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10 settembre 1827-2022

Ugo Foscolo e quel legame con la “ospitale ed accogliente” Bergamo

Nel giorno del 195° anno dalla scomparsa di Ugo Foscolo, sabato 10 settembre, una breve ricerca d’archivio dipinge un ritratto un po’ insolito del grande letterato durante un breve soggiorno nella città orobica

“Bergamo è un bel paesuccio. L’aria è si sottile e si pura che io malgrado i miei mali mi sento rivivere. Il sole è limpido: la campagna è ben coltivata; gli uomini … oh! Gli uomini , io devo dirne assai bene. Molti che non conoscevo mi hanno avvicinato … offrendomi i loro servigi e la loro casa. Le città piccole hanno meno lusso e meno ambizione e sono perciò più ospitali. Delle donne bergamasche non so dirti nulla: parlano male; mi pare che si vestano semplicemente, almeno le popolane. Le dame avranno i cenci di Parigi, ma senza il garbo delle milanesi”.

Lettera di Ugo Foscolo alla Contessa Antonietta Fargnani Farnese
Bergamo, 2 Novembre 1801.

Archivio del Comune di Genova. Non esiste un motore di ricerca. Può accadere così di esaminare una cosa e trovarne un’altra. Ricostruisco in questo modo, un po’ per caso, un frangente di cronaca avvenuta a Bergamo che vede protagonista uno dei più notevoli esponenti letterari dell’ottocento: Ugo Foscolo.

Anno 1801. Il poeta, dopo una vita attiva ed errabonda, ricca di avvenimenti, avventure e spiriti bollenti, giunge a Milano. Qui conosce la Contessa Antonietta Fagnani Arese, capricciosa quanto mai e sentimentalmente, “non alle prime armi”. La nobildonna corrisponde per oltre un anno al suo amore ed ha il privilegio (si dice non meritato), di essere immortalata nella famosa ode ellenica “all’amica risanata”.
Numerose sono le rose appassite e le lettere fragranti di divina amicizia che Ugo Foscolo le invia. In alcune di queste epistole si narra di un soggiorno del poeta a Bergamo. Motivo di questa visita?
Foscolo, stimato per la sua capacità dialettica e dotato già all’epoca di un indubbio prestigio, viene chiamato nella città orobica per soccorrere, con il contributo della sua parola forbita e tagliente, un povero prigioniero innocente.

Il Foscolo possiede tutte le qualità e le doti del tribuno. Appassionato e veemente, sa, secondo le circostanze, eccitare all’ira e allo sdegno e far vibrare tutte le corde del cuore. Il poeta, convinto della innocenza dell’imputato, accetta così di buon grado il patrocinio dell’onesta causa. Problema: come staccarsi dalla sua Antonietta?

È un Foscolo molto sentimentale ma anche parecchio sottomesso quello che queste lettere ci restituiscono. L’amore è in lui più potente dell’impegno assunto, pertanto Foscolo non si decide a partire per Bergamo. Per andare e mantenere la parola, ha bisogno che l’amica si allontani da Milano.

“Se parti Lunedì, io me ne andrò a Bergamo”, le scrive nell’ottobre del 1801. E pochi giorni dopo ancora: “vedersi a Varese! E… potrei cogliere il tempo per andare a Bergamo…ma io mi sento così pieno di te, ch’io non posso perdere un solo momento per consacrarlo a cosa che non ti appartenga. Tuttavia conviene che io vada! Ho impegnato la mia parola …e si tratta di aiutare un innocente ed infelice padre di famiglia”. Passano i giorni.

Il poeta vive sempre accanto all’amica dalla quale non sa staccarsi (o divincolarsi). Ma è proprio vero che è così innamorato? Le cronache dell’epoca in realtà narrano di un poeta edonisticamente poco esigente. Foscolo si innamora di tutte le donne che riesce ad avvicinare, belle e brutte che siano ed a tutte giura eterno amore.
Il pensiero di andare a Bergamo però è sempre presente nella sua mente e ricorre di continuo nelle sue lettere: “della mia partenza per Bergamo non so ancora dirti nulla“ e più avanti scrive: “fra due giorni al più tardi, io sarò a Bergamo a fare anch’io la mia villeggiatura”.

Finalmente, il fatidico giorno(presumibile il 2 Novembre, seguendo l’epistolario), arriva. Verso le nove del mattino, Foscolo lascia Milano con la sua nebbia da suicidio e alle 14 arriva a Bergamo.
Qui vi trova una splendida giornata di sole , ma l’arrivo suo non ne è illuminato: egli è triste per aver lasciato la sua Antonietta e ancor più per non poterle nello stesso giorno inviare almeno un saluto. La posta infatti è partita da un’ora e bisogna rimandare al domani.
Intanto con la visione negli occhi della sua amata si cruccia ed alla locanda, straniero e ignoto a tutti, si annoia ed è in preda alla malinconia. Tutto è triste dove non si vede la sua dolce amica. E senza di lei cos’è per lui la vita?

“Ho pranzato male… malissimo! – le scrive – che confronto con il pranzo di Madama Somaglia dove io ho passato domenica alcuni istanti un po’ allegri! Ma tutto ha la sua vicenda nel mondo. Mi sono mille volte pentito di questa gita … e mi sarei forse pentito se io rimaneva a Milano. Ma tutta la mia ansietà … e se tu fossi ritornata? E se ti dolesse della mia lontananza? Ho chiesto, quando Gesù volle, di mandarmi il cameriere, da scrivere … e mi è convenuto aspettare, aspettare, arrabbiarmi, annoiarmi e addormentarmi con la voglia di scriverti ma con la rassegnazione di differire a domani”.

Foscolo riprende la lettera nello stesso giorno. Prima di pranzo il bel cielo di Bergamo non esercita ancora alcuna attrattiva sull’animo suo.
“La febbre – scrive – viene oggi più per tempo del solito, forse per la triste giornata che ho passato ieri. Fa per altro il più bel sole del mondo”.

La salute cagionevole, il cuore innamorato ed il breve soggiorno, gli impediscono di essere equanime nei suoi giudizi e di pronunciarsi rettamente, tuttavia va man mano sviluppandosi in lui una certa compiacenza e il desiderio di conoscere: “i contorni di Bergamo e le belle cose che in tutti i paesi i forestieri cercano, e delle quali i cittadini non si curano” ma il cielo inclemente glielo vieta.
Il giorno 3 Novembre ha già sbrigato i suoi impegni e prima di disporsi a partire, dà annunzio alla sua Antonietta del buon esito della sua difesa: “ il mio affare è riuscito divinamente … il mio cliente è ripartito tutto lieto, senza venire nemmeno a salutarmi … e sapeva pure che io ieri, dopo essermi affaticato per lui, mi sono coricato per la febbre. Non importa. C’è un proverbio di un sapiente babilonese che dice: “Allorché tu mangi, porgi da mangiare ai cani anche se dovessero morsicarti”.

Foscolo riparte e torna a Milano ove l’attende il fuoco della sua Antonietta.
A testimonianza di questo suo viaggio nella ospitale e accogliente Bergamo restano le lettere e questa breve cronaca ove l’ingratitudine subita ed una certa goffaggine amorosa ci restituiscono l’umanità e il privato di una persona un po’ diversa dall’immagine pubblica tramandata dalla storiografia e biografia ufficiale.

*Alessandro Traverso, genovese,53 anni vive a Bergamo da circa 10 anni. Impiegato all’Assicurazione Qualità Lactis, è autore di diversi saggi e articoli storici sul latte e la città di Genova.

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