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Versi celebri

Settembre, tra malinconia e nuove speranze. Le poesie più belle, da Pirandello a Rodari

Il nono mese dell’anno è uno dei più rappresentati in letteratura perché segna un passaggio, un momento di transizione tra la fine dell’estate e il ricominciare delle attività

Settembre, andiamo. È tempo di migrare.

Probabilmente è questo il verso più celebre della poesia italiana dedicato a settembre. Un incipit, quello de I Pastori di Gabriele D’Annunzio, che è rimasto impresso nella memoria degli studenti e degli appassionati di letteratura. Il nono mese dell’anno infatti non è solo uno dei più rappresentati in poesia – se non il più celebrato – ma è anche uno dei più suggestivi.

Perché settembre segna un passaggio, un momento di transizione tra la fine dell’estate e il ricominciare della vita. Per noi, oggi, si lega alla fine delle vacanze estive, al rientro al lavoro e a scuola, alla ciclicità e alla frenesia degli impegni quotidiani.

C’è sempre un po’ di malinconia a settembre, ma anche tanta bellezza per i paesaggi e i colori magici che porta con sé. Abbiamo scelto di festeggiare l’inizio del nuovo mese con quelle che, secondo noi, sono le cinque più belle poesie ispirate proprio a settembre.

I PASTORI – GABRIELE D’ANNUNZIO

Settembre, andiamo. È tempo di migrare.
Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all’Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.

Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d’acqua natía
rimanga ne’ cuori esuli a conforto,
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d’avellano.

E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina!

Ora lungh’esso il litoral cammina
la greggia. Senza mutamento è l’aria.
il sole imbionda sì la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquío, calpestío, dolci romori.

Ah perché non son io cò miei pastori?

Non si può non iniziare proprio con I Pastori di D’Annunzio. Tratta da Alcyone (1904), raccolta che canta proprio la fine dell’estate, I Pastori descrive una scena di transumanza, ovvero il passaggio del bestiame dalle zone di montagne a quelle del piano prima che arrivi la stagione fredda. Al centro della poesia c’è il tema della nostalgia del poeta per una terra lontana da cui egli stesso è migrato come i suoi pastori: quella abruzzese, luogo della sua infanzia.

In quella natura e in quella pace D’Annunzio si immerge, secondo la sua concezione panica: la transumanza infatti non è solo uno spostamento, ma anche un’occasione di incontro tra antiche tradizioni e usanze diverse, con i gesti lenti e ripetitivi dei pastori simbolo di vicende che si ripetono sempre uguali di generazione in generazione in un contesto naturale primitivo e incontaminato. La sua malinconia e il suo identificarsi con i pastori è rispecchiata dalla conclusione e dal suo interrogarsi in maniera retorica: “Ah, perché non so’ io cò miei pastori?”.

FILASTROCCA SETTEMBRINA – GIANNI RODARI

Filastrocca settembrina
già l’autunno si avvicina,
già l’autunno per l’aria vola
fin sulla porta della scuola.
Sulla porta c’è il bidello,
che fischietta un ritornello,
poi con la faccia scura scura
prova la chiave nella serratura,
prova a suonare la campanella…
Bambino, prepara la cartella!

La nostalgia a settembre non è però solo quella degli adulti ma anche quella dei più piccini. La nostalgia delle intere giornate di gioco senza compiti e letture estive, del maggiore tempo passato insieme ai genitori e agli amici e delle nuove esperienze.

Ricomincia la scuola. Ma con il ritorno tra i banchi ritorna anche la gioia delle dolci abitudini: il bidello simpatico e scherzoso tra i corridoi, la campanella che segna l’inizio (ma soprattutto la fine) della giornata scolastica e il compito più difficile: non dimenticare nulla nello zaino per il giorno dopo. Auguri a tutti i bambini che iniziano il nuovo anno!

SETTEMBRE – LUIGI PIRANDELLO

Le speranze se ne vanno
come rondini a fin d’anno:
torneranno?
Nel mio cor vedovi e fidi
stanno ancora appesi i nidi
che di gridi
già sonaron brevi e gaj:
vaghe rondini, se mai
con i raj
del mio Sole tornerete,
le casucce vostre liete
troverete.

Lo ricordiamo specialmente come novelliere, romanziere e drammaturgo, ma Luigi Pirandello nella sua carriera letteraria fu anche poeta. “Settembre” risale al 1910 e fa parte di Nuova Antologia. Dodici versi, che rimano a tre a tre, per descrivere una migrazione metaforica: quella delle speranze, che come le rondini se ne vanno alla fine dell’anno.

