Fara Gera d’Adda. Hanno litigato Carlo Fumagalli e Romina Vento nell’abitacolo della Renault Megane di famiglia. Quando lui ha capito che la loro relazione era ormai giunta alla fine, ha accelerato e ha lanciato l’auto nel fiume, dove la donna ha trovato la morte.
Il movente dell’omicidio, avvenuto lo scorso martedì sera, è ormai chiaro ed è stato confermato dallo stesso Fumagalli durante l’interrogatorio di convalida. Che si è tenuto nella camera blindata del reparto di psichiatria dell’ospedale Papa Giovanni di Bergamo, dove l’uomo è ricoverato dopo aver manifestato intenzioni suicide in carcere.
“Il mio assistito è piantonato in ospedale, è sedato. Ha tentato di togliersi la vita per il senso di colpa maturato dopo ciò che è accaduto”, spiega l’avvocato Fabrizio Manzali.
“Mi è andato il sangue alla testa”, ha dichiarato l’indagato al Gip. Ci sarebbe un raptus, quindi, alla base dell’omicidio di Romina Vento: “Fumagalli era in cura dal 2021 a causa di un disagio psichico profondo – racconta il suo legale -. Da tempo assumeva farmaci per controllare i deliri notturni e le ossessioni che lo affliggevano. Da cinque settimane non prendeva più i medicinali, non ha specificato per quale motivo, e questo lo ha portato a commettere il delitto. Che non era premeditato, è stato un gesto d’impeto, probabilmente voleva morire anche lui insieme alla compagna”.
Il 49enne non era un tipo violento: “Chi lo conosce è rimasto stupito rispetto a quanto è accaduto, non era un uomo collerico e non c’era nessuna avvisaglia di quanto sarebbe poi successo – continua l’avvocato -. Tutti lo descrivono come una persona tranquilla e mite e questo fa capire ancora di più che all’origine dell’omicidio c’è il raptus di un uomo affetto da un disturbo psichico”.
Durante l’interrogatorio, Fumagalli ha ripercorso gli attimi precedenti al delitto. Intorno alle 21.30, orario in cui la compagna smontava dal turno, si è presentato fuori dal pastificio Annoni, dove Romina lavorava da una decina d’anni. Con lei c’era un collega che ha accettato un passaggio a casa. Una volta rimasti soli, i due conviventi hanno iniziato a discutere: “Lei ha manifestato l’intenzione di lasciarlo, lui ha perso la testa e, invece di imboccare la strada verso casa, ha indirizzato l’auto nell’unico punto sprovvisto di guard rail”.
Su quanto accaduto una volta che la Megane è finita nell’Adda, l’avvocato non si sbilancia: “Non entro nei particolari. Dico solo che il mio assistito ha confermato la ricostruzione fornita ai carabinieri al momento dell’arresto”.
I figli della coppia hanno 10 e 15 anni e la nonna materna ha manifestato l’intenzione di prendersi cura di loro.
Il giudice delle udienze preliminari Vito Di Vita si è riservato sulla convalida dell’arresto. Nei prossimi giorni la decisione.
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