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Verso il voto

L’appello di Pax Christi ai candidati di Camera e Senato: “Il vostro impegno sia per la pace”

L’attuale confronto elettorale cade in un contesto interno ed internazionale assolutamente diverso ed inedito rispetto i precedenti, sostanzialmente per due eventi straordinari e drammatici avvenuti negli ultimi due anni: lo scoppio di una incredibile pandemia da Covid19 e lo scoppio della guerra in Ucraina

Appello ai candidati alle Elezioni politiche del 25 settembre 2022 di Bergamo e Provincia.

Gentili signori e signore,
Ci rivolgiamo a voi, candidati alla Camera dei Deputati o al Senato della Repubblica, per augurare buon lavoro “nell’esclusivo interesse del bene comune”, ma soprattutto per sottoporre alla vostra attenzione un documento con cui sollecitiamo un Vostro impegno per la Pace, contro la guerra affinché lo inseriate nell’azione della vostra Campagna elettorale, in modo che, nel caso foste eletti, sia parte della vostra azione parlamentare.

Con la Guerra tutto è perduto! Noi pensiamo che si debba fare uno sforzo in direzione della pace e perché cessino l’orrore, le sofferenze, le distruzioni dell’Ucraina.
Contiamo su ognuno di voi!

L’attuale confronto elettorale cade in un contesto interno ed internazionale assolutamente diverso ed inedito rispetto i precedenti, sostanzialmente per due eventi straordinari e drammatici avvenuti negli ultimi due anni: lo scoppio di una incredibile pandemia da Covid19 e lo scoppio della guerra in Ucraina.

Le conseguenze personali e familiari, quelle economiche, quelle sanitarie e sociali di questi due avvenimenti eccezionali in tutto il globo hanno generato nuove paure e crisi di sistema. L’insorgenza di tematiche antiche come il ritorno dell’inflazione con lo spropositato aumento dei prezzi dei beni di prima necessità; una questione energetica nel quadro di una non rinviabile riconversione ecologica ed ambientale del Pianeta; l’aumento di sofferenze e migrazioni provocate dalla guerra, con la paura di un futuro senza pace.

La risposta che gli Stati Europei e quelli di Oltreoceano hanno dato a questi terribili eventi sono stati quelli di una lotta molto differenziata e localmente definita nel caso del nuovo coronavirus, abbandonando sostanzialmente a se stessi i paesi del sud del mondo, e di una risposta militare, anziché politica, sostanzialmente unanime di legittima condanna dell’aggressore e di solidarietà all’aggredito. Le azioni intraprese verso l’Ucraina sono state quindi: invio delle armi (e non solo di difesa); misure economiche e finanziarie di pressione contro la Russia. Delegando, altrettanto sostanzialmente, l’accoglienza dei profughi (donne, bambini e anziani fuggiti dall’Ucraina) nei Paesi europei, alle società civili il compito di organizzare l’invio degli aiuti alimentari e dei prodotti di prima necessità.

Dallo scoppio della guerra (24 febbraio) ad oggi si è combattuto e si continua a combattere in Ucraina: una grande carneficina di civili inermi e militari di entrambi gli schieramenti; mentre non risulta si siano ancora aperti seri canali di diplomazia, di trattativa e di negoziato per la richiesta e l’ottenimento di un indispensabile “cessate il fuoco”, per promuovere strategie alternative alla guerra. Oltretutto, in questa guerra si finge di non vedere la pericolosissima presenza di armi nucleari, sul suolo russo e in diversi paesi europei aderenti al Patto Atlantico (Italia compresa), che riportano di estrema attualità il rischio del disastro nucleare nel nostro Pianeta.

La evidente “guerra per procura” che gli Stati occidentali hanno ipocritamente e vergognosamente assegnato al popolo ucraino non può che scuotere le coscienze degli uomini e delle donne democratiche, civili e di buona volontà, oltre che rappresentare una vera e propria sciagurata resa delle conquiste civili dei Parlamenti democratici alla logica e agli interessi dei costruttori di armi.

Sentiamo dentro di noi un dovere di solidarietà nei confronti di tutti i civili adulti ucraini (dai 18 ai 65 anni) automaticamente arruolati ed obbligati a combattere nella guerra in atto. Così come pure sentiamo urgente la necessità umana, prima ancora che politica, di esprimere la nostra vicinanza agli obiettori di coscienza di entrambi gli Stati in conflitto perché, di fatto, lasciati a se stessi nella lotta contro la guerra e i pesanti rischi di estensione del conflitto armato a livello mondiale. I cittadini dei Paesi democratici, consultati con vari sondaggi, si sono, per la stragrande maggioranza, più volte dichiarati contrari alle scelte politiche di invio delle armi e di prosecuzione della guerra.

Dopo sette mesi di guerra non possiamo più aspettare che il conflitto si risolva con una parte vincitrice e l’altra sconfitta. Non è realistica questa prospettiva. Né per la Russia di Putin e neppure per l’Ucraina di Zelensky perché significherebbe implicitamente da un lato la sconfitta definitiva del Diritto Internazionale e di ogni garanzia di libertà dei popoli; nell’altro caso la vittoria dell’Occidente sullo storico Imperialismo russo.

A fronte di questi pratici ragionamenti ci sembra più che opportuno spingere l’opinione pubblica, l’associazionismo sociale e quindi tutte le parti politiche a chiedere con urgenza:

– l’istituzione di una delegazione internazionale di negoziato per la pace che si faccia promotrice, insieme ad un rinnovato ruolo dell’ONU, di una decisa pressione e convincimento su Putin e Zelensky per un “immediato cessate il fuoco”;

– l’immediata apertura di trattative multilaterali mondiali per esplorare tutte le possibili soluzioni alternative al conflitto armato, al fine di raggiungere un compromesso di tregua e di pace per tutti i popoli in conflitto;

Sentiamo inoltre l’urgenza di lavorare per la sottoscrizione di un nuovo accordo globale che metta definitivamente al bando della civiltà democratica la costruzione, il possesso e l’uso delle armi nucleari, attraverso la garanzia di un negoziato multilaterale per ogni Paese del Pianeta che accetti di bandire la guerra come strumento di risoluzione dei contrasti internazionali.
Infine, chiediamo di investire tutte le risorse economiche che oggi vengono spese per il mantenimento degli eserciti nazionali per la costruzione di forze di difesa multi-continentale che mettano al centro del sistema della sicurezza dei cittadini una rinnovata scelta di difesa nonviolenta e popolare, attraverso la sperimentazione di nuove e buone pratiche di soluzione dei conflitti.

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