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La risposta

Don Roberto Trussardi: “La Caritas è per tutti, nel 2021 aiutati 1.200 bergamaschi”

Il direttore della Caritas diocesana di Bergamo risponde a chi sostiene che si aiutino i profughi ucraini mentre i bergamaschi vengono lasciati soli

Bergamo. Non tutti hanno salutato favorevolmente il fatto che la raccolta “Un aiuto per l’Ucraina” abbia superato il milione di euro. L’iniziativa, promossa dalla Caritas diocesana di Bergamo insieme a Fondazione della Comunità Bergamasca per sostenere l’accoglienza dei profughi ucraini, ha raggiunto questo importante traguardo, come è stato riferito da Bergamonews, ma non sono mancate le polemiche.

La notizia, che è stata condivisa sulla pagina Facebook del quotidiano, ha raccolto vari commenti critici: diversi commentatori hanno lamentato che, mentre si aiuta la popolazione ucraina, “i bergamaschi in difficoltà restano da soli senza aiuti”. C’è chi ha scritto che “per i cittadini senza lavoro e senza casa, con figli a carico e pure malati” non viene fatto nulla – aggiungendo che siamo un “paese di ipocriti” – e chi sostiene di non aver “visto una raccolta di soldi così importante per i poveri in Italia”.

Dopo aver letto queste osservazioni, Bergamonews ha chiesto al direttore della Caritas diocesana di Bergamo, don Roberto Trussardi, quante risorse e che tipo di interventi vengono messi in atto da questo ente per i bergamaschi e, più in generale, per gli italiani sul nostro territorio. Interpellato dal nostro giornale, ha commentato: “Capisco e comprendo queste osservazioni, ma prima di esprimere qualsiasi considerazione bisogna partire da una premessa: Caritas ha nel suo dna la missione di aiutare ogni persona che incontra, soprattutto chi si trova in difficoltà, senza considerare la nazionalità, la religione, il genere e ogni altra caratteristica. È un impegno coerente con il messaggio evangelico che si concretizza nell’attenzione per il prossimo, in modo particolare verso gli ultimi, cioè chi ne ha maggiormente necessità. Per sostenerli attuiamo un’ampia gamma di iniziative senza sfociare, però, nell’assistenzialismo, che sarebbe controproducente”.

“Attraverso la diocesi, ogni anno Caritas ha a disposizione 2 milioni di euro per lo svolgimento dei propri progetti. Nel 2021, complessivamente, sono state aiutate 3.314 persone: questo dato include sia gli stranieri sia i bergamaschi/italiani del territorio, per un totale di 27mila interventi. I bergamaschi/italiani che ne hanno beneficiato sono stati 1.200 adoperando 6-700mila euro, cioè circa il 30% delle risorse totali. Possiamo affermare, quindi, che in percentuale il rapporto fra gli aiuti forniti agli stranieri e quelli erogati agli italiani sia 70 a 30. Questa proporzione era cambiata sensibilmente nelle fasi più drammatiche della pandemia da Covid-19 che ha duramente colpito Bergamo. In quel periodo le richieste da parte dei bergamaschi sono aumentate raggiungendo il 45% mentre quelle degli stranieri si erano attestate al 55%. Rimanevano, dunque, superiori ma il divario si era ristretto in misura importante. Per far fronte alle tante povertà emerse, la diocesi ha incrementato a 5 milioni le risorse su cui abbiamo potuto contare e il vescovo ne ha aggiunti altri 5 arrivando a 10 milioni di euro. Ora le richieste degli italiani sono tornate a diminuire giungendo al rapporto 70/30. I bisogni sono parecchi: da quando ho cominciato a guidare la Caritas tre anni fa, stiamo sempre lavorando sull’emergenza, che prima era rappresentata dall’accoglienza dei profughi africani, poi dal Covid, dai profughi afgani e ora dall’Ucraina. Le problematiche si sommano e richiedono nuovi progetti ma bisogna portare avanti anche quelli già in corso perché gli altri problemi non spariscono”.

Alla luce di questi numeri, il direttore della Caritas diocesana specifica: “È vero che gli stranieri stanno ricevendo maggiori aiuti ma i bergamaschi/italiani non vengono lasciati soli. Può essere che i primi abbiano meno difficoltà a domandare una mano ma, a differenza degli italiani, giustamente, non beneficiano del reddito di cittadinanza e di altri ammortizzatori sociali”.

“Chiedo scusa per le volte in cui non siamo riusciti a rispondere in modo adeguato alle richieste che abbiamo ricevuto, ma invito anche a superare alcuni luoghi comuni perché i dati parlano chiaro. Non manca l’attenzione per gli italiani e i bergamaschi”.

Entrando nel merito delle attività svolte, prosegue: “I nostri progetti si sviluppano su quattro aree. La prima, riguardante la persona, comprende i servizi relativi alla strada, cioè le docce, il punto sosta, l’armadio condiviso e il dormitorio, ma anche l’ascolto (centro di primo ascolto), il re-inserimento lavorativo, il fondo famiglia-scuola, il micro-credito, l’aiuto in caso di sovraindebitamento e l’ambulatorio di prossimità e la prevenzione del gioco d’azzardo, sostegno legale, housing sociale e il centro di giustizia riparativa. La seconda area, dedicata alla comunità, include l’attività interna e i tavoli di lavoro locali, regionali e nazionali, il coordinamento dei centri parrocchiali, l’animazione alla carità nelle parrocchie, l’organizzazione di percorsi formativi e incontri sul territorio, l’accompagnamento delle parrocchie nel rapporto con le istituzioni e diverse proposte (recupero di abiti usati, armadio condiviso, emporio della solidarietà e animazione delle giornate pastorali). La terza area, chiamata young Caritas, è incentrata sull’animazione alla carità nelle scuole e nelle parrocchie, dando vita a esperienze e percorsi che coinvolgano i giovani. Oltre a questi settori, di cui usufruiscono tutti quanti (bergamaschi/italiani e stranieri), c’è l’area casa con progetti che rispondono alle esigenze dei migranti, come l’attivazione dell’accoglienza dei richiedenti asilo e l’inserimento universitario e sociale”.

Infine, don Trussardi conclude: “Colgo l’occasione per ringraziare gli operatori e i volontari che, con il loro impegno, permettono di realizzare questi progetti. Nonostante le osservazioni, la fiducia nella Caritas rimane notevole e la raccolta per l’Ucraina sta confermando che a Bergamo è presente e diffusa una cultura della carità. Oltre alle tante donazioni che sono state elargite, i bergamaschi stanno dando vita a numerose forme di solidarietà. Per esempio, finora, sono stati messi a disposizione 185 appartamenti per ospitare gli ucraini in fuga dalla guerra e non sono pochi”.

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