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Verso le elezioni

Lega, Frassini: “Ripartiamo dall’attaccamento al territorio per il bene del Paese”

La deputata del Carroccio candidata all'uninominale alla Camera: "Tra i tanti temi da mettere nell'agenda politica famiglia, giovani e pensioni"

Bergamo. Verde fino al midollo, in lei scorre il sangue della Lega fin da quando era una ragazzina. Rebecca Frassini, nata a Calcinate ma residente da sempre a San Paolo d’Argon, 34 anni il prossimo 24 novembre, deputata alla Camera per il Carroccio, è una delle due donne, insieme a Daisy Pirovano, sulla quale il suo partito ha deciso di puntare in vista della prossima chiamata alle urne, il 25 settembre.

Un innamoramento, come lo chiama lei, nato da lontano, folgorata sulla via di Damasco ai tempi di Umberto Bossi quando il Senatore parlava di concetti come l’autodeterminazione e la libertà dei popoli, per una Lega che, ai tempi, rappresentava un vero e proprio movimento di rottura: un partito rivoluzionario per l’allora modo di fare politica, oggi più misurato, forse, con un “capitano” diverso che porta il nome di Matteo Salvini.

Militante da prima di completare il ciclo di studi, membro del consiglio comunale del suo paese, commissario provinciale a Crema, deputata impegnata nella V commissione per Bilancio, Tesoro e Programmazione, ha messo testa e cuore nel suo impegno politico, cercando di portare a Roma il suo contributo e la sua visione per aiutare il Paese a risolvere i tanti problemi che da tempo lo attanagliano.

“La vena di realismo e di attaccamento al territorio, insieme alla matrice di forte identità, non si sono perse nel tempo, al contrario si è sempre alimentata, e ha continuato ad essere presente nel nostro partito – racconta Frassini -. Non si è perso nulla per strada della Lega delle origini, continuiamo infatti a lavorare con grande passione in nome della politica del fare, in maniera concreta quindi, e per cercare di ascoltare la nostra terra per essere d’aiuto ai nostri concittadini nel risolvere i piccoli o grandi problemi con cui hanno a che fare tutti i giorni. Il mio partito crede fortemente nei valori dell’identità, dell’unicità e della specificità dei territori, tutti caratteri che vanno salvaguardati e difesi, oltre che valorizzati”.

Problemi che, oggi, fanno rima con caro energia e bollette. Quello che ci attende, lo si continua a ripetere, è un autunno caldo. 

Il tema dell’energia è uno dei grandi nodi della campagna elettorale, è dirimente e certamente sentito da parte dei nostri cittadini che chiedono, più che grandi slogan, delle risposte precise e puntuali. Il nostro obiettivo è continuare il percorso che abbiamo intrapreso, la linea tracciata con il governo Draghi, ovvero puntare a stabilire un price cap al tetto del gas a livello europeo che ci potrebbe consentire di avere dei vantaggi significativi anche a livello territoriale. Contestualmente garantirci un mix energetico diversificato, grazie anche all’esplorazione di gas naturale: basta ai no ideologici perché serve agire in maniera tempestiva per arginare il 40% di dipendenza dall’approvvigionamento russo. L’obiettivo deve essere quello di lavorare per mettere l’Italia in condizioni di essere indipendente da questo punto di vista, cercando risorse sul territorio nazionale e facendo accordi con l’estero. Questo per quanto riguarda il breve termine, mentre per quanto concerne il lungo periodo dobbiamo investire sul nucleare inteso come pulito e di ultima generazione, sfatando anche il mito che sia pericoloso, come pare ai più. Per rispondere ai dubbi è sufficiente dire che è stato inserito nella tassonomia degli investimenti dell’Unione Europea come investimento sostenibile. Per tamponare la situazione va comunque anche preso in considerazione l’impegno in termini di manovre economiche fatte e da fare, ovvero i vari decreti energia ed aiuti: il Governo ha stanziato 40 miliardi di risorse proprie e senza scostamento di bilancio per cercare di arginare le situazioni di emergenza, lo stesso lavoro che continueremo a fare a metà settembre con il decreto aiuti bis. La strada da perseguire quindi  è duplice con interventi a breve e a lungo termine.

Fare impresa oggi è diventato davvero difficile. Quale è la soluzione della Lega?

Il mondo del lavoro ha bisogno di una vera e propria riforma della giustizia perché questa pesa anche sugli investimenti esteri, oltre che una grande semplificazione e ad una riduzione delle tasse, proposte che devono diventare prioritarie nel prossimo Governo. E questi concetti mi consentono di ricollegarmi alla necessità e all’importanza della flat tax che, grazie alla Lega è già in vigore per le partite iva con fatturato fino a 65mila euro. Questo regime ha incontrato il favore dei contribuenti soprattutto per la semplicità della sua applicazione. Nel 2021 ne hanno aderito circa 240.000, pari al 43,5% delle nuove aperture di partita iva. Questo certifica la bontà dell’iniziativa non solo per gli investitori italiani ma anche e soprattutto per quelli stranieri. La nostra idea ora è estenderla per le partite iva fino ai 100mila euro di fatturato e garantire la norma anche alle famiglie e ai dipendenti, ovviamente con un tetto, partendo dai redditi più bassi. Mai come ora abbiamo bisogno di investire sulle imprese a matrice giovanile e far rientrare i capitali in Italia, si tratta di ossigeno per il nostro Paese. Le tematiche relative ai ragazzi, il nostro futuro, rispetto anche al mondo dell’università e dell’istruzione in generale, sono prioritarie: quel mondo va riformato specialmente quando si parla di percorsi formativi già in corso durante il periodo degli studi, in maniera tale da potenziare lo strumento per poter inserire, già prima del termine dell’iter, lo studente nelle aziende.

