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La polemica

Gori a Bucha, a Bergamo “guerra” social nel PD. E la Lega soffia sul fuoco

Continua la querelle sulla posizione di Oriana Ruzzini. La consigliera: "La Lega, che boccia il gemellaggio sui giornali, in consiglio ha votato a favore"

Bergamo. Non si placa la polemica sul voto di astensione di Oriana Ruzzini, consigliera del Partito Democratico, sulla missione che ha visto protagonista Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, a Bucha, per siglare il gemellaggio tra le due città, la sua e quella ucraina. Una querelle un po’ stantìa, considerato che la decisione unanime del consiglio comunale di far volare il primo cittadino e impegnarlo ufficialmente in un gesto nobile che vale più di mille parole, risale a quasi un mese e mezzo fa.

Lo stesso Gori che, nel pomeriggio di mercoledì, ha postato sulla propria pagina Facebook, cinque righe che mettono il punto alla vicenda: “Nel 2020, quando Bergamo venne colpita dal Covid, ricevette aiuti dall’Italia e dall’estero. Oggi sta a noi aiutare. Il gemellaggio firmato oggi con Bucha, il primo promosso da una città italiana dall’inizio della guerra, è la cornice per azioni concrete di solidarietà”. Fine delle trasmissioni. E anche la disanima sulla sicurezza del partire o meno è praticamente messa a tacere, sovrastata dalla portata dell’intervento umanitario.

Ma il mondo dell’etere insorge e le prese di posizione, a favore o meno, si moltiplicano. E allora c’è da chiedersi: le parole di Ruzzini, chiare fin dalle prime batture in sede pubblica, hanno veramente alterato gli equilibri del partito? Davvero si può parlare di frattura o di mancanza di democrazia all’interno del gruppo? O, in altra analisi, di una situazione che, messa in questi termini, si è rivelata semplicemente di comodo e ha risvegliato gli animi della Lega che, durante la votazione, nulla ha eccepito e ora alza i toni cavalcando il momento? Forse, come del resto capita spesso e come ben diceva qualcuno, la verità sta nel mezzo e se da una parte la libertà di parola è figlia della Costituzione, dall’altra lo è pure la malizia, forse troppo poca, o forse troppo tanta, che è mancata o è stata caricata, come un asso da briscola, in un momento sfruttato ad hoc. Trovare il pertugio, del resto, fa parte del gioco.

E alla polemica, che resta e si alimenta soprattutto sui social, la stessa Ruzzini, chiamata nuovamente in causa da commenti, alcuni di elogio, altri di dissenso, risponde con queste parole: “Vedo che anche oggi c’è chi insiste nel ricamare sulla mia astensione in Consiglio comunale sul gemellaggio con Bucha. Ne approfitterei per fare un paio di considerazioni. La Lega, che oggi boccia il gemellaggio sui giornali, in consiglio ha votato a favore. Ho detto in Consiglio che che NON sono contro il gemellaggio con Bucha, tutt’altro. Che volentieri avrei aiutato a ricostruire ma che avrei solo rimandato gli atti politici, come il gemellaggio, alla fine della guerra. Infine. Spesso durante questa guerra abbiamo sentito dire che è in gioco la nostra democrazia, la nostra libertà. Ho la sensazione che come società stiamo per primi affossando questi valori, se non siamo più capaci, come politici, di contemplare un’astensione. Se non siamo più capaci, come giornalisti, di trovare lo spazio per una piccola notizia come quella di un’astensione senza trasformarla in titoloni strumentali per dare voce alla destra che in consiglio resta muta. Se non siamo capaci, come società, di rispettare il pensiero di tutti e soprattutto di ascoltare, prima di emettere giudizi”.

E, “ho scelto di fare politica, in un partito che si chiama democratico, perché ritengo la pluralità un valore, perché le comunità di persone non sono masse appiattite su un pensiero unico ma realtà complesse, in cui coesistono e convivono vedute e opinioni, religioni e stili di vita. Ho scelto di fare politica perché reputo il dialogo fondamentale, per comprendersi reciprocamente e portare avanti idee il più possibile condivise e partecipate. Grazie a coloro che mi hanno scritto in queste ore per dirmi che si riconoscono nel mio pensiero ma soprattutto a quelli che mi hanno detto: ‘Non la penso come te ma rispetto la tua opinione’. Mi fa riflettere chi ha parlato del ‘coraggio di esprimere un parere’. Se per esprimere un’opinione in un consiglio comunale o a un giornalista che ti telefona ci vuole ‘coraggio’, forse sulla democrazia e sulla libertà che diciamo di voler difendere abbiamo un po’ da lavorare”.

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