. Non è un caso che Arlecchino, la maschera bergamasca più famosa, fosse una dei personaggi teatrali più amati da Magni. “Tra le leggende c’era anche il regista Peter Brook. Sapeva rappresentare l’essenza dell’umano, lo adoravamo. Poi un giorno Marcello mi ha detto: “Fabio, mi ha chiamato Brook”, che per noi equivaleva a una telefonata con Dio”. Magni è stato attore in “Fragments”, “The valley of astonishment” e “Why?” con la regia di Peter Brook, con il quale ha collaborato per oltre vent’anni.

Accanto alle tournée, ci sono state le lezioni alle nuove generazioni di attori. “È anche grazie a lui che è nata la cooperativa sociale Erbamill – conclude Comana –. Invitavamo Marcello in estate a condurre dei seminari di teatro. Queste esperienze ci hanno unito”.

“La perdita di Marcello Magni è un dolore per il teatro – commenta Maria Grazia Panigada, direttrice artistica della stagione di Prosa e Altri Percorsi della Fondazione teatro Donizetti –. Lui era una persona di grande talento e umanità, frutto di tanto studio e preparazione sul palco tutto diventavano leggerezza. Tutto era un atto unico e irripetibile. A noi resta quella bellissima serata al Teatro Sociale dove siamo rimasti incantati nel seguire il suo “Marcel” che resiste, gioca e fa di tutto per superare la prova. Alla fine, un grande applauso, che era un abbraccio e un atto di riconoscenza per la poesia che Marcello restituiva in scena”.

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