Anche nei versi dello scrittore siciliano prevale la malinconia, seppur nascosta tra le pieghe di un paesaggio in apparenza dolce. Le speranze se ne vanno con la fine dell’estate, eppure Pirandello conserva sempre la fiducia nel concretizzarsi di sogni e aspettative (“nel mio cor vedovi e fidi stanno ancora appesi i nidi”).

Settembre però è anche il mese in cui tutto ricomincia, in cui la forza di volontà e i buoni propositi rinvigoriscono. Da qui l’auspicio al ritorno delle rondini, e quindi delle speranze, negli ultimi versi: “se mai con i raj del mio Sole tornerete, le casucce vostre liete troverete”.

SONETTO DI SETTEMBRE – CARLO VALLINI

O Settembre, nel bel parco silente
ove assorto al mio sogno un dí vagai,
fa’ ch’io rivegga ancora dai rosai
fiorir le rose, prodigiosamente.

Ch’io rioda tra i boschi dolcemente
gemer le mie fontane dolci lai
e le gelide statue che mai
mutano gesto, interrogarmi intente.

Irrompa tra i cipressi, per le aperte
finestre, nel castello, la sovrana
fiamma sanguigna del gran sol che muore

e dilaghi via via per le deserte
plaghe, una voce triste che lontana
mi sembri e pianga invece nel mio cuore.

Meno conosciuto è forse il Sonetto di settembre di Carlo Vallini, autore milanese morto in giovane età a 35 anni. Vallini fu marinaio e sottotenente degli alpini durante la prima guerra mondiale in cui ottenne anche una medaglia al valore.

Amico e seguace del poeta crepuscolare Guido Gozzano, Vallini pubblicò nel 1907 la raccolta La Rinunzia in cui è contenuto il Sonetto, il quinto di cinque sonetti dedicati a settembre. Domina ancora un senso di malinconia, da cui emergono i legami con il passato e l’attaccamento alle vecchie cose familiari, ma anche un senso severo della natura, cristallizzata nell’immagine di una voce lontana rotta dal pianto che è in realtà quella colma di tristezza dello stesso Vallini.

PIOGGIA DI SETTEMBRE – LEONARDO SCIASCIA

Le gru rigano lente il cielo,
più avido è il grido dei corvi;
e il primo tuono rotola improvviso
tra gli scogli lividi delle nuvole,
spaurisce tra gli alberi il vento.
La pioggia avanza come nebbia,
urlante incalza il volo dei passeri.
Ora scroscia sulla vigna, tra gli ulivi;
per la rabbia dei lampi preghiere
cercano le vecchie contadine.

Ma ecco un umido sguardo azzurro
aprirsi nel chiuso volto del cielo;
lentamente si allarga fino a trovare
la strabica pupilla del sole.
Una luce radente fa nitido
il solco dell’aratro, le siepi s’ingemmano;
tra le foglie sempre più rade
splende il grappolo niveo dei pistacchi.

Un altro scrittore siciliano noto soprattutto per le sue opere in prosa è, come Pirandello, Leonardo Sciascia. Profondamente legato alla sua Sicilia, al centro di molti dei suoi scritti, pubblicò nel 1952 La Sicilia, il suo cuore, la seconda delle sue due raccolte poetiche. È proprio una particolare scena del paesaggio siciliano che Sciascia descrive nella Pioggia di settembre, quella di un temporale passeggero del mese di settembre.

Un temporale che crea un’atmosfera densa di negatività – come testimoniano il gracchiare più avido dei corvi e il volo urlante dei passeri – e che preoccupa perché minaccia i raccolti. Per questo le vecchie contadine cercano “preghiere” contro “la rabbia dei lampi”. Il “Ma” della seconda strofa introduce però un segno di speranza: il cielo lentamente si apre lasciando passare “un umido sguardo azzurro” che mostra le bellezze della realtà contadina siciliana con i suoi colori e sapori: il solco dell’aratro, le siepi che s’ingemmano, lo splendere del grappolo niveo di pistacchi.

Le liriche composte in onore di settembre sono tante e compongono un elenco lunghissimo. Oltre a quelle proposte, per una lettura appassionata vi segnaliamo Arietta settembrina e Settembre a Sistiana di Alfonso Gatto; La luna nuova di settembre su la buia di Sandro Penna; Settembre di Vittorio Sereni. “Settembre” è il titolo anche delle poesie di Roberto Piumini, Nicola Moscardelli, Raffaele Carrieri, Giorgio Vigolo e Attilio Bertolucci. E poi ancora Io son settembre di Diego Fabbri, La prima pioggia di Marino Moretti, La Rondinella di Tommaso Grossi, Settembre napoletano di Francesco Gaeta, Settembre sul mare di Diego Valeri, Imitazione della luna di Leonardo Sinisgalli, Garches di Luciano Erba e Addio Rondine! di Hedda (Lucia Maggia).

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