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Nuova opportunità

Le università di Bergamo e Brescia insieme per ridurre i tempi della giustizia

Il progetto "Next Generation Upp" ha ottenuto un finanziamento di un milione di euro dal ministero della Giustizia e prevede l’arruolamento di giovani laureati e ricercatori negli uffici giudiziari

Bergamo. Nonostante i dati sulla velocità della giustizia a Bergamo e Brescia facciano registrare valori migliori rispetto alla media nazionale, c’è ancora molto da fare.
Tempi lunghi, sia nei processi civili (soprattutto per le prime udienze e in materia di famiglia) sia in quelli penali, con il problema di citazioni dirette fissate anche ad anni di distanza.
Partirà proprio con l’intento di ridurre i tempi della giustizia il progetto “Next Generation Upp – Nuovi schemi collaborativi tra Università e Uffici Giudiziari per il miglioramento dell’efficienza e delle prestazioni della giustizia nell’Italia Nord Ovest”, che vede insieme al lavoro l’Università degli Studi di Bergamo e l’Università di Brescia.
Il progetto dei due atenei lombardi ha ricevuto un finanziamento dal Ministero della Giustizia di un milione di euro. Con questi fondi, UniBg e UniBs si occuperanno di studiare il funzionamento degli Uffici del Processo presenti nel distretto giudiziario di competenza delle Università di Brescia e Bergamo (ovvero presso la Corte d’Appello di Brescia e i Tribunali di Brescia, Mantova e Cremona), per poi avviare un’indagine sugli uffici giudiziari nei quali ancora manca questa struttura organizzativa, cioè il Tribunale per i minorenni di Brescia e il Tribunale di Bergamo.
Per la prima volta, il Ministero investe le università di un coinvolgimento diretto nell’amministrazione della giustizia. Un lavoro di grande rilevanza, soprattutto perché pone al centro i giovani.
“Il progetto – spiega il Rettore dell’Università di Brescia Maurizio Tira, che martedì ha ospitato nel proprio ateneo la conferenza di presentazione – prevede l’arruolamento di giovani laureati e ricercatori per ridurre i tempi della giustizia e al tempo stesso cerca di avvicinare le istituzioni ai giovani, permettendo agli studenti di fare un’esperienza lavorativa di grande respiro nel mondo della giustizia già all’inizio della loro carriera”.
Il rapporto tra i due atenei, a stretto contatto soprattutto nella redazione di progetti finanziati dal Pnrr, si consolida ulteriormente con questa iniziativa. Il Rettore dell’Università di Bergamo Sergio Cavalieri, che raccoglie l’eredità di quanto svolto dal suo predecessore Remo Morzenti Pellegrini, commenta: “È un bel progetto per tre motivi. Il primo è che sancisce un ulteriore tassello nella relazione tra le due università e i due territori, che trova massima evidenza nel fatto che Bergamo rientra nel perimetro della Corte d’Appello di Brescia. Il secondo è che mette attorno a un tavolo aree diverse e non abituate a dialogare tra loro: vengono coinvolti anche i dipartimenti di Ingegneria gestionale e di Scienze economiche”.
“Bisogna mettere insieme competenze diverse nel momento in cui si parla di snellimento e di efficientamento dei processi – prosegue Cavalieri -. E non si tratta solo di questo, ma anche di migliorare il benessere di chi lavora negli uffici. Il terzo motivo è che questo progetto ha un’implicazione anche sulla formazione. Sono esperienze da cui potremo trarre informazioni per migliorare la nostra offerta formativa rimodellando i piani di studio, in linea con le necessità del mondo della giustizia”.
Da ultimo, secondo il Rettore, l’iniziativa potrà produrre un cambiamento nella visione che i giovani hanno del settore pubblico degli impieghi: “Abbiamo sempre più bisogno, per esempio, di ingegneri anche nella pubblica amministrazione. Il fatto di portare nei nostri corsi universitari esperienze che vengono anche dalla pubblica amministrazione può aiutare gli studenti a capire che le Pa possono essere uno sbocco interessante e non per forza una seconda scelta. Se, da formatori, riusciremo a farlo, sarà un risultato importante”.
A coordinare le attività, che dureranno un anno e mezzo e si concluderanno a settembre 2023, saranno il professor Luca Passanante per l’Università di Brescia e la professoressa Elisabetta Bani, direttrice del dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Bergamo. Proprio quest’ultima specifica la misura di coinvolgimento degli studenti in UniBg: “Bergamo ha attivato per ora una borsa di studio su Ingegneria gestionale e ne partirà a breve un’altra per Giurisprudenza. Poi arriveranno due assegni di ricerca per Giurisprudenza, due per Informatica e uno per Ingegneria gestionale. Ma dopo la prima ricognizione, partendo dall’analisi delle realtà che indagheremo, avremo la possibilità di rimodulare le posizioni in base alle necessità dei singoli uffici”.
Per questo dalla seconda metà del progetto, che partirà a ottobre, si apriranno altre posizioni. Altrettanto farà l’Università di Brescia, che ha aperto per ora tre borse di studio per Giurisprudenza e tre assegni di ricerca su Ingegneria.
Un apporto fondamentale a Next Generation UPP arriverà proprio dai professionisti del mondo della giustizia. Claudio Castelli, presidente della Corte d’Appello di Brescia, spiega il contributo che il progetto potrà dare: “L’obiettivo è mantenere alta la qualità dei processi giudiziari. Questo progetto vuole dare un supporto a livello tecnico, statistico, di analisi dell’organizzazione, di implementazione delle banche dati e non solo giuridico. Vuol dire riorganizzazione in maniera radicale gli uffici. Non si capisce perché in Italia ci sono uffici dove i tempi medi sono di 150 giorni e uffici in cui sono di 1800. Ma non significa solo immettere nuovo personale, significa imparare a pensare in modo diverso, pensare in team, che spesso non è facile”.
Anche il presidente Castelli ribadisce gli elementi forti del progetto. “Innanzitutto si basa sui giovani, è rivolto a chi si è laureato da meno di 7 anni – dichiara -. Vuol dire una formidabile occasione, anche se c’è il limite di essere un’attività a tempo determinato. Ed è importante anche perché si arriverà a una sinergia tra uffici giudiziari e università. L’Italia è uno dei pochi paesi europei in cui questa sinergia non c’è, e credo che possiamo farla diventare una grande forza. Anche perché si tratta di attività complementari. Spero ne esca un rapporto più organico e rafforzato. E poi è un’occasione di formazione e per capire come migliorare la formazione”.
“Non vuol dire solo che prendiamo dei giovani e diamo loro un’opportunità. Da qui – conclude Castelli – usciranno i migliori giuristi e tecnici del futuro”.
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