Bergamo. “Si tratta un classico esempio di omicidio preterintenzionale”. Il pubblico ministero Chiara Monzio Compagnoni giovedì mattina ha chiuso così la sua requisitoria al processo in Corte d’Assise per la misteriosa morte di Mamadou Lamine Thiam, detto Bara, il 20ennne senegalese di Almè deceduto in circostanze poco chiare nell’estate 2017 cadendo in un burrone a Ubiale Clanezzo.
Il magistrato ha poi avanzato le sue richieste di condanna: 11 anni per Claudio Brioschi, 56enne di Ubiale, e 10 per Raul Magitteri, 27enne di Sorisole, due mesi per la fidanzata di quest’ultimo, Ingrid Bassanelli, 27enne di Sedrina, accusata invece di omissione di soccorso.
Secondo le indagini quella sera del 21 luglio 2017, il 20enne ebbe un litigio alla Ubiale Power Sound Festival con un ragazzo, al quale rifilò una testata. I tre imputati lo inseguirono per vendicarsi fino al salto oltre il guardrail lungo la provinciale, nel burrone: morì precipitando da 18 metri. La scena fu ripresa dalle telecamere di sorveglianza del paese. Il cadavere venne trovato solo il giorno successivo.
“La morte di Bara — le parole del magistrato di fronte al giudice Giovanni Petillo — è la chiara conseguenza della condotta di Brioschi e Magitteri, che lo rincorrevano per colpirlo dopo la testata che il giovane aveva rifilato a un ragazzo. Avrebbero potuto contattare le forze dell’ordine, invece hanno preferito cercare di farsi giustizia”.
“Nessuno dei tre imputati è un immaturo e Brioschi in particolare avrebbe potuto essere il papà di Bara – ha aggiunto Luca Bonanno, avvocato della famiglia della vittima – . Sapevano che era caduto in un burrone e se avessero chiamato i soccorsi forse si sarebbe salvato. La causa di questa tragedia potrebbe essere legata al razzismo, visto che lo definivano come un negretto e la sua lapide è stata profanata almeno un paio di volte”.
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