Bergamo. Romina Vento ha cercato di uscire dalla Renault Megane finita nel fiume Adda, ma il suo convivente Carlo Fumagalli l’ha spinta sott’acqua fino ad annegarla. La conferma è arrivata martedì dai risultati dell’autopsia effettuata all’ospedale Papa Giovanni Bergamo sul cadavere della mamma di 44 anni morta una settimana fa a Fara Gera d’Adda.
Una ricostruzione che avvalora ciò che aveva dichiarato il 49enne nell’interrogatorio di fronte al pm Carmen Santoro. “L’ho tenuta sott’acqua con le mie mani, così l’ho uccisa”, aveva detto l’uomo, che dopo essersi assicurato che la madre dei suoi due figli di 10 e 16 anni fosse morta, ha nuotato fino alla sponda opposta ed è fuggito a piedi a Vaprio d’Adda. Lì, il suo paese d’origine, è stato trovato tre ore dopo dai carabinieri e condotto in carcere.
La donna quindi quella sera ha cercato di mettersi in salvo aprendo la portiera per cercare di riemergere dalle acque fredde dell’Adda, ma Fumagalli, che aveva interrotto da cinque settimane la cura per i disturbi psichici di cui soffre da un anno, le ha impedito di farlo.
A far scattare il raptus omicida dell’uomo, che quella sera era andato a prendere la donna al lavoro al Pastificio Annoni, la decisione di lasciarlo che Romina gli aveva appena confermato. Il 49enne, così, invece di tornare a casa dai due figli (lui ne ha un altro nato da una precedente relazione), ha raggiunto via Reseghetti ed è finito volontariamente nell’Adda, dove si è consumata la tragedia.
Nei prossimi giorni sul cadavere della 44enne saranno effettuati gli esami ematochimici, che potrebbero fornire ulteriori dettagli sui suoi ultimi istanti di vita.
Fumagalli, accusato di omicidio volontario aggravato, è ancora ricoverato nel reparto psichiatrico del Papa Giovanni dopo che in carcere aveva manifestato la volontà di togliersi la vita.
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