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L'inaugurazione

Bergamo, un laboratorio tessile per reinserire nella società i detenuti e le detenute

Prosegue il progetto “RICUCENDO” intrapreso nel 2021

Bergamo. Inaugurato oggi, martedì 12 aprile, alla presenza del vescovo Francesco Beschi, il laboratorio di confezione tessile “Ricucendo”, fruibile ai detenuti e detenute del carcere “Don Fausto Resmini” di Bergamo.

Un progetto promosso dalla Casa Circondariale di Bergamo e realizzato con il contributo di Comune di Bergamo, ABF – Azienda Bergamasca Formazione, Associazione Carcere e Territorio, Confindustria Bergamo, Fondazione Istituti Educativi Bergamo, Club Soroptmist International Bergamo.

L’attività del laboratorio rappresenta la prosecuzione del progetto avviato nella primavera 2021 volto a favorire l’apprendimento e il reinserimento sociale dei detenuti e delle detenute di Bergamo attraverso un percorso formativo in confezione tessile.

Nel 2021, grazie ai sostenitori del progetto e alla loro capacità di fare rete, il percorso ha coinvolto 11 detenuti presso la sede di ABF, e 8 detenute impegnate nel nuovo laboratorio di confezione allestito all’interno del carcere grazie al sostegno di Soroptimist.

Questa prima sperimentazione ha aperto perciò la possibilità di portare all’interno del Carcere e delle pene detentive un laboratorio stabile, sfruttabile 12 mesi all’anno e accessibile sia alla sezione femminile sia quella maschile, quale luogo di formazione permanente all’interno del carcere ma anche di propedeutica lavorativa sulla base di obiettivi individuali dei soggetti detenuti e di obiettivi territoriali, che puntano a sottolineare la funzione educativa della pena.

Il lavoro, mezzo di risocializzazione oltre che di autonomia economica, rappresenta infatti un forte punto di ripartenza per una persona sottoposta a provvedimenti dell’autorità giudiziaria. Laddove fallisce, il rischio di recidiva è elevatissimo.

 

laboratorio tessile carcere

 

Tre gli obiettivi del progetto nel suo complesso:

– acquisire competenze in previsione di un potenziale avvicinamento dei detenuti al mondo del lavoro;

– contribuire a dare un senso rieducativo alla pena attraverso l’impegno e lo sviluppo di soft skills (lavoro in gruppo, puntualità, rispetto di ruoli e obiettivi…) promosse dall’attività lavorativa;

– instaurare una relazione concreta con il territorio.

Nello specifico, l’accordo tra i partner prevede l’avvio di un’attività di confezione tessile da proporre durante la detenzione, e il reperimento e la pianificazione di commesse esterne ed interne al carcere per consentire una produzione continuativa nell’arco di tutto il 2022, al fine di costruire un percorso virtuoso dove la formazione di detenuti e detenute produca in dialogo con il territorio occasione di lavoro dal carcere, anche sostenibile in futuro, e quindi entrate per la parziale copertura delle spese e da reinvestire potenzialmente in ulteriore formazione.

È una formula per la quale il territorio sostiene una progettualità che inneschi un circolo virtuoso di formazione e avvicinamento al lavoro a beneficio sia dei detenuti/e in vista di fine pena (reinserimento sociale), sia di coloro che non hanno le condizioni giuridiche per poter uscire dal carcere.

L’attività del laboratorio

Il laboratorio sarò attivo con 5 postazioni macchina da cucito, 2 postazioni macchina tagliacuci, 2 postazioni da stiro, 1 postazione da ricamo industriale robotizzato, 6 tavoli da lavoro.

Verrà gestito da un tutor (docente dei corsi precedenti) che seguirà le lavoratrici e i lavoratori nelle fasi produttive, in linea con eventuali commesse esterne e con gli obiettivi del progetto. La figura tecnica avrà il ruolo di responsabile produzione e sarà presente per 10 h settimanali.

L’attività del laboratorio prevede:

· produzione di articoli specifici su commessa

· finitura di semilavorati provenienti da aziende del territorio

· produzione di articoli “made in carcere” (es. grembiuli, borse, presine, gadget…)

· riparazione biancheria dell’istituto

Nel 2021 anche grazie alla sensibilità di aziende del territorio, parte dei tessuti e dei materiali di consumo (tessuti, cerniere, passamanerie, bottoni) sono stati recuperati senza costi, utilizzati sia per l’apprendimento delle tecniche di base sia per il confezionamento di piccoli articoli di prova.

Per il 2022 le commesse già raccolte interesseranno la produzione di grembiuli, canovacci e borse shopper.

 

laboratorio tessile carcere

 

I ruoli dei diversi attori nel progetto

I partner di progetto intendono avviare una sperimentazione in cui il laboratorio tessile sia attivo in forma permanente, inserito dentro una progettualità ampia, connessa al territorio e in posizione di dialogo con i vari attori impegnati in ambito penale.

Grazie alle relazioni con i diversi partner, oltre agli effetti sui detenuti/e già descritti, la ricaduta sul territorio di questa progettualità ha anche implicazioni importanti e tangibili di natura comunicativa e di sensibilizzazione dei cittadini. Piace pensare che i prodotti del laboratorio, una volta inseriti in modo continuativo nel circuito territoriale (di vendita e promozione) con la loro etichetta “made in carcere”, siano generativi di un “tessuto sociale” più ampio e più ricco.

