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Lo sguardo di beppe

Legge elettorale devastante: costringe a rinunciare alla propria identità pur di essere in Parlamento

Non è corretto invocare la Fortuna, ma visto l’andazzo della politica nostrana, ritengo che solo questa dea bendata possa essere invocata perché sia benevola nei confronti della nostra nazione. 

Bisogna avere uno stomaco corazzato per reggere i bocconi pesanti che la campagna elettorale ci obbliga ad ingoiare. La causa di tutti questi frullati, uno di colore rosso, l’altro che va dall’azzurro al nero, è la legge elettorale, il “rosatellum”, un vero capolavoro di astuzie politiche che in termini pratici favorisce le coalizioni, mettendo a rischio i singoli partiti qualora osino affrontare da soli la
tornata elettorale.

È una legge elettorale devastante, composta con quell’astuzia premeditata per obbligare tutti i partiti, o quasi, a convergere in coalizioni, dove spesso l’elemento che accomuna i partecipanti al blob è la mancanza di scrupoli. Ragion per cui, è facile entrare nella mente di un politico di professione, perché ormai sono tali i nostri parlamentari, e capire qual è la ragione per la quale si arriva a strette di mano cordiali subito dopo aver maltrattato e disprezzato colui che ora, per necessità numerica, pur mantenendo dei distinguo, entra nel frullatore che, fatalmente, omogeneizzerà tutti.

Verrebbe da dire: beh, se è la legge elettorale che spinge e praticamente costringe le opposte fazioni ad aggregarsi al fine di avere numeri sufficienti a sconfiggere la parte avversa, che ci si può
fare? Qualcuno però non ha accettato la filosofia corrente. Qualcuno ha rifiutato l’omogeneizzazione ed ha preferito sostenere le proprie idee e le proprie proposte programmatiche, a costo di non raggiungere la soglia minima necessaria per far parte del parlamento.

Se questo da una parte fa onore a Renzi, dall’altra, ciò che sa di stonatura nelle sue interviste è il fatto che meni vanto del fatto che un piccolo partito come quello di cui è segretario, abbia determinato un certo numero di cadute e di formazioni di governi. Ci vuol bravura, certamente, ma ci vuole anche una buona dose di fegato e di conoscenza dei meccanismi di funzionamento della politica per fare e disfare governi. Il palcoscenico politico, ormai da tempo, ci propone spettacoli demotivanti, privi di senso per noi cittadini. Sembra che l’istinto di conservazione del loro titolo e dei loro emolumenti sia l’unico fattore che spinge questi cosiddetti “onorevoli” a scegliere dove collocarsi per non perdere la chance di restare nel castello del potere.

Ora, se si vuol essere onesti, non si può fingere di non capire quali siano le ragioni del massiccio assenteismo degli elettori allorché vengono chiamati alle urne. Se è vero che il termine “democrazia” sta a indicare che è il popolo sovrano a decidere chi lo governerà, oggi ci siamo distanziati moltissimo dal significato etimologico del termine. Sono i partiti, vale a dire, raggruppamenti elitari di persone che si dedicano alla politica come se fosse una professione, un lavoro, a decidere da chi far rappresentare i cittadini che vivono e svolgono la loro attività in una
certa area geografica. Per cui, le segreterie di questi organismi preparano le liste e decidono chi dovrà rappresentare il partito in un collegio. Ma vedete dove sta l’anomalia? I candidati rappresentano il partito che li ha collocati nel collegio, per cui, ad esempio, un signore di Napoli viene assegnato ad un collegio dell’Emilia Romagna, area della quale conosce poco o nulla, nella
quale non ha avuto conoscenza della gente e delle problematiche legate al territorio.

Certamente verrà informato, per grosse linee, dei maggiori problemi che il territorio assegnato presenta. A questi sarà necessario dare risposte programmatiche adeguate; ma non è così che dovrebbero andare le cose, non vi sembra? Una volta chiusa la campagna elettorale, la latitanza dei candidati, eletti e non eletti, ricomincia e dura fino alla successiva tornata elettorale che, detto tra noi, non sarà poi tanto lontana dalla precedente. E nei dibattiti televisivi, molto simili a trasmissioni sportive in cui si affrontano i tifosi delle differenti squadre, più che proporre programmi FATTIBILI e COMPATIBILI con le risorse della nazione, si fa a gara a chi offre di più, lasciando intuire che se non si riuscirà a realizzare quanto promesso, sarà per colpa dei cattivoni dell’opposizione che hanno messo il bastone nelle ruote al governo. Nessuno osa dire dove si reperiranno le risorse per attuare i programmi proclamati durante i dibattiti ed i comizi sulle piazze. Avevamo un governo “pot pourri”, per fortuna nostra, guidato da un personaggio eccellente, tecnico vero, stimato dal mondo intero e siamo riusciti a metterlo in condizione di lasciare.

Ora non ci resta che attendere l’esito delle urne per constatare chi condurrà l’indebitatissimo paese italiano e con quali competenze le persone “elette” svolgeranno il loro compito. Che la fortuna ci assista. Non è corretto invocare la Fortuna, ma visto l’andazzo della politica nostrana, ritengo che solo questa dea bendata possa essere invocata perché sia benevola nei confronti della nostra nazione.

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