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Il confronto

Teor ha rivoluzionato i trasporti di Rouen: sarà cosi anche per i bus elettrici di Bergamo?

Il bus ad alto livello di servizio, sulla sua strada riservata e separata dalla sede stradale, costituisce la punta di diamante dell’efficienza nei trasporti pubblici francesi. In giro per il mondo qualcuno ha già preso spunto, e sta per arrivare il turno di Bergamo grazie ai fondi del Pnrr

La stazione ferroviaria della Rive Droite è un gioiello architettonico dell’ottocento, e da essa passa chi arriva in città dato che il treno è il modo più comodo per raggiungerla da qualsiasi direzione si provenga. La città di Rouen ha chiaramente molte altre bellezze da scoprire, che la si visiti come turisti o – come nel mio caso, in qualità di studente Erasmus – come ospiti, per dirla “à la Davide Rampello”. Nel suo centro si gode della presenza di cattedrali, edifici storici, giardini dai mille colori e un museo che accoglie le opere degli artisti più famosi degli scorsi secoli. Ecco che però, giunti a Rouen, si pone prima di tutto il problema di come muoversi con i mezzi pubblici all’interno della Métropole, e si scopre un modo facile e innovativo per spostarsi da un posto all’altro: il Teor.

Il sistema del tram-bus

Teor è un acronimo che sta per “Transport Est-Ouest Rouennais”, ma a dispetto del nome la particolarità di questo servizio di trasporto pubblico non è solo quella di essere diffuso in lunghezza per tutti gli angoli della métropole. Quel che è veramente innovativo è il concetto in sé: il Teor consiste in quattro linee di staffette di pullman che, viaggiando su delle sedi stradali dedicate esclusivamente a loro, hanno una velocità di servizio altissima (un passaggio ogni cinque minuti tutti i giorni, ma ogni mezz’ora la domenica) non conoscono ritardo alcuno, in quanto non soffrono i problemi del traffico e dei semafori. Se parlo di “sedi stradali” e non di “corsie” non è per una svista o un’esagerazione: i pullman delle quattro linee Teor viaggiano su vere e proprie carreggiate separate da quelle dedicate al traffico cittadino, asfaltate con un catrame rossiccio, con una corsia per ciascun senso di marcia. I mezzi di soccorso sono autorizzati a servirsene per ovvie ragioni, mentre percorrerle in macchina da comuni cittadini può portare a salatissime sanzioni.

Via il traffico e l’inquinamento

Queste strade dedicate al Teor affiancano le carreggiate percorse dalle automobili nella maggior parte dei casi, ma sono anche funzionali a garantire una migliore qualità dell’aria in certe zone della città. Si veda come, per esempio, nell’ipercentro (tra Théâtre Des Arts, sede dell’Opéra, e Saint-Marc) il Teor è l’unico modo per avvicinarsi alla zona pedonale e passeggiare tra cattedrale di Notre-Dame, Gros Horloge, Place du Vieux Marché e altri punti di riferimento storici della città. E ancora, una linea Teor taglia proprio in mezzo al campus universitario di Mont-Saint-Aignan e rappresenta il modo più comodo per arrivare in quest’isola green, a cui la sede stradale al massimo gira intorno. Su tutto il tracciato, il fatto di non doversi fermare continuamente per via delle perturbazioni del traffico consente ai pullman, benché non ancora tutti elettrici, di avere un impatto ambientale minore rispetto a quello causato dagli altri bus di linea. In ogni caso, nei giorni in cui si registra un picco di inquinamento a Rouen, i mezzi pubblici sono gratuiti, come del resto lo sono tutti i sabati di tutto l’anno.

Uno spunto per la nostra realtà locale, in attesa del Brt

Tutte caratteristiche, queste, che rendono il Teor e in generale i Bhns (“Bus à Haut Niveau de Service”, come si chiamano in generale qui in Francia tutte le linee di pullman su strada riservata) sistemi di trasporto pubblico desiderati e sviluppati nelle principali città d’oltralpe. È così che si ha per esempio il Tvm a Créteil, il Mettis a Metz e il Tgb a Marsiglia, ma anche uscendo dai confini francesi si trovano esempi virtuosi come le amplissime reti TransMilenio di Bogotà e Metrobüs di Istanbul.

In Italia nulla del genere ha, ad oggi, applicazione concreta. Nel 2019 a Perugia la proposta di realizzare un “metrobus” era arrivata in Consiglio comunale, per poi venire bocciata in seguito all’intervento degli esponenti della Onlus Italia Nostra. Nel territorio della nostra Bergamo, nel gennaio 2017, si parlava di un progetto (oggi caduto nel vuoto) volto a collegare Ponte San Pietro a Seriate proprio con un “metrobus”, passando per l’ospedale Papa Giovanni XXIII e la stazione del capoluogo orobico. Si è avuta però l’implementazione della linea C, guarnita di mezzi elettrici, che ferma comunque all’ospedale e passa per il nodo fondamentale di Porta Nuova, con bus frequenti . Eppure, il massimo che vediamo quanto all’efficientamento di vie riservate per garantire maggiore velocità e sicurezza sono solo alcune corsie riservate, concentrate principalmente intorno alle fermate che servono la stazione, facendo sì che i bus debbano nuotare nel traffico cittadino.

E mentre il Premier francese Jean Castex annuncia 3 milioni di euro per il finanziamento di una quinta linea Teor a Rouen, 80 milioni dei fondi Pnrr destinati a Bergamo potrebbero presto portare alla realizzazione di una linea di bus elettrici ad alta frequenza in sede per la maggior parte protetta.

Sperando che questo nuovo sistema possa avere la stessa fortuna del Teor a Rouen, non posso che essere convinto dell’efficacia di questo modo di spostarsi in città, che in questi mesi in Erasmus ho potuto cogliere appieno. Possiamo dunque dire che nel 2026, sempre che i tempi del cantiere vengano rispettati, assisteremo a una vera rivoluzione dei trasporti, spostandoci tra la stazione di Verdello, il Kilometro Rosso di Stezzano, la facoltà di ingegneria di Dalmine e il polo scolastico di via Gavazzeni a Bergamo; il tutto senza code né semafori, in modo veloce ed ecologico.

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