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L'appello

Treno per Orio, il comitato di quartiere: “Boccaleone è stato dimenticato”

"Ogni attività migliorativa è rivolta ad altre zone della città. Abbiamo chiesto all'Amministrazione un'assemblea pubblica per comunicare ai cittadini ciò che avverrà, ma nessuno ha risposto"

Bergamo. Il Comitato di quartiere di Boccaleone, dopo anni di battaglie contro il progetto legato al treno che collegherà Bergamo con l’aeroporto e dopo innumerevoli proposte per rendere l’infrastruttura più sostenibile per il territorio, prende atto dell’approvazione del progetto definitivo. Ma non smette di dire la sua.

“Forse è l’ultimo atto in cui i cittadini possono esprimere i propri dubbi, forse è l’ultima occasione per cercare di migliorare un progetto obsoleto e chiedere un progetto di qualità – scrivono in un comunicato -. Certamente se non si coglierà questa occasione per pensare un’idea nuova, si darà vita ad uno dei soliti progetti banali e di bassa qualità, una bruttura che Bergamo, città della cultura e del bello, non si merita. Potrebbe diventare un modello interessante, da esportare, da copiare, così come sostiene il “Maestro del Paesaggio” Cassian Schmidt che lancia una provocazione: “Bergamo può diventare un modello di città verde” e noi aggiungiamo, partendo dalle periferie.

“Anche Luca Rinaldi, soprintendente Archeologia belle arti e paesaggio, ha insistito che non basta il centro storico per fare bella una città e che città Alta è già bella di suo, non ha bisogno d’altro. Occorre porre attenzione e cura alle periferie, che sono i luoghi dove avvengono le maggiori trasformazioni e che sono le aree più effervescenti.
Anche l’evento organizzato dal Parco dei Colli lo scorso giugno dove i partecipanti hanno dichiarato “che occorre valorizzare le cinture verdi per una città più sostenibile”.

E invece abbiamo amministrazioni, comunali e regionali, che si accontentano, “l’importante è fare presto”; abbiamo una rappresentanza politica che non osa alzare lo sguardo oltre l’orizzonte; abbiamo tanti cittadini rassegnati.

Noi vogliamo continuare a proporre qualcosa di bello, di utile, un fiore all’occhiello per tutta la città, fruibile da tutti.
Vogliamo partecipare fortemente alla costruzione del futuro di Bergamo, del nostro quartiere, della nostra vita e di quella dei nostri figli. Riteniamo sia un’ambizione legittima.

La Commissione di Valutazione d’impatto ambientale del Ministero della transizione ecologica ha pubblicato il parere ambientale sul progetto RFI di collegamento ferroviario Milano/Aeroporto di Orio al Serio; ha dato parere positivo, ma ha espresso anche l’importanza di considerare e porre attenzione all’impatto sociale dell’opera, soprattutto nel quartiere di Boccaleone che verrà separato fisicamente dall’infrastruttura.

Per questo il comitato di quartiere propone una nuova idea: creare una collegamento di qualità, un progetto ferroviario che sia bello, sostenibile ed energ-etico, che provochi una felice ri-generazione del quartiere.

Rispetto al progetto, anche nella sua revisione, presentato occorre prestare attenzione alle gravi criticità che sorgeranno e che non sono state concretamente considerate né da RFI né dagli uffici del Comune di Bergamo.

Riteniamo che proprio l’Amministrazione comunale deve sentirsi urgentemente e direttamente interessata e coinvolta nella tutela del proprio territorio.

Prima che abbiano inizio i lavori ferroviari è indispensabile la costruzione ex novo di un collegamento viario alternativo alla chiusura di via Recastello, senza il quale non è concepibile pensare di chiudere il passaggio a livello; è inevitabile riflettere fin d’ora sugli accessi di traffico nel quartiere di Boccaleone che andranno necessariamente limitati, altrimenti via Rosa, via Isabello, via Gasparini, via Rovelli diventeranno da stradine di quartiere a percorsi ad alto scorrimento in entrata e in uscita. Sono strade dove insistono luoghi di culto, scuole di ogni grado, servizi sociali e pubblici, negozi.

Riteniamo che non ci siano i tempi per concludere l’opera entro il 2026. Non vogliamo rischiare di avere un cantiere aperto per anni, non vogliamo che il quartiere resti sotto sequestro per tempi indefiniti e che diventi una “riserva indiana”, c’è gente che vive, lavora, studia e deve essere in grado di potersi muovere senza ulteriori difficoltà.

La chiusura estiva di via Recastello per lavori è stata il banco di prova di cosa succederà quando ci sarà il cantiere: nessun amministratore locale ha avuto il coraggio di venire a vedere di persona i disagi creati non solo ai residenti, ma a tutti quelli che giornalmente devono percorrere le strade del quartiere per raggiungere casa, lavoro, attività.

Tutto questo in un periodo di pochi mesi con le scuole chiuse, possiamo solo immaginare cosa succederà durante gli anni dei lavori.

Boccaleone ultimamente è stato dimenticato dall’Amministrazione locale, ogni attività migliorativa è rivolta ad altri quartieri, mentre per quello di Boccaleone non ci sono progetti rigenerativi: tutto è sospeso.

Abbiamo chiesto ripetutamente che Sindaco e Assessori partecipino ad un’Assemblea pubblica per comunicare ai cittadini quello che avverrà nel cuore del quartiere e nelle zone limitrofe: quadruplicamento ferroviario, progetto Porta Sud, progetto Green Eye, bretella su via Gasparini, parcheggio di pullman turistici in via Rovelli, trasformazione aree di accesso di via Rovelli, via Rosa, via Recastello, case Giambelli, deviazione di via Lunga e collegamento viario su via Verne, esclusione delle aree verdi del quartiere dal vincolo protetto del Parco dei colli e tanto altro.

Il quartiere aspetta l’Amministrazione comunale.

Chiediamo che i politici locali abbiano il coraggio di affrontare la situazione non solo a parole, ma immergendosi con coraggio nella realtà. Il quartiere di Boccaleone nei prossimi anni subirà un’importante trasformazione, non può passare tutto sotto silenzio e tutto ciò non può essere comunicato solo attraverso i giornali.

Fare gli amministratori vuol dire avere il coraggio di affrontare anche le situazioni critiche, saper ascoltare e illustrare ai propri cittadini quali progetti si hanno in mente. Altrimenti questa non è una buona gestione del territorio, questa non si chiama partecipazione”.

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