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Il retroscena

Treviglio, quella denuncia “imprecisa” e la mancata revoca del porto d’armi alla 71enne fotogallery video

L'estate scorsa la moglie della vittima aveva presentato denuncia per un'accesa lite con Silvana Erzembergher ma con un nome errato: un particolare che avrebbe potuto evitare la tragedia

Treviglio. Già da un anno il porto d’armi di Silvana Erzembergher, la pensionata di 71 anni che giovedì mattina ha ucciso il 62enne Luigi Casati, avrebbe potuto essere revocato. L’estate scorsa, infatti, la moglie della vittima, Monica Leoni, a sua volta ferita gravemente a una gamba nella sparatoria avvenuta intorno alle 7.40 fuori dal condominio rosa di via Brasside, aveva presentato una denuncia contro quella che si sarebbe trasformata in un’omicida.

Nella querela depositata in caserma a Treviglio si parlava di un acceso litigio avvenuto tra le due donne, nella quale poi si sarebbe inserito anche Casati, per gli stessi futili motivi alla base dell’omicidio: i presunti rumori e quel cagnolino, rimasto accanto al padrone anche dopo la sua morte.

Monica Leoni però, secondo quanto ricostruito finora, per ragioni ancora da chiarire non avrebbe fornito ai carabinieri il nome esatto della vicina di casa Silvana Erzembergher.

Un particolare non da poco e sul quale sono in corso accertamenti perchè quella denuncia avrebbe potuto far scattare la revoca del porto d’armi alla 71enne, che giovedì alle 7.40 è scesa in strada e con la sua Revolver P38 ha prima ucciso Casati con tre colpi e poi ha finito il caricatore contro sua moglie, sopraggiunta per soccorrerlo.

La 71enne aveva ottenuto un porto d’armi per uso sportivo nel 2001 rilasciato dal commissariato di Treviglio, poi scaduto per legge dopo cinque anni, e il 3 luglio 2015 ne aveva richiesto e avuto un altro la cui validità, sempre di cinque anni, era stata prolungata anche senza rinnovo fino a giugno 2022 con il decreto legge sulle scadenze dei documenti durante la pandemia.

“Dopo quello che è successo è scattata la revoca del porto d’armi della donna – spiega  il commissario Ismaele Gatti, che in questura a Bergamo si occupa di queste procedure – . Basta poco per la revoca, anche solo una denuncia. Ma di quella che sarebbe stata presentata dalla moglie della vittima lo scorso anno non ne eravamo al corrente”.

Qual è la procedura per ottenere un porto d’armi come quello della donna arrestata? “Basta presentare una domanda con un’attestazione medica, che è una sorta di autocertificazione firmata da un dottore – prosegue Gatti – e la dimostrazione di una serie esplosi in un poligono di tiro riconosciuto dallo Stato, come i tre in provincia di Bergamo: a Treviglio, Alzano e Ponte San Pietro. Se non ci sono precedenti o denunce a carico viene rilasciato”.

Non viene effettuato nessun accertamento sull’idoneità psicofisica? “Si ha la presunzione che il medico che firma l’autocertificazione sia a conoscenza di eventuali patologie del richiedente. Ma se il soggetto non ha patologie particolari diciamo che la verifica non è poi così approfondita”.

Quali sono i numeri sui porti d’arma in Bergamasca? “In un anno ne vengono rilasciati circa 2500, equamente divisi tra quelli per uso sportivo e gli altri per la pratica venatoria, mentre sono 200 circa le revoche e i rifiuti. In totale attualmente abbiamo circa 13mila porti d’arma attivi nella nostra provincia”.

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