Il centrodestra e il PNRR. 

Il centrodestra in questo Governo ha collaborato per tracciare il percorso di attuazione del PNRR. Ci abbiamo già lavorato e dunque continueremo a farlo. Ma i dubbi che avevamo in merito erano già nostri, tanto che, in tempi non sospetti, facemmo presente la necessità di fare delle riflessioni. Va detto che i fondi in questioni sono divisi tra una parte a fondo perduto e una invece di indebitamento, pertanto, non essendo soldi che piovono dal cielo, diversamente dalla posizione del centrosinistra che prende a cascata qualunque cosa arrivi dall’Europa, Mes compreso, la nostra posizione non è mai stata negazionista, piuttosto di riflessione rispetto all’opportunità. Si tratta di finanziamenti che vanno di pari passo con la capacità concreta di fare le riforme, quindi bisogna capire bene in che modo utilizzarli. Tutto qui. Abbiamo criticato il pressapochismo e la faciloneria nell’accettare dei denari che, crediamo, vadano spesi nel migliore dei modi.

Salario minimo e reddito di cittadinanza. 

Per quanto riguarda il primo, non siamo contrari per i lavoratori che sono scoperti dai contratti collettivi, ma crediamo che la ricetta migliore, quella che va a beneficio dei lavoratori, sia quella di agire sul mondo dell’impresa abbassando le tasse. Sul reddito di cittadinanza invece crediamo che durante il periodo di emergenza sia servito come forma di sostegno, ma è altrettanto evidente che qualcosa sia andato storto. I 10 miliardi di euro l’anno stanziati, tutti su un unico capitolo, possono infatti essere spesi e investiti in maniera diversa e più proficua. La proposta, peraltro approvata, a cui manca solo il via libera del decreto attuativo, è non passare più dai centri per l’impiego, ma offrire ai datori di lavoro, direttamente, la possibilità di mettere sul piatto un’offerta vera. Questo è solo un primo passo, c’è ancora molto da fare. I fondi stanziati andrebbero rivisti e una parte degli stessi dovrebbero essere utilizzati per alimentare politiche attive in termini di lavoro. Il nostro Pil è lo stesso di quello di diciotto anni fa e un Paese senza crescita e senza visione è un Paese destinato a morire.

Un Paese che sta vivendo un vero e proprio inverno demografico.

Tra le nostre proposte, proprio per evitare anche lo spopolamento delle nostre valli e delle nostre montagne, c’è quello del Ministero della montagna. Questo per incentivare a continuare a vivere ambienti meravigliosi, ma anche per garantire a chi li vive i migliori servizi e le stesse possibilità di chi vive in città. Non c’è più tempo da perdere, basta vedere i dati. E anche sul tema della natalità, la Lega è per la famiglia e per le politiche che incentivino le giovani mamme, quelle che lavorano, le stesse che desiderano continuare a coltivare i loro sogni, pur facendosi una famiglia. È in questo senso che vanno le nostre idee anche di politica sociale: ne sono esempio quelle sull’abolizione dell’iva per i pannolini e per il latte. Lo Stato ha il compito di considerare questi temi come fondamentali della prossima agenda politica.

Quindi, quanto è importante accorciare le distanze tra la politica e i cittadini, considerato che oggi il primo partito in Italia è l’astensionismo che poggia sul 40%?Quanto deve tornare ad investire la Lega in questo senso?

La linfa vitale della Lega è sempre stato il rapporto stretto tra il territorio e il partito. Credo che i due anni di Covid abbiano pesato moltissimo, penalizzandoci fortemente. Ma credo altresì che questo sia il momento giusto per tornare a metterci a disposizione attraverso l’ascolto e l’accettazione delle richieste. Capisco il disinnamoramento degli italiani per la politica, è comprensibile, per questo io, personalmente, ho accettato di buon grado l’invito da Draghi a spronare i cittadini ad andare a votare. Una disaffezione che certamente nasce anche dal fatto che spesso, chi vince, non governa o che, allo stesso tempo, le promesse fatte in campagna elettorale non trovano compimento. Questo perché la macchina ministeriale e anche quella burocratica, in Italia, è davvero farraginosa. È pur vero che nel governo Conte 1 abbiamo fatto molto, dando un’accelerata sostanziosa ad una serie di proposte come  il decreto sicurezza di Salvini, la legittima difesa, la flat tax per le partite iva, quota 100 e molto altro. Chiaro che la nostra posizione era ben diversa all’interno del governo Draghi, specie rispetto alle iniziative del centrosinistra come lo Ius Scholae o la cannabis, perché quello era e doveva rimanere un governo d’emergenza, chiamato a mettere d’accordo, sulla contingenza e sulla drammaticità del momento, tutte le forze politiche solo ed esclusivamente per far fronte alla situazione. L’augurio è che la stessa velocità che abbiamo avuto in passato per dare forma alle nostre idee possiamo averla, in questo imminente e prossimo futuro, su proposte come su quota 41, una riforma in cui crediamo molto, che manderebbe in pensione veramente la legge Fornero. La Lega si è sempre dimostrata coerente e responsabile nei confronti dei cittadini e continueremo a farlo.

 

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