“Sono molto contenta che quest’ambizioso progetto, partito in forma sperimentale nel 2021, prosegua oggi in una modalità maggiormente strutturata e con tempistiche di durata più ampie – ha commentato Marcella Messina, assessora alle Politiche sociali -. L’obiettivo di offrire un’opportunità di riabilitazione personale a chi è sottoposto a provvedimenti dell’autorità giudiziaria credo debba passare necessariamente attraverso l’affermazione della cultura del lavoro come leva fondamentale del processo di inclusione sociale, e la creazione di un modello di intervento integrato e multidisciplinare in cui diversi soggetti territoriali concorrono nella realizzazione di un’offerta coordinata di servizi. Rispetto a questo, l’accordo di collaborazione a cui il Comune partecipa con un contributo economico, si muove proprio nella prospettiva di piena integrazione di politiche, impegni e risorse a sostegno delle fasce più fragili”.

Mentre Teresa Mazzotta, direttrice del Carcere di Bergamo sottolinea: “Questa specifica progettualità, nata con la collaborazione di partner estremamente qualificati e che ha l’ambizione di diventare un’attività continuativa, è espressione di un importante investimento, di risorse umane ed economiche, da parte della rete territoriale a favore della popolazione detenuta, uomini e donne. Elemento innovativo è la concreta creazione delle condizioni per una reintroduzione dei ‘soggetti ristretti’ nel tessuto produttivo, conseguente all’acquisizione di specifiche professionalità richieste dal mercato del lavoro, una volta terminata la pena detentiva o, ancor prima, attraverso la concessione di misure alternative. La vera difesa sociale si realizza riducendo la vulnerabilità delle persone e incidendo concretamente sull’abbattimento della recidiva. Lavoro e formazione sono strumenti pensati per consentire la riacquisizione dell’autonomia e dell’autostima con l’obiettivo di porre solide basi per facilitare un percorso di partecipazione attiva alla vita sociale”.

“Per educare un bambino, stando ad un proverbio africano, serve un intero villaggio – è il commento di Donatella Caseri, responsabile di progetto per ABF -. Ci piace pensare, allora, che per sostenere un adulto serva tutta una città. C’è tutta la città dentro questo laboratorio tessile, a sostegno di donne e uomini in movimento, dal carcere al tessuto sociale, attraverso formazione e lavoro. ABF, nel ruolo di Capofila, segue i loro percorsi, dalla formazione alla produzione sartoriale ed i rapporti con le Aziende che sosterranno il progetto affidando commesse. Ci auguriamo che in molte case bergamasche entrino grembiuli, asciugamani, borse e -nelle aziende- camici e confezioni con l’etichetta “Ricucendo tex lab”. È un’etichetta che sostiene un’attività di valore”.

E Chiara Ferraris, presidente del Gruppo Tessili e Moda di Confindustria Bergamo: “È un’iniziativa che, come Confindustria Bergamo, abbiamo da subito interpretato nella logica win-win: si tratta di un progetto che può contribuire alla riabilitazione dei detenuti e alla loro “formazione” per una professionalità futura. Le aziende tessili, tra cui Martinelli Ginetto, Marc, Cotonificio Albini e RadiciGroup, hanno inoltre donato tessuti e accessori e stanno collaborando con le proprie competenze per supportare le attività didattiche. Questo laboratorio potrà diventare un centro di produzione di piccole commesse con grande valore sociale a disposizione del territorio”.

“Fondazione Istituti Educativi di Bergamo sostiene da anni le politiche inclusive sull’area penale adulti – rileva Luigi Sorzi, presidente della Fondazione Istituti Educativi – Sollecitati ad abbracciare anche questa innovativa proposta, l’abbiamo sposata e finanziata convintamente in quanto fa leva su due elementi chiave: l’adeguamento delle competenze formali e pratiche di persone con basso tasso di scolarità e il lavoro come leva di riscatto.”

“La Direzione del carcere ha dato ultimamente grande impulso alle attività formative e lavorative all’interno del carcere attivando numerose collaborazioni. Esse hanno portato a sviluppare, accanto ad alcune lavorazioni, anche diverse attività formative tra cui il Laboratorio di confezione tessile. Come Associazione riteniamo che ciascuna delle attività debba mettere in filiera l’attività formativa, lo sviluppo di lavorazioni interne su commesse, la definizione di canali con il sistema produttivo esterno che consentano tirocini ed assunzioni, creando i presupposti per una ampia applicazione delle misure alternative al carcere. In tale prospettiva l’Associazione è impegnata a collaborare con tutte le iniziative, sia attraverso la propria capacità progettuale che deriva da quarant’anni di esperienza, sia ricercando opportune risorse”. Sono le parole di Fausto Gritti, presidente Associazione Carcere e Territorio

Conclude Annamaria Minervini, presidente del Soroptimist International Club Bergamo: “Il lavoro in carcere ha la funzione di promuovere la reintegrazione sociale del detenuto, in linea con quanto sancito dall’art.1 della Costituzione e ribadito, con riferimento ai detenuti, dall’art.27 comma 3, che prevede la rieducazione del condannato, in vista del suo rientro nella società, attraverso l’ampliamento delle competenze professionali. L’apporto fondamentale del lavoro nella vita dell’individuo recluso ha un’ulteriore specificazione nella Legge 354/1975 sull’ordinamento penitenziario, che parla di diritto-dovere al lavoro retribuito da garantire al maggior numero di detenuti con condanna definitiva, anche per permettere loro di provvedere al mantenimento dell’eventuale famiglia. A partire da queste considerazioni, il nostro Club Service ha ritenuto da subito di impegnarsi nella realizzazione di questi obiettivi fornendo, nella prima fase di avvio del progetto alcune postazioni di lavoro (cinque macchine da cucito, una macchina taglia e cuci e due macchine da stiro) e, attualmente, supportando con un contributo economico la formazione professionale delle detenute e dei detenuti interessati nella speranza di poter generare un miglioramento significativo della loro condizione”